L’acronimo è NHR, “Non-Habitual Resident”, e indica gli stranieri che hanno trasferito per almeno sei mesi all’anno la loro residenza in Portogallo per godere, fino a un massimo 10 anni, di un regime fiscale agevolato che tassa la pensione con un’aliquota del 10%. Fino al 2019 l’offerta era ancora più allettante, prevedeva la tassazione a zero, ma comunque sono ancora molti - si stima 6000 - i pensionati italiani di aziende non pubbliche che hanno fatto questa scelta ed eletto il Portogallo, e in particolare l’Algarve, a loro paradiso, fiscale e no.
L’Algarve, dal termine arabo che indica l’ovest, è la regione più meridionale del paese, una striscia orizzontale di terra affacciata sul mare che si estende dal confine con l’Andalusia all’Oceano Atlantico per quasi 5000 chilometri quadrati. Una superficie di poco inferiore a quella della nostra Liguria, su cui si spalmano comodamente meno di mezzo milione di abitanti distribuiti in 16 comuni, tra cui il capoluogo Faro dove c’è un piccolo aeroporto internazionale con voli diretti per l’Italia solo su Bergamo Orio al Serio e più voli con l’Europa del Nord.
A ottobre qui il clima è ancora piacevolmente estivo e rinfresca solo di sera, tutte le località sono attrezzate per l’accoglienza come in alta stagione, le spiagge offrono natura incontaminata, spazio e servizi. Ma non è solo questo che attira in Algarve i pensionati NHR e un costante flusso di turisti stranieri di una certa età. C’è che qui si percepisce un clima di sicurezza e di ordine, di pulizia e organizzazione; c’è che la vita ha un costo molto accettabile e che i portoghesi sono gentili e ben disposti senza essere soffocanti. C’è che qui si vive bene, insomma, in una dimensione a misura umana che non conosce traffico, smog, rumori molesti o atteggiamenti aggressivi derivanti dallo stress e dalla fretta.
Uno dei modi possibili per conoscere l’Algarve è percorrere in auto il tragitto della N125, una statale di circa 160 chilometri che dal ponte internazionale sul fiume Guadiana, a est, attraversa tutta la regione fino alla cittadina di Vila do Obispo a ovest.
La prima città che si incontra è Vila Real di Santo Antonio, che si caratterizza per una pianta a cardi e decumani di stupefacente regolarità firmata da quel Marques de Pombal che dopo il terremoto del 1755 ricostruì Lisbona e mezzo Portogallo. Città transfrontaliera come la dirimpettaia, gradevolissima Ayamonte in Spagna (raggiungibile anche con un comodo servizio di traghetti), Vila Real ha un’antica tradizione di commercio e di produzione di tessuti (e molti negozi che li vendono), un bel lungomare punteggiato di statue moderne e di palme, un’architettura di case basse e piuttosto anonime riscattate dall’imponente facciata dell’hotel Guadiana.
Un porto turistico molto capiente, una bella spiaggia distante un paio di chilometri e gradevoli locali vista fiume completano l’offerta. Ma se fate un salto nella dirimpettaia Ayamonte non perdetevi le tapas e la cucina del pluripremiato ristorante La Casona.
Proseguendo in direzione ovest, e superato Montegordo, che da piccolo villaggio di pescatori si è trasformato a partire dagli anni ’60 in un comprensorio ad alto potenziale turistico con palazzoni mutipiano che si affacciano sulla bella spiaggia, la tappa successiva è Tavira, con l’accento sulla i.
Considerata il gioiello dell’Algarve, Tavira è una cittadina di origine moresca che sorge sul fiume Gilao. Vanta innumerevoli chiese, palazzi d’epoca spesso ricoperti di colorate piastrelle, i ruderi di un antico castello, una piazza sistemata ad anfiteatro per accogliere spettacoli e manifestazioni, una gradevole villa comunale e un’offerta davvero vasta di ristoranti e negozi di artigianato e souvenir.
Il suo punto di forza è l’antico ponte medievale su cui il passeggio non s’interrompe mai e dove soprattutto di sera è facile incontrare artisti che si esibiscono in un gradevole repertorio di pezzi internazionali rubando la scena ai più ruspanti fisarmonicisti che di giorno suonano l’Hallelujah di Cohen come un jukebox incantato.
Ilha de Tavira, un sistema di isole raggiungibile con un economico traghetto in 20 minuti, offre al turista un’accogliente distesa di spiagge, di pinete e di dune, oltre naturalmente a tutti i servizi di contorno. Ma è molta la gente, qui come in tutte le spiagge visitate, che preferisce vivere la spiaggia in libertà: due teli buttati a terra, o un paravento e una sdraio leggera bastano per accomodarsi in una distesa che pare senza fine di mare e sabbia chiara da camminare e camminare.
La terza tappa è la vivace città di Olhao. Ha un centro storico piccolo ma molto ben tenuto, di case basse, stradine strette e bell’acciottolato, un centenario mercato posto sul lungomare che soprattutto di sabato attira clienti anche dal circondario e una serie di murales che hanno restituito interesse agli edifici più anonimi.
Il mercato merita veramente una visita, sia per la varietà delle merci esposte (carne e pesce, frutta e verdure, dolci fatti in casa, barattoli extra large di miele, legumi a peso, spezie, frutta secca, etc) sia perché si toccano con mano il contenuto costo della vita e la gentilezza dei venditori.
Anche qui il lungomare è una passeggiata spettacolare, con alberi, panchine, aiuole e piccoli chalet per una sosta. Per raggiungere il mare, superando la barriera della lagune e il porto, c’è il solito traghetto che porta anche alle vicine isole di Armona e Culatra che fanno parte del Parco di Ria Formosa, un’area protetta che si estende per una sessantina di chilometri lungo la costa più orientale dell’Algarve. In questo sistema di spiagge e canali, isole e lagune vivono uccelli e pesci, vengono coltivati i molluschi ed è possibile fare escursioni a piedi o in barca.
Con i suoi 60mila abitanti, Faro, il capoluogo di regione, è la città più popolosa dell’Algarve. Il neoclassico Arco da Vila, che sorge dove era una porta delle mura moresche, introduce a un centro storico di case basse e chiari acciottolati, con una grande piazza dominata dalla Cattedrale che sta a due passi dal terminal dei traghetti che navigano i canali fino al mare.
È un importante snodo di bus e di treni e ha uno dei più grandi e colorati negozi di sardine mai visto. Se avete voglia di piccoli record, da Faro con un traghetto potete raggiungere la Ilha Deserta, un isolotto il cui Capo Santa Maria è il punto più a sud del Portogallo.
Proseguendo sulla N125 si incontrano, in successione, le città di Albufeira e Portimao, due centri relativamente grandi e parecchio ambiti dai nostri connazionali NHR. Entrambe le città nascono come villaggi di pescatori, ma la costruzione delle barche e l’attività di pesca e lavorazione delle sardine sono state via via soppiantate dal terziario derivante dal turismo. Qualcuno dice che sono molto vivaci, qualcuno che sono incasinate, ed io nel dubbio ma soprattutto nella mancanza di tempo, le ho dovute rimandare a un eventuale prossimo viaggio, quando mi attrezzerò con un bagaglio in stiva da 23 kg per potermi comprare tutto quello che mi pare.
Quella che invece non volevo perdere è la città di Lagos con il vicino promontorio di Ponta da Piedade, una spettacolare serie di falesie a picco sul mare intervallate da grotte e da scogli.
Qui siamo quasi all’estrema punta occidentale dell’Algarve, e le spiagge come quella di Dona Ana e di Camilo non sono precedute dalle dune, come sul resto della costa, ma da queste formazioni rocciose che possono essere visitate attraverso sentieri e passerelle o con tour in barca, attirando in entrambi i casi carrettate di turisti.
Anche la città di Lagos è piena di turisti, sia nella zona del centro storico che sul lungomare, ma il considerevole impatto umano non scalfisce l’atmosfera che regna qui e in tutta la regione: un misto di vivacità e compostezza, di colori sparati ed echi di musica da strada, di odori di ristoranti, di case ingentilite da piastrelle colorate, di passi non affrettati, di una complessiva armonia tra paesaggio e umanità che subito pervade il visitatore, e lo ammansisce.
Però, nella piazza principale questo cartello dice, senza bisogno di tradurre, che l’ingiustizia sociale esiste anche qui.
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