20 agosto 2024


SWING
DA ESPERTI
SOTTO I FUOCHI
DELL'ETNA


di MARCO DAL FIOR

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Alla buca 10 Roberto, dopo aver scrutato con attenzione il par 3 di 165 metri sufficientemente stretto per mettere qualche apprensione, sistema con cura la pallina sul tee. Gli anni passano e l’età consiglia di non incaponirsi a giocare gli stessi ferri di quando si era più giovani. Un legno 3 preso con gesto ampio e maestoso - come lui sostiene debba essere lo swing perfetto - dovrebbe essere più che sufficiente a mettere la palla in green. Roberto comincia il suo movimento ma, mentre sta colpendo la palla, si ode un boato. Spaventato, lascia cadere il bastone e guarda con apprensione davanti a sé, convinto di aver provocato chissà quale disastro. Poi, invece di seguire il volo della pallina, si ferma estasiato a osservare il pennacchio di fumo emesso dalla montagna che sovrasta il campo e che fa da imponente scenografia alla buca che stiamo giocando. La montagna in questione è l’Etna, il vulcano più alto d’Europa con i suoi 3.000 metri abbondanti sul livello del mare, misurazione che cambia ad ogni eruzione. E visto che l’Etna, insieme allo Stromboli, non sta mai fermo, anche i cartografi alla fine si sono arresi all’approssimazione. A periodi abbastanza ravvicinati - come in queste settimane - entra in attività. Comincia in genere con l’espulsione, a cadenza spesso ritmica, di brandelli di magma incandescente (bombe, lapilli e ceneri) ad altezze variabili da pochi a centinaia di metri. Il legno 3 di Roberto ha virtualmente dato il via a una di queste eruzioni.



D’altra parte siamo al Picciolo Etna Golf, che, come dice il nome, è adagiato alle pendici del vulcano tra il Parco dei Nebrodi, quello dell’Etna e quello fluviale dell’Alcantara. Aperto nel 1989 (primo campo da golf della Sicilia) su progetto di Luigi Rota Caremoli, occupa 44 ettari di terreno collinare. Le sue 18 buche par 72 non sono lunghissime (5.870 metri), ma richiedono molta attenzione e parecchia strategia. Di certo non annoiano. A partire dalla buca 1, un par 4 dogleg a sinistra di 263 metri che consente ai più coraggiosi di tagliare l’angolo sopra gli alberi per poi avere un corto approccio al green. Ma guai a sbagliare: la folta vegetazione sulla destra sembra messa lì apposta per inghiottire i colpi fuori misura. Occhio poi alla buca 11, la più difficile del campo. È un par 4 di 380 metri con partenza dall’alto e ostacolo d’acqua a destra sul primo colpo e a sinistra sul successivo, ammesso che ve ne basti solo uno per raggiungere il green. Anche i par 3 non sono da prendere sottogamba, a partire dalla 15: la lunghezza, 94 metri, potrebbe far pensare a una formalità, ma il green è profondo, su tre livelli e ben difeso. Il confine tra buca in uno e doppio bogey diventa così più stretto di qel che sembra.



La 18 é un par 5 in discesa di 488 metri che richiede precisione e accuratezza, e riporta verso la club house, un antico casale nobiliare ristrutturato. Proprio di fronte sorge il resort con piscina e Spa che i fratelli Andrea e Francesco Scrofani, appassionati golfisti e infaticabili promotori dell’industria turistica siciliana, hanno riportato ai fasti di un tempo.

Se decidete di fermarvi lì a dormire, la sera puntate gli occhi verso “a muntagna”. Anche senza Roberto con il legno 3 in mano, è molto facile che possiate ammirare dal balconcino della vostra camera lo spettacolo di una fontana di lava messo in scena dall’Etna per voi.







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