10 GIUGNO 2023


PUNTA HUMBRIA
L'ANDALUSIA
AI CONFINI DEL MONDO

di ANGELO MASCOLO



Tu, Valparaiso, sposa dell’Oceano.

Così cantava Pablo Neruda omaggiando la bellezza di Valparaiso sulla costa pacifica del Cile. La stessa sensazione mi pervade non appena passo per Huelva. Il viaggio è durato quasi due ore, da Siviglia. Ho attraversato autostrade tracciate nel cuore di un paesaggio brullo e lunare. Montagne impervie e deserti solitari: l’Andalusia è un lenzuolo di sabbia e caldo viscerale, conteso per millenni da barbari (sono i Vandali infatti ad aver dato il nome all’intera regione), cristiani e mori. Un crocevia di religioni e culture. Popoli, viandanti, girovaghi. Non è un caso che proprio a queste latitudini sia nato il flamenco. Una danza che nelle movenze e nel tipico grido gitano rievoca il dolore che c’è dietro ogni migrazione. Terre di cammini, tragitti, sentieri. Terre nate per unirsi direttamente all’Oceano.



Qui, l’Africa è a un passo, così come tutto il mondo nuovo che proprio in questa regione venne partorito e pensato. Infatti a una trentina di chilometri da Huelva, dopo aver camminato sul suo intrigante lungomare e visitato le sue eleganti chiese gotiche e barocche, c’è Palos de la Frontera. Per tutti semplicemente Palos. E nella mente l’associazione viene facile: da qui, nel luglio del 1492, Colombo partì con le sue caravelle verso il nuovo mondo. Verso quel mondo impensabile ancora da ogni teoria, come ha cantato mirabilmente Guccini. Raggiungere Palos è agevole. Lo si può fare a piedi o in macchina. Ci si muove in uno spazio sospeso tra il mare, piccole insenature e soprattutto tanto verde. Ma ve ne parlerò nella prossima tappa di questo viaggio.

Nel frattempo, però, si dice che tra Palos e Huelva il sole non muoia mai. C’è un posto infatti che i locali chiamano Punta Humbria. È a venti minuti di macchina da Huelva. È uno degli ultimi borghi prima della frontiera col Portogallo. Ma soprattutto una delle località di mare più rinomate della Costa de la Luz, quella più occidentale dell’Andalusia, bagnata dal Golfo di Cadiz. A questa latitudine il sole non ne vuole sapere di tramontare. Si ha come l’impressione che la luce non voglia consegnarsi alla forza delle tenebre. Ci si trova in uno dei punti più a ovest del Vecchio Continente. E forse questo aiuta a capire perché sin dalla notte dei tempi gli uomini avevano fissato a pochi chilometri da qui la fine del mondo conosciuto.



Gibilterra con le sue mitiche colonne d’Ercole è visibile all’orizzonte. Tutto su questo tratto di costa sembra essere predisposto per un sontuoso banchetto nuziale. Dalla natura rigogliosa e forte, con le sue principesche decorazioni, ai fiumi e torrenti che alimentano di vita l’Oceano, alle dune essenziali e mute testimoni dell’unione perpetua tra terra e mare. Gli esperti, da tempo, teorizzano la fusione tra Africa ed Europa tramite il restringimento dello stretto di Gibilterra. Questa unione, a ben guardare, non poteva non essere celebrata che a questa latitudine dove da sempre gli elementi primordiali hanno legato lingue e popoli diversi.

Sono ospite di un resort dalle parti di Punta Humbria. C’è un pontile che porta fino al mare. Nel mezzo una selva di ombrelloni e una piscina. Divanetti e prendisole. Scelgo una postazione comoda, tiro un respiro lungo e mi godo la discesa di questo incredibile sole rosso nell’Oceano senza tempo. D’un tratto mi sento così piccolo di fronte alla meravigliosa bellezza del creato.

(1. continua)






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