CARMAGNOLA GOLF
PEPERONI, ROERO
E ECHI MANZONIANI
S'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno swing". Manzoni non giocava a golf e nel suo "Conte di Carmagnola" - anche per via del risciacquo in Arno – di parole straniere non ne voleva sapere. E quindi a noi, liceali d'antan, il nome Carmagnola, quello che indica l'operosa cittadina alle porte di Torino, non richiama green e fairway, ma solo i decasillabi martellanti della tragedia manzoniana.
Passati gli anni, i più epicurei hanno cominciato ad abbinare il nome ai peperoni Igp, vanto della zona e primattori nella "bagna cauda", delizia per stomaci allenati e familiari comprensivi, che compendia olio, aglio e acciughe in un elisir patagruelico.
Quando colesterolo, glicemia e carta d'identità hanno cominciato a suggerire costumi più morigerati, ecco che Carmagnola è diventata, per noi golfisti girovaghi ed epicurei, una tappa obbligata del nostro vagabondare con la sacca nel bagagliaio.
Due campi da golf affiancati, uno accanto all'altro sulla strada che unisce Carmagnola a Poirino, 36 buche da leccarsi i baffi, immersi nella campagna piemontese tra i colori del bosco e i profumi della natura.
I "Girasoli" (18 buche inaugurate nel 1992, 5.875 metri, par 71) regala un percorso piuttosto tecnico e ricco di ostacoli d’acqua, immerso fra boschi, vigne e frutteti in uno scenario collinare e piacevolmente movimentato. Tutti i fairway sono naturali e realizzati senza movimenti terra, rispettando le ondulazioni naturali del terreno e la flora locale. Il club è molto informale, lontano anni luce dall'archetipo del golf d'élite tanto duro a morire soprattutto in Italia. Lo testimoniano le tariffe, articolate e tagliate su misura per ogni esigenza: c'è sì l'abbonamento annuale, ma anche quello gratuito per i soci under 18, quello dimezzato per gli universitari (ma non fuoricorso, specificano le norme probabilmente frutto del passato da docente del presidente /fondatore), quello per la "coppia con partner non golfista", dove quest'ultimo ha diritto all'utilizzo degli spogliatoi e della piscina con un aggravio di 250 euro sulla quota del giocatore.
Il Golf Club La Margherita è proprio di fianco e qualche buca è addirittura confinante. Qui il clima "naif" lascia il posto a fairway sempre molto curati, green impeccabili, buche impegnative che si alternano ad altre più riposanti. Le prime nove le ha firmate Marco Croze, coadiuvato da un architetto torinese, Giorgio Ferraris, che ha giocato un ruolo più importante nella realizzazione delle seconde. In tutto un par 72 di oltre 6 chilometri di lunghezza, con bandiere difese da ostacoli e bunker che mettono alla prova la precisione del giocatori più potenti e ardiomentosi, quelli che attaccano il green sempre e comunque. La club house moderna e accogliente ospita un ristorante di tutto rispetto, dove la tradizione piemontese domina incontrastata. Sui vini, poi, c'è da perderci la testa: siamo alle porte della zona del Roero, già si sentono i profumi del Barolo e delle altre uve che hanno reso il Piemonte una specia di Disneyland per gli amanti dei calici importanti.
E poi ci sono i peperoni. Per la "bagna cauda" converrà attendere climi un po' più adatti, ma il peperone anche d'estate va giù che è un piacere.
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