Kind of Blue
Da amare incondizionatamente e per sempre, Kind of Blue rappresenta la punta di diamante di un’importante rivoluzione artistica, una pagina innovativa della storia musicale, nata da una logica rigorosa ma illuminata dalla creatività ispirata dei grandi musicisti che l’hanno scritta: Miles Davis (tromba), John Coltrane (sax tenore), Julian “Cannonball” Adderley (sax contralto), Jimmy Cobb (batteria), Paul Chambers (contrabbasso) e Bill Evans (piano), quest’ultimo sostituito da Winton Kelly soltanto in uno di brani del LP (“Freddie Freeloader”).
Un sestetto eccezionale — accuratamente scelto da Miles Davis, il cui istinto in tal senso era a dir poco geniale – unitosi poco prima e scioltosi poco dopo la registrazione dell’album e che in questa combinazione generò quella che oggi è considerata tra le migliori produzioni di musica jazz di tutti i tempi.
So What, Freddie Freeloader, Blue in Green (scritto con Bill Evans), All Blues, Flamenco Sketches sono i cinque brani dell’album, portati all’ascolto da performance illuminate che ne rendono con limpidezza la bellezza assoluta e l’elegante minimalismo.
Registrato a New York nel 1959, in due sessioni, presso lo studio di allora della Columbia Records (Manhattan 30esima Strada Est), Kind of Blue ha modificato radicalmente la storia dell’improvvisazione jazz, rivoluzionandone l’approccio, la costruzione e lo sviluppo, traslandola dal piano prevalentemente verticale (armonia, accordi), al tempo in uso, a quello, innovativo e prevalentemente orizzontale (melodia, scale) del cosiddetto jazz modale, già teorizzato qualche tempo prima da George Russel, compositore geniale e amico di Miles Davis.
Fu proprio George Russel a segnalargli il nome di Bill Evans: un pianista di formazione classica con un debole per l’impressionismo di Maurice Ravel e Claude Debussy, in grado di spaziare oltre le restrizioni degli accordi e con la particolare capacità di “suggerire” gli stessi piuttosto che suonarli esplicitamente.
Lo stesso Miles Davis racconta dell’intenzione di trasferire nell’album atmosfere, sensazioni ed esperienze che vanno da ricordi giovanili di canti gospel in Arkansas, della gestualità e della poliritmia di balli africani, fino alla musica di Sergej Rachmaninov…
Ma uno degli elementi decisivi per la felice realizzazione di questo capolavoro fu di certo la condivisione con Bill Evans dell’idea — pur se scaturita nei due da background diversi — di tracciare ed esplorare un percorso verso un jazz più intimista ed essenziale nelle strutture armoniche, libero dal legame con gli accordi e quindi aperto a maggiori possibilità d’improvvisazione melodica e libertà espressiva da parte dei solisti.
È comunque un dato storico che Kind of Blue sia stato concepito solo qualche ora prima delle due sessioni di registrazione, scaturendo da brevi e specifiche linee guida di Miles Davis rivolte al gruppo di musicisti, che mai, prima dell’incisione, avevano suonato i brani in questione (Davis distribuì alla band solo dei bozzetti di linee melodiche sulle quali improvvisare).
Nonostante ciò, come lo stesso Bill Evans scriverà nelle note di copertina del LP, in questa registrazione appaiono brillantemente risolte non solo l’esigenza “tecnica” di un pensare collettivo coerente ma anche quella “umana e sociale” di una sintonia empatica tra i solisti coinvolti.
È forse per questo motivo che, trascendendo ampiamente le mere intenzioni “teoriche”, il risultato ottenuto dai sei straordinari musicisti impegnati
in questo splendido album è di altissimo livello qualitativo per quanto concerne scrittura, arrangiamenti, atmosfere e per l’incredibile bellezza
e originalità delle improvvisazioni a loro affidate.
Swing, raffinatezza, le felici intuizioni e la limpidezza del linguaggio di Miles Davis sembrano fermare il tempo, splendono, catturano,
incantano come la luce delle stelle.
La musica di Kind of Blue affascina, ancor oggi, anche dopo infiniti ascolti. Non a caso, nelle note di copertina, il batterista Jimmy Cobb scrisse: “Quest’album deve essere stato fatto in paradiso“.
Ascoltare per credere.
Tre motivi per un ascolto
• La musica di Kind of Blue è sorprendentemente senza tempo, attuale oggi come allora;
• Quest’album manifesta magistralmente le due chiavi della libertà espressiva del jazz: l’improvvisazione e l’estemporizzazione;
• È uno dei più felici esempi d’inter play (interazione con gli altri musicisti mentre si suona e s’improvvisa), tra le più alte forme d’arte esecutiva nel jazz.
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