8 GIUGNO 2023


VIENNA FA LA RIVOLUZIONE.
DAI GIOIELLI DI SISSI
ALLA METROPOLI GREEN



testo di DONATELLA CHIAPPINI
foto di ROBERTO ORLANDO



(Vienna, la fabbrica di argenteria Jarosinski e Vaugoin)

La Ringstrasse, l’Opera, l’Hotel Sacher, il trionfale Belvedere stracolmo di opere secessioniste firmate Gustav Klimt ... e nell’inconscio della viaggiatrice l’adorabile Sissi, ovvero Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, l’imperatrice che grazie al fascino di una giovane Romy Schneider vìgila dagli anni Cinquanta (la trilogia fu girata tra il 1955 e il 1958) del secolo scorso sugli stucchevoli sogni di ogni ex ragazza romantica. Passeggiando nell’oleografia di una capitale da cartolina ci si accorge presto però che convive, non senza contraddizioni, con una città in rapida mutazione.


(Un'ansa del Danubio nel centro di Vienna. Sullo sfondo il campanile della cattedrale di Santo Stefano)


Centocinquanta anni dopo l’Esposizione Universale di Vienna (1873) - che cambiò il volto al centro dell’impero asburgico e trasformò il cosiddetto Vecchio Continente - si ricomincia a pensare al futuro. A costruire con altri criteri e la stessa, antica, voglia di modernità. Le gru lo testimoniano. Ma dove? “In varie aree, urbane ed extraurbane. – spiegano Uschi Dorau e Julia Haberfellner, rappresentanti di Urban Innovation Vienna Gmbh - Il piano di sviluppo previsto tra il 2025 e il 2035 tocca tutto il territorio: da Rothneusiedl (a sud del centro) a Nordbahnhof e Nordwestbahnhof: in ogni zona si avrà un focus diverso. Ciò che conta sono i principi di sostenibilità da applicare nei nuovi e vecchi quartieri. L’obiettivo è avere entro il 2030 cinque volte più energia pulita di quella su cui si può contare ora. Metteremo un pannello fotovoltaico su ogni tetto di Vienna e costruiremo silos e parcheggi sopraelevati da riconvertire quando le auto saranno pochissime. Una rarità. Perché il servizio di trasporto pubblico diventerà ancora più capillare: l’obiettivo è che costituisca l’85% dell’intera mobilità entro il 2030. E comunque dal 2025 il municipio comprerà soltanto mezzi elettrici”.


(Ushi Dorau e Julia Haberfellner, di Urban Innovation, insieme al Café Landtmann)


Un passo via l’altro nella scalata (già vinta da un decennio) alla qualità della vita. Vienna ha conquistato lo scorso anno il primo posto nella top ten delle città con lo stile di vita più sano del mondo (Healthy Lifestyle Cities Report 2022) e una media di 7,2 su 10 per il livello di felicità di chi ci abita. “Perfino i camion dei rifiuti - assicurano Ushi e Julia - saranno completamente elettrici, le biciclette avranno ulteriori percorsi privilegiati. Adesso la sola ciclabile lungo il Danubio misura oltre 50 km. Amplieremo il car-sharing, i punti di smistamento e ricarica dei veicoli e ricicleremo il compost nell’edilizia come già facciamo in alcune aree. Vogliamo applicare l’idea di economia circolare all’interno del piano di sviluppo urbano per rendere così Vienna una metropoli a impatto zero entro il 2040”.


(Il Belvedere Superiore)


Sostenibilità e futuro. Se ne parla a lungo con le due esperte nel caffè più elegante di Vienna, il Café Landtmann sulla Ringstrasse (Universitätsring 4). Proprio quello che il signor Franz aprì il 1° ottobre 1873, quando non c’era ancora il Burgtheater accanto, e il Municipio con il Rathauspark e l'imponente Università (di fronte) erano soltanto pietre e luminose aspettative. Un secolo e mezzo di vita come l’Expo, che ha fatto conoscere il Giappone, il Marocco, la Tunisia e la Persia all’Europa aristocratica e conservatrice, e che ha portato nel decoratissimo Cafè Landtmann personaggi del calibro di Sigmund Freud e Gustav Mahler.


(Il Belvedere inferiore)


Oggi il locale - che per combinazione ha una sede a Tokyo - ospita sui suoi divanetti di velluto centinaia di turisti e uomini di affari, in un via vai continuo di tazze di cioccolato con panna, strudel e Wiener Schnitzel (la tradizionale cotoletta impanata) da mattina a sera. C’è una immagine persistente del passato imperiale sui soffitti da cui pendono i lampadari di bronzo dorati nel Cafè, suggestione che torna nel magnifico Belvedere, castello barocco voluto dal principe Eugenio di Savoia (1663-1736) fuori dalle porte della città (www.wien.info/it) e inaugurato nel 1723. Un luogo magico, tutto giardini e statue, siepi, fiori e atmosfera filmica che compie adesso 300 anni. Un forziere che raccoglie una delle più pregevoli collezioni di opere d’arte in Austria (Gustav Klimt, Egon Schiele e Oskar Kokoschka). E che con una mostra - pensata proprio per l’anniversario - getta tra l’altro uno sguardo critico sugli sviluppi storici e sui cambiamenti istituzionali del Paese (www.belvedere.at/en/belvedere).


(Al Belvedere inferiore, Klimt e gli altri)


Roba da tour turistico classico si dirà. Già nota, già vista, immutabile. Certo, tuttavia da non perdere (o eventualmente rivedere) prima di svelare una delle tante facce di una città complessa, oggi multietnica nonostante alcune asperità dimostrate in passato sull’accoglienza. Bisogna assaporare i wurstel, la birra e i piatti tipici viennesi (Glacis Beisl, Breitegasse 4. Museumquartier) prima di scoprire il volto di Vienna-la sostenibile-la trasformista-la futuribile. E poi bisogna prendere la metro fino ad Aspern-Seestadt, insediamento urbano la cui estetica lascia qualche dubbio ma la cui eco-efficienza convince i più scettici, tanto da diventare modello urban perfino per noi italiani.


(Seestadt, il primo impatto all'uscita della metropolitana)


Venti minuti dal centro (www.wien.info/it/hotel-soggiorno/trasporti-pubblici) e ci si ritrova a camminare sui viali nuovi di zecca, costeggiati da palazzi di cemento e legno, rivestiti di pannelli colorati o grigio ferro, in tinta o in cortina, simili a pachidermici chalet che ospiteranno di qui a qualche anno 25mila persone e che ne accolgono già ora 9000. Bici gratuite per i residenti fuori dai negozi, tricicli per bambini, bici-cargo per caricare la spesa nelle apposite rastrelliere. Camion arancioni per la raccolta del vetro che sbuffano su e giù. Panchine di acciaio, qualche ragazzo che bighellona, arredo urbano essenziale, quasi una meta-realtà.

Sembra di trovarsi in un Monopoli dimensione-uomo. Parco della vittoria non c’è. Anima il quartiere-satellite una classe media che vive all’ombra dell’edificio di legno più alto del mondo. Un gigante di 24 piani che include il Dormero Hoho Hotel Wien (www.dormero.de), progettato da uno studio austriaco e arredato da interior designers viennesi. Alberi della Carinzia e ispirazione nature, il grattacielo ha solo il 25% di cemento e dal 15simo piano offre spazio a moltissimi uffici e residenze.


(Aspern Seestadt, campi da calcetto sui tetti degli edifici)


Dal soffitto dell’albergo pendono non lampadari di cristallo sotto i quali volteggiare nel valzer, piuttosto potus verdissimi. Intorno all’hotel una miriade di cantieri, travi, putrelle, sassi, gru e blocchi di materiale vario da cui spunteranno altri giganti di legno e cemento. Sui tetti in costruzione: piscine o campetti da calcio. E intorno al bacino artificiale che si vede in lontananza (una specie di laghetto azzurro), la spiaggia pensata per il refrigerio estivo. E poi orti condivisi, co-housing sociale, impianti fotovoltaici e al massimo un garage interrato ogni cinque lotti fabbricati: perché l’auto dovrà essere (in prospettiva) “limitata al minimo”, spiega Felicitas Konecny, architetto-guida che ci accompagna pazientemente di quadrante urbano in quadrante. “Sono già previsti e parzialmente attivi tre sistemi di car-sharing – aggiunge mostrando piantine e progetti – e bus che congiungono l’intero distretto Donaustadt alle fermate del metro, negozi diffusi, scuole, laboratori creativi, noleggi di veicoli eccetera eccetera”.


(Seestadt, il grattacielo di legno)


Superato il parco dedicato ad Hannah Arendt, ci si ferma davanti a quella che Felicitas chiama “casa del popolo” (sull’insegna c’è scritto Wienwork) che offre “lavoro temporaneo, aiuta le persone disagiate e le madri in difficoltà con una mensa attiva quotidianamente dove può mangiare, con pochi euro, chiunque viva o lavori nel distretto”. Lei è fiera di raccontare “gli sforzi di anni per mettere insieme Seestadt”. Cioè il distretto 22 affacciato su un bacino d’acqua artificiale, nella terra - si scopre scavando tra le spiegazioni - dove un tempo c’erano paludi estese al di là degli argini del Danubio. Proprio dove Napoleone subì una memorabile sconfitta.


(Gioielleria A.E. Köchert, il set per ornarsi i capelli dell'imperatrice Sissi)


Eccola la Vienna più sostenibile e popolare che si sia mai vista, vicinissima alla Ringstrasse dei palazzi borghesi della fine del secolo asburgico, eppure a distanze siderali dalla sfavillante gioielleria A.E. Köchert (Newer Markt 15) aperta dal 1814 e dal 1819 nelle mani di Jacob Heinrich Köchert, che con il fratello ne fece un tempio del lusso, dell’arte del cesello e delle pietre (e perle) preziose, tanto che nel 1831 l’imperatore Francesco Giuseppe commissionò qui regali di scambio diplomatico. E quando arrivò Sissi (la sedicenne duchessa bavarese che diventerà imperatrice) il gioielliere inventò per lei meravigliose parure di zaffiri e diamanti, orecchini, anelli e coroncine da Mille e una Notte.

La fama sul mercato universale, almeno tra il grande pubblico dell’età moderna, arrivò comunque a Köchert oltre un secolo più tardi grazie alle celeberrime stelline di diamanti con cui la vanitosissima Elisabetta di Wittelsbach amava acconciare i lunghissimi capelli. Riproposte nei film degli anni Cinquanta, oggi le stars di Sissi sono riprodotte in argento o in oro bianco e brillanti sotto forma di anello, orecchini, pendenti in varie fogge e misure. Una chicca per souvenir esclusivi. Incantarsi a guardarne lo scintillio nelle vetrine del salottino, che la giovane Beatrix Austerlitz apre per noi, è un attimo. Lasciare andare lo sguardo dai disegni dei gioielli Jugendstil è più difficile.


(Il dipartimento di Economia dell'Università di Vienna)


L’addetta allo storytelling del negozio - che oggi, come al tempo dell’Expo, propone alla sua clientela pezzi di pregiatissima fattura ai ricchissimi del mondo - sorride mentre mostra il set usato dall’imperatrice per adornarsi la chioma, disposto in una scatolina rossa, vintage che “purtroppo – spiega – non è quello originale. Cioè non quello che usava lei”.

Sissi giace da tempo. Bisognerà farsene una ragione, così come dell’idea che l’università di Vienna (la seconda più antica dell’Europa centrale) non abita solo nel monumentale edificio sulla Ringstrasse (www.austria.info/it) rimasto nella nostra testa già dopo il primo giro in tram a Vienna. Sì, lì si concentrano (dal 1877) la stragrande maggioranza delle facoltà e dei corsi statali, ma poco lontano dal Prater c’è Campus Wu. Cos’è? Il nuovo orizzonte social-architettonico su cui vale assolutamente la pena raccontare di più. Un altro pezzo di università, laboratori, biblioteche, centri di ricerca, luoghi deputati alle specializzazioni e ai dottorati. Estetica brillante al servizio dei nuovi cervelli. Nell’area che una volta ospitava la famosa Rotonda dell’Expo del 1873 - edificio circolare con i diversi padiglioni - poi miseramente distrutta dalle fiamme, una serie di prove d’autore hanno cambiato il paesaggio.


(Zaha Hadid Architects, il Learning Center dell'università che ricorda una nave da crociera)


Tanto per chiarire: l’Ea (Accademia) di No.Mad Arquitectos (progettisti spagnoli) con i suoi 7000 mq di alluminio e vetro sembra spaccare il cielo a metà con due cubi rifrangenti; il Dipartimento intitolato a Sigmund Freud (privato, e costruito dagli studi Holzer Kobler e Freimuller) ospita nei suoi tre monoliti lucidi e soprapposti anche le residenze degli studenti di psicologia; la Biblioteca, il Learning Center di 44mila mq degli Zaha Hadid Architects (il cui interno sembra un gigantesco piroscafo) ha pareti ellittiche, superfici elicoidali e gigantesche vetrate che guardano il Parco del Prater; e il Centro studentesco, ideato dall’Atelier Hitoshi Abe, nella sua stratificazione costruttiva vuole ricordare la torta millefoglie.


(Il cantiere dei grattacieli green vicino al veccho ippodromo)


Di edificio in edificio (ma l’uso della parola edificio stavolta sembra quasi un insulto!) si entra di nuovo nella dimensione della Vienna sostenibile, eco-orientata e super funzionale. Bella da guardare e da imitare. La modernità si affaccia ovunque, la sostenibilità però è concentrata nella valorizzazione di un’area centrale quasi dimenticata. Niente affatto popolare, il progetto Viertel Zwei lambisce a nord la metro lilla (tra Mitte e Stadion), a ovest le scuderie storiche dell’ippodromo, a sud gli studi degli scultori a cui il comune ha prestato una palazzina liberty in rovina. Un chilometro in totale, vicino al Campus Wu in cui s’incontrano ragazzi ad ogni ora del giorno e alle cui spalle (poche decine di metri più in là) c’è un corso d’acqua su cui sono state tirate su abitazioni di lusso con balconi e fioriere e appartamenti top, spesso affittati per periodi brevi da manager e architetti.


(Freudplatz e l'ingresso dell'università privata Sigmund Freud)


Sul verde del Prater affacceranno, invece, le due torri progettate dallo studio milanese Mario Cucinella: la Weitblick di forma ellittica, 36 piani (all’ultimo ci sarà uno skybar panoramico) per 120 metri di altezza (sopra uffici e sotto albergo) e la Grünblick, 90 metri per 27 piani. Il secondo grattacielo ad uso abitativo verrà unito al primo da una pensilina verde, un passaggio coperto tra le piante. Le due opere (con i cantieri in frenetica attività) sono state pensate per ottimizzare l’accesso alla luce naturale, essere protette termicamente e garantire la necessaria ventilazione.

E poi ci sono il fotovoltaico e l’energia geotermica. Il traguardo sarà raggiunto liberandosi del gas ed avendo un approvvigionamento autonomo. Passeggiare per i residenti sarà un piacere, l’eliminazione delle auto arriverà con il tempo. Ma la tariffa dell’abbonamento annuo al trasporto pubblico (bus, metro, tram, trenini e così via) è già un dato acquisito: 365 euro, vale a dire un euro al giorno per spostarsi ovunque. E l’ambizione è quella di riuscire ad abbassare il prezzo per correre ancora in cima alla classifica della vivibilità europea. Per i turisti c’è la Vienna City Card (24, 42 o 72 ore) che offre sconti anche in musei e alberghi. E per chi ancora avesse dubbi: per l’anniversario dell’Expo si festeggiano l’Arte e la Storia. Ovviamente nel segno della sostenibilità economica.






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