LAVA
E GHIACCIAI
IL GOLF
IN ISLANDA
Se vi piacciono le sfide, l’Islanda fa al caso vostro. Intanto arrivarci è già un problema. Non per la difficoltà dei collegamenti: traghetti dalla Norvegia o dalla Danimarca consentono di raggiungere l’isola abbastanza facilmente e pure con l’auto al seguito. D’accordo, dall’Italia ci vuole una vita, ma il viaggio, sostengono i globe trotter più saggi, non è arrivare: è partire. Se avete fretta e preferite l’aereo, in meno di cinque ore arriverete a Reykjavik. Se il vulcano fa il bravo. Perché vicino all’aeroporto di Keflavik l’attività eruttiva di questi tempo è particolarmente vivace. Gli islandesi non ci fanno troppo caso, abituati come sono da secoli a convivere con una natura bizzarra e a volte terribile. I turisti, anche quelli con la sacca da golf al seguito, di solito nutrono meno fiducia nelle previsioni, peraltro sempre azzeccate, dell’esercito di sismologi e geologi che minuto per minuto controlla il sottosuolo islandese. Comunque finora si decolla e si atterra senza problemi.
Giocare a golf in Islanda è un’esperienza da raccontare. Intanto perché - se ci andate da maggio a giugno - potreste anche organizzare 18 buche alle due del mattino, visto che il sole da quelle parti non ne vuol sapere di tramontare. E poi perché gli scenari sono unici: ghiacciai immensi da cui partono fiumi che portano in mare piccoli iceberg. Distese di lava infinite, eredità di passate eruzioni. Infinite praterie verdi dove pascolano libere le pecore (a fine stagione i pastori le radunano tutte in enormi recinti e provvedono a ricostituire con pazienza le greggi originarie). E poi l’azzurro cristallino delle onde dove a giugno e luglio l’acqua sfiora i 12° centigradi eppure c’è gente che non esita a tuffarsi e a dare qualche bracciata.
Lasciate a casa i bermuda e le t-shirt troppo leggere (anche se d’estate al Sud si arriva abbastanza spesso ai 18°-20°) e nella sacca non dimenticate di infilarci un ombrello, perché il clima è di quelli atlantici e ogni tanto tira dei brutti scherzi. Consolatevi però: attorno ai fairway dei 39 percorsi islandesi non troverete quasi mai alberi ad alto fusto, quelli che catturano le palline e le spediscono il più delle volte fuori limite. Il vento ha pettinato la natura, lasciando solo piante basse e cespugli abbastanza radi da far passare l’aria.
Il viaggio può cominciare dal Keilir Golf Course, a Hafnafjordur, a breve distanza dalla capitale Reykjavik. Aperto quasi sessant’anni fa è uno dei percorsi più gettonati dell’isola. Qui non serve potenza, occorrono precisione, strategia e colpo d’occhio. È un classico “link” e segue le ondulazioni naturali del terreno. Le buche sono molto differenti. Le prime nove sono circondate dalla lava, le seconde invece si sviluppano su una piccola penisola all'ingresso del porto di Hafnafjördur e regalano scorci spettacolari su Alftanes e sul ghiacciaio Snaefells. (www.keilir.is).
Sempre nei dintorni della capitale merita una visita l’Oddur Golf Club, inaugurato da un quarto di secolo e considerato uno dei percorsi più affascinanti del Paese. Piuttosto impegnativi, i 5.900 metri del percorso (par 71) si snodano su prati circondati dalla lava fuoriuscita dal vulcano Bsrfell, ora dormiente. Per niente infastiditi dai golfisti, ai bordi dei fairways nidificano colonie di uccelli. Nella terza settimana di giugno ospita, insieme a Keilir, il “Lava Challenge”, 36 buche con prima partenze alle 21 e gioco in notturna al sole di mezzanotte (www.oddur.is).
Un altro gioiello è il campo da golf di Akureyri, nel nord dell'isola. Il suo design impegnativo e la cornice naturale di montagne e fiumi lo rendono un luogo straordinario per una partita di golf. Il percorso (par 71) si distende sopra ampie alture. È il secondo campo da golf più settentrionale del mondo a 18 buche, secondo il censimento del Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews. Questo lo rende molto interessante, ma ne limita anche la manutenzione: non aspettatevi green tipo l’Augusta National, ma piuttosto guardatevi intorno che i panorami sono straordinari (www.gagolf.is).
Seguendo sempre in senso orario la Route 1 (la strada ad anello che compie il periplo dell’Islanda) si inciampa in un piccolo golf a 9 buche che non varrebbe la pena di visitare per il suo tasso tecnico, ma che merita invece una deviazione per lo scenario incredibile in cui sorge. I fairway del Gljufri Golf Clb si snodano infatti sul fondo dell’Asbyrgi, un canyon lungo 3 chilometri e mezzo con pareti alte fino a 100 metri che in Islanda chiamano “Il rifugio degli dei”. Occupa la parte più settentrionale del Parco Nazionale Jokulsargljufur. La vegetazione, protetta dalle pareti del canyon, cresce rigogliosa e nasconde un laghetto da favola. Il campo da golf è spartano, come detto, ma il posto merita sicuramente una digressione anche perché, da qui, se fai partire un bel drive la tua pallina arriva oltre il Circolo polare artico.
A sud, alle falde del ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa, chi ha voglia di cimentarsi in un’avventura da ricordare farà bene ad affrontare le 9 buche dell’Hornafjðrdur Golf Club, situato proprio sulla costa vicino a Hofn, una città di pescatori nel sud-est dell'Islanda. La situazione geografica da un lato rende questo percorso particolarmente difficoltoso nelle giornate di vento, dall’altro regala scenari da cartolina, tra l’azzurro delle acque dell’Atlantico e il bianco delle nevi perenni dei ghiacciai. (www.ghhgolf.is)
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