“Sarà come l’Arca di Noè”:
intervista a Claudio Paradiso, creatore del DMI a Latina
FoglieViaggi torna ad occuparsi del DMI di Latina, il Dizionario on line della Musica in Italia, il cui serbatoio fisico e archivistico è rappresentato dagli imponenti
locali della Casa della Musica nel capoluogo laziale.
Per notizie dettagliate, utili per comprendere l’affascinante struttura multiforme dell’iniziativa, la cosa migliore è consultare il sito www.dmi.it e l’esaustivo articolo
del nostro Fabrizio Funtò (tra l’altro curatore del sito e quindi decisamente con le mani in pasta). Lo trovate cliccando qui
Qui vogliamo focalizzarci sull’uomo che ha ideato, creato, sognato e sta realizzando questo progetto titanico. Parliamo di Claudio Paradiso, flautista e didatta
di fama internazionale, che da oltre trent’anni si dedica, tra concretezza implacabile e fantasia illimitata, alla costruzione di quella che egli stesso definisce l’Arca di Noè
della attività e della ricerca musicale e musicologica in Italia.
Abbiamo avuto l’onore e il piacere di rivolgere al M° Paradiso alcune domande, affinché si ascoltasse la viva voce dell’anima di questo progetto.
Insomma, dopo Miles Davis e dopo Jon Lord, un altro sognatore musicale viene a popolare le pagine di That’s all Music!
Partiamo dalla fine: a che punto è il progetto DMI nel 2023? Quali sono le ultime novità?
Il progetto DMI ha vinto il bando “I Cantieri della Cultura”, promosso dal Ministero della Cultura nell’ambito del piano strategico “Grandi progetti Beni culturali” del MiBACT
per la realizzazione della “Casa della musica e delle arti” del Comune di Latina. Gli importi sono ragguardevoli: 2 milioni più un altro milione e mezzo cofinanziato dal Comune
di Latina. Di recente, inoltre, è stato assegnato il Bando di Progettazione a cui farà seguito il Bando di Restauro, e dunque nel giro di uno o due anni il DMI potrà contare su
una sede, quella storica di Latina, adeguata, efficiente e messa a norma.
Inoltre anche la Regione Lazio è intervenuta pubblicando il catalogo cartaceo dei patrimoni culturali del DMI, che è stato diffuso praticamente in tutto il mondo. Insomma, posso
dire che gli Enti Pubblici in questo momento sono tutti presenti ed è una grande soddisfazione, perché un posto simile in Italia non esiste. Una sorta di Biblioteca di Babele ma,
se possibile, ancora di più!
Rispetto al 2009, anno di nascita del DMI, ci sono stati cambiamenti ed evoluzioni nelle prospettive, nelle ambizioni, nei criteri di acquisizione dei materiali? E quale è stata la genesi del DMI?
Tutto nacque dall’idea di creare un Dizionario della Musica in Italia on line, non universale dunque ma nazionale, esempio che andrebbe seguito da ogni nazione. Un dizionario fatto di voci dedicate a musicisti e compositori che hanno operato nei più svariati generi, noti e meno noti della storia musicale italiana dal Medioevo a oggi con lo scopo di sintetizzare un intero sistema dell'arte più diffusa nella nazione. Siamo partiti già dalla fine del secolo scorso con due convegni nazionali, a cui hanno partecipato studiosi e operatori di prestigio, per testare questa mia idea, che poteva sembrare “da matto” e che invece si è poi rivelata vincente. Poi c’è stato un momento di ulteriore ridefinizione del progetto, dettato dalla constatazione che in Italia era ed è in atto una azione di abbandono, dispersione e distruzione di una quantità incredibile di archivi, per i motivi più disparati: ricambio generazionale, spazi insufficienti, alluvioni, incendi…. Dunque la constatazione che ne è derivata è stata: cosa scriviamo di questi personaggi se non abbiamo gli archivi? Ecco dunque nascere, accanto al Dizionario, l’idea di un “Archivio degli Archivi” dei musicisti italiani, qualcosa che va oltre il concetto di biblioteca, nastroteca, discoteca, emeroteca, fototeca e che ne rappresenta una sintesi vastissima e in continuo divenire. Insomma a ben pensarci, forse una vena di “sana follia” visionaria, in tutto questo c’è: a oggi siamo a circa cento tonnellate di materiale, solo per limitarci a un dato quantitativo, che però dimostra tutta la fattualità che c’è dietro questa iniziativa. Ed è stupefacente pensare che il catalogo dei patrimoni del DMI, di cui parlavo prima — un’opera di grande pregio e impegno editoriale —, è nato per iniziativa autonoma della Regione Lazio, senza che io abbia dovuto fare alcun intervento. L’Italia è decisamente il paese dei paradossi.
Come si accorda, e se, il criterio sostanzialmente onnicomprensivo che sottostà alla raccolta dei materiali e alla loro suddivisione in categorie, con una società che sembra privilegiare paradossalmente sia la settorializzazione che la superficie?
Premetto che non sono uno che accetta compromessi, quindi non è stato difficile per me, una volta individuata una via, seguirla con tenacia e passione. La via è quella dell’Archivio quale raccolta onnicomprensiva e non settorializzata, proprio per evitare la dispersione di cui parlavo prima. Oggi è un principio accettato anche ai massimi livelli, ad esempio dalla IAML, l’Associazione Internazionale delle Biblioteche, Archivi e Centri di documentazione musicali ma non è stato sempre così. E forse sto creando qualcosa di cui ho avvertito la mancanza quando ero studente e dovevo prendere continuamente treni per raggiungere le varie biblioteche, raccolte, archivi che mi erano necessari per gli studi, sottostando a tirannie di orari, schede da riempire, spese di vario genere. Vuoi mettere trovare tutto riunito in uno stesso luogo? Oggi il DMI è in grado di soddisfare le domande di ricerca più disparate, dalle pubblicità musicali sulle riviste ai poeti che sono stati messi in musica in quella tradizione tutta italiana che è la romanza.
La dispersione è l’unico pericolo per gli archivi, in particolare musicali?
No, ce n’è un altro, forse più infido e figlio dei tempi moderni: la cosiddetta dematerializzazione, un concetto di per sé anche interessante ma che viene usato spesso nel modo peggiore. Cioè, una volta create e acquisite le copie dematerializzate di documenti, libri, foto, dischi, spartiti e simili, comprimendo in supporti informatici quantità imponenti di materiali (certo, una salvezza per quanto riguarda gli spazi), la tendenza è quella di eliminare fisicamente gli originali, cosa assurda perché, ad esempio in campo figurativo, non è che se hai una foto della Gioconda butti via il quadro! Dunque è importante in primo luogo curare la raccolta e la conservazione degli originali e parallelamente garantirne la fruibilità e la continuità attraverso copie digitali e appunto dematerializzate (che comunque non sono così eterne come si tende a credere). Per non parlare delle problematiche legate ai diritti d’autore, che restano in ogni caso.
Il rapporto con la tecnologia sembra fondamentale in una iniziativa titanica, quantomeno per dimensioni, come il DMI e gli Archivi ad esso connessi. Attualmente quali sono gli aspetti tecnologici e informatici di maggiore impatto nell’opera di raccolta e catalogazione dei materiali del DMI?
Teniamo conto in primis di una realtà incontrovertibile: tutto il mondo del supporto digitale come lo si è spesso inteso (CD, DVD, Blu Ray, VHS, Betamax…) è ormai morto e sepolto o si sta rapidamente estinguendo. Oggi tutto questo si sintetizza in un’unica parola: file. Il che riduce e semplifica moltissimo le esigenze di gestione, di catalogazione e fruizione. Ma su quest’ultimo aspetto, in particolare se non si parla di una semplice consultazione on line di file digitali, lo scoglio più arduo resta quello dei diritti d’autore. Per superarlo occorre mettere in campo e studiare forme di accordo che esulano dall’attività stretta del DMI e degli archivi ad esso collegati, che si limitano (ma il verbo è paradossale vista la mole) alla catalogazione, alla conservazione e alla consultazione on line o in loco dell’immensa mole di materiali che sottostà al progetto DMI.
Occasione questa, immagino, anche di possibilità di lavoro…
Sì, si possono aprire tante opportunità per giovani, laureandi, laureati, dottorandi, studiosi e già ora ricevo un numero cospicuo di curricula di candidati all’opera di catalogazione e informatizzazione che il DMI (a questo punto inteso in senso ampio) si propone.
La catalogazione dei materiali d’archivio e la compilazione delle voci del vero e proprio DMI avviene secondo protocolli codificati?
Nell’archiviazione diciamo che dettano legge i Protocolli del Ministero della Cultura, che garantiscono omogeneità ed esaustività e soprattutto possibilità di dialogo con altre iniziative simili e basate sugli stessi criteri. Quanto alle voci del DMI, esse, tutte firmate, sono affidate a studiosi e professionisti di provata competenza, che hanno esperienza in campo enciclopedico e sanno benissimo come si compila un lemma. Siamo insomma immuni da qualunque rischio di approssimazione o di velleitarismo, purtroppo imperanti e soprattutto sul web. Del web possiamo sfruttare invece le illimitate capacità in termini di spazio, cosa che ci consente di occuparci anche di figure magari considerate minori ma che in realtà non lo sono affatto.
DMI e territorio: ci sono state difficoltà, o ci sono, nelle relazioni col modo istituzionale e, se sì, come sono state superate sia a livello locale (Latina) che nazionale?
Nonostante le attuali risposte positive da parte delle Istituzioni, di cui ho parlato all’inizio, non sono state e non sono “tutte rose e fiori”. C’è sempre chi mette bastoni tra le ruote, chi non riesce a entrare nello spirito dell’iniziativa e tende ad essere distruttivo, chi ha sempre “qualcos’altro” a cui dare priorità magari senza specificare di cosa si tratti. Insomma, le proverbiali difficoltà che incontra un privato che vuole impegnarsi nel pubblico io le ho dovute fronteggiare tutte e continuo a fronteggiarle, sia in ambito locale che nazionale. Senza contare anche le difficoltà a far capire bene il progetto, addentrarsi nel mare magnum degli atti formali, dei bandi, delle delibere, delle leggi, e scontrarsi con lentezze che vanno oltre il tollerabile. Ma io continuo per la mia strada, indipendentemente dalle risposte da parte delle Istituzioni, perché il tempo passa rapidamente ed è impossibile fermarsi.
Parliamo di destinatari. Immaginiamo che per la sua stessa natura il DMI rappresenterà una sorta di linfa inesauribile per la ricerca, lo studio, l’informazione. Ma c’è un rapporto fattivo anche con il mondo dei concerti e dei concertisti, con la pratica musicale, con la scuola?
Si prevede, nell’ambito delle attività di progettazione e sistemazione dei locali di Latina che ospitano gli Archivi fisici (cuore pulsante del DMI), la costruzione di una sala in legno multiuso insonorizzata, che potrà ospitare eventi di ogni tipo: convegni, concerti registrazioni, presentazioni. Ho già una lista di attesa di classi di Conservatorio di tutta Italia che vogliono venire a suonare nei nostri locali, e così pure per quanto riguarda artisti o autori che hanno già individuato i nostri spazi come luoghi ideali di esibizione e di presentazione delle loro opere. Una situazione ideale sarebbe creare produzioni musicali che partano da materiali conservati presso l'Archivio e si sviluppano in edizioni, prove, concerti. Qualcosa sta già avvenendo ma con la sede definitiva si potrà davvero creare una realtà fatta di espressione artistica e culturale, certo, ma anche di posti di lavoro.
Ci sono altri aspetti, collegati all’attività di raccolta e catalogazione, di cui vuoi parlare?
Sì, il rapporto con il mondo del collezionismo, spesso considerato con cospicua “puzza sotto al naso” dalla cosiddetta accademia. In Italia c’è un fiorire inimmaginabile di collezionisti, ormai tra l’altro molto evoluti in termini di competenze e metodi, che dedicano e hanno dedicato la vita, magari occupandosi di tutt’altro a livello lavorativo, all’oggetto della loro passione. Io stesso “ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare” e il fatto che a Latina si stia creando una realtà disponibile ad ospitare gli esiti di queste passioni che hanno sostenuto l’esistenza di tante persone (la cui identità sarà pubblicamente riconosciuta ed evidenziata) garantisce l’arrivo di materiali di estremo interesse e spesso ignorati.
La vocazione fondamentalmente on line del DMI, esclude del tutto esiti cartacei?
Certo che no. Da anni collaboriamo a varie collane editoriali a stampa, ad esempio pubblicazione di spartiti inediti emersi dai nostri scatoloni oppure biografie (di recente quella dedicata a Fernando Gambacurta uno dei più famosi clarinettisti italiani del primo Novecento, nativo di Terracina). Per non parlare del più volte citato Catalogo ormai presente nelle maggiori biblioteche di tutto il mondo, dalle quali ricevo continui segnali di riscontro e di apprezzamento. Certo, la grande madre che sta dietro a tutto questo sarà il DMI on line in tutte le sue declinazioni, impresa avviata e concreta ma che necessiterà di enormi quantità di tempo nonché di continuo ricambio di risorse. Parliamo, secondo un censimento che ho fatto fare da due Istituti tecnologici pisani del CNR, di un “sistema musica” di 300.000 persone (includendo tutte le figure che possono operare in questo campo) dal 1600 ad oggi.
Ti sentiresti di dare una definizione sintetica, quasi uno slogan, del DMI?
Per me il DMI è come l’Arca di Noè. In un momento di diluvio universale, in cui tutti i generi musicali sono dichiaratamente in crisi (identitaria, di creatività), è necessario un grande contenitore che raccolga e salvi, per la memoria futura, la più grande quantità di esiti, materiali e testimonianze prodotti. Il rischio è infatti che la perdita di memoria storica e culturale possa alla lunga portare alla convinzione che una attività musicale millenaria come quella italiana praticamente non sia mai esistita. Qualcuno, soprattutto all’estero, lo pensa già purtroppo.
Per chiudere, cedo a un po’ di “marzullismo”: cosa si aspetta il DMI, e cosa dobbiamo aspettarci noi dal DMI, per il futuro?
L’aspettativa è che questo sforzo immane continui e non sia vanificato da comodi atteggiamenti accoglienti ma solo di facciata da parte di chi ha il potere economico e politico di sostenere operazioni come quella del DMI e di tutte le attività collegate. Ormai una certa dose di rassicurazioni, da questo punto di vista, sono riuscito a raggiungerla ma non bisogna mai abbassare la guardia. Comunque sono fiducioso, perché conosco me stesso e continuerò ad essere l’incubo di Istituzioni, Enti, politici affinché il progetto diventi sempre più concreto e il tempo non passi inutilmente. La mia gioia è vedere già adesso tante persone che considerano il DMI e la sua sede fisica, nonché in qualche modo anche il sottoscritto, come un punto di riferimento per ricerche, domande, curiosità di ogni tipo in ambito musicale, e magari non solo.
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