SOLFERINO
UN CAMPO
MONDIALE
SUI LUOGHI
DELLA BATTAGLIA
Il campo di battaglia è diventato un campo da golf e le bandiere non distinguono più i reggimenti e gli eserciti, ma più miti bersagli sul green.
Tra la Torre di San Martino e la Rocca di Solferino oggi incontri filari di Lugana e le sontuose 27 buche del Chervò San Vigilio, uno dei percorsi di golf più titolati d’Italia.
Il 24 giugno 1859, su quella stessa radura, ci avresti visto 300.000 uomini, 19.000 cavalli e 770 cannoni. Da una parte erano schierati i 140.000 soldati dell’esercito austriaco, dall’altra 95.000 francesi e 40.000 piemontesi. Il fronte, lungo più di 20 chilometri, era rovente per il sole e per l’odore di morte. Fu la battaglia che segnò le sorti della Seconda guerra di Indipendenza e che lasciò sul campo 40.000 uomini tra morti, feriti e dispersi. L’Austria, sconfitta, perse la guerra e la Lombardia. Vittorio Emanuele II fece il primo passo per la costruzione del Regno d’Italia.
Quel giorno la carneficina fu tremenda. Al contrario di molti dei conflitti precedenti, su quelle colline moreniche furono i cannoni a farla da padroni. Quelli francesi a canna rigata, grazie alla loro precisione, risultarono determinanti. Ma anche quelli austriaci spararono tutto lo sparabile e i risultati di quei bombardamenti impressionarono a tal punto lo svizzero Henry Dunant da fargli cambiare vita. A Castiglione delle Stiviere, dove era stato organizzato l’ospedale da campo per le truppe franco piemontesi, il giovane imprenditore elvetico che sperava di incontrare Napoleone III e di mettere una pezza ai suoi guai finanziari, vide arrivare corpi devastati dall’artiglieria mentre le donne del paese si improvvisavano infermiere, incitate dal parroco don Lorenzo Barziza, per far fronte a tutto quello strazio. Fu lì che Dunant immaginò squadre imparziali di infermieri volontari che soccorressero tutti i feriti sul campo di battaglia, qualunque divisa indossassero. Era l’idea della Croce Rossa.
Oggi di quel massacro restano solo i cimeli: i Sacrari di Solferino e San Martino, dove le ossa dei nemici di allora giacciono in vista le une accanto alle altre, affratellate nel riposo eterno; i musei risorgimentali, la Torre di San Martino, costruita per onorare i caduti, che dalla terrazza a 64 metri di altezza regala un panorama ineguagliabile sul Garda e sulla campagna circostante.
Da lì si toccano quasi con mano le 27 buche da campionato del Chervò San Vigilio, percorso che nel 2020 ha ospitato l’Open d’Italia, la più prestigiosa gara di golf organizzata nella Penisola. I campioni del gotha golfistico mondiale hanno apprezzato il campo nato dalla matita dell’architetto tedesco Kurt Rossknecht, che su un’area complessiva di 110 ettari ha tratteggiato buche per tutti i gusti. Per i campioni del Tour professionistico, ma anche per il golfisti della domenica.
Fairways ampi e sempre ben tenuti, green pepati quel giusto, ostacoli leali, che non tradiscono un colpo ben giocato ma si mostrano già dal tee di partenza per quello che sono. Un percorso che ha collezionato riconoscimenti in tutto il mondo, tanto da aggiudicarsi il World Golf Awards 2021 per quanto riguarda i campi italiani. Non è un premio da niente: lo attribuiscono professionisti che lavorano nel settore dei viaggi e del turismo golfistico, tour operator, rappresentanti del mondo dei media. A questi voti si aggiungono poi quelli del pubblico internazionale attraverso un sistema che consente a ogni votante di esprimere una sola scelta, per garantire imparzialità e indipendenza.
Al centro del campo, formato da tre percorsi a 9 buche (Solferino, Benaco e San Martino) abbinabili a piacere, il resort costruito attorno all’antica abbazia benedettina di San Vigilio garantisce ospitalità su standard notevoli. La Spa, tre piscine e un centro sportivo attrezzato con due campi da tennis, campo da calcetto e campo da beach volley completano l’offerta, insieme al ristorante della club house che da mattina a sera sforna ininterrottamente piatti sofisticati e appetitosi snack.
Attorno è un fiorire di cantine raffinate (da provare il Lugana e i rossi della cantina Montonale, a due passi dal golf), di ristoranti e agriturismi da leccarsi i baffi (“L’antica locanda del Contrabbandiere” e la “Trattoria Dalla Bertilla”, sono due indirizzi sicuri). Per non parlare delle mille opportunità che il territorio regala: Parco Sigurtà con la sua sinfonia di piante e colori, l’incantevole Sirmione che affascina dai tempi di Catullo, le atmosfere romantiche di Borghetto sul Mincio e di Castellaro Lagusello, oppure quelle più austere della fortezza di Peschiera, giusto per fare qualche esempio.
Roba da convincere anche il più assatanato golfista a tradire la sacca per mezza giornata.
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