MILANO
CITTÀ DEI RECORD
CHE CANCELLA
I PROBLEMI
Vivere nella Milano dei record non è cosa per tutti. Svegliarsi ogni mattina e sapere che si dovrà per forza stabilire un primato, non importa quale, richiede forza d’animo e amore incondizionato per la città. È un po’ nelle caratteristiche di Milano e dei milanesi pensarsi da sempre diversi e migliori. È la seconda città d’Italia, ma pur sempre la capitale economica, la capitale morale, la capitale dell’università e della ricerca, la capitale della comunicazione e dell’editoria, la capitale della moda e del design… Però ultimamente la faccenda sta prendendo una piega allarmante. Stabilire record sembra essere diventata la missione di ogni bravo amministratore, pubblico o privato, e non è contemplata la possibilità di fallire.
A contare sono i numeri. Le attività a Milano si sostanziano in metri quadrati occupati, quantità di eventi realizzati, biglietti distribuiti (ma non si sa mai se venduti), masse di spettatori/visitatori, volumi costruiti, tonnellate di cibo consumato, visualizzazioni, tweet, messaggi whatsapp e ogni altra unità di misura possibile. Alla regola da anni non sfugge più nessuno. BookCity, “la festa del libro e della lettura” promossa dal Comune di Milano insieme a editori, biblioteche e librai, per esempio, racconta così la sua undicesima edizione dello scorso novembre: “Sono stati oltre 140.000 le cittadine e i cittadini che hanno preso parte alla manifestazione, con un aumento del 15% rispetto alla precedente edizione, riempiendo le sale degli incontri e frequentando i 1.300 eventi e più del ricco calendario BCM22; al loro fianco più di 400 volontari, preziosi angeli custodi che da oltre dieci anni partecipano con entusiasmo alla manifestazione. Molta anche la partecipazione online, con oltre 385.000 utenti raggiunti dai canali social BCM, che da quest’anno includono anche un profilo TikTok, che vanno a sommarsi alle circa 468.848 visualizzazioni delle pagine, 1.029.021 dalla conferenza stampa del 24 ottobre”.
Però migliorarsi in continuazione, arrivare sempre un pochino più in alto è difficile, a volte molto difficile e persino impossibile. Ma Milano, città creativa per eccellenza, non si perde d’animo e stabilisce nuovi record modificando i parametri di riferimento. E così, l’ultimo Salone del Mobile, svoltosi a settembre invece che ad aprile e in un contesto ancora fortemente provato dalla pandemia, può orgogliosamente comunicare al mondo una “affluenza oltre le aspettative”. Ecco qui il comunicato: “262.000 le presenze alla 60ma edizione del Salone del Mobile. Milano che supera ogni aspettativa in termini di affluenza e sancisce il rilancio internazionale della città e di un intero sistema, confermando la forza catalizzatrice dell’evento. Il Salone del Mobile di Milano, tornato nella veste tradizionale e salutato dal messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è concluso con un risultato molto positivo a riconferma della forza attrattiva e della grande capacità di coinvolgimento della Manifestazione a livello mondiale. 2.175 sono stati i brand espositori, di cui il 27% esteri, tra cui 600 giovani designer. In termini di affluenza di visitatori, le presenze registrate sono state 262.608, in sei giorni, da 173 Paesi. Il 61% di buyer e operatori di settore proveniva dall'estero. Quasi totale la mancanza di cinesi e russi che, nel 2019, contavano più di 42.000 presenze. Oltre 3.500 i giornalisti accreditati da tutto il mondo”.
Fantasioso anche il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia 'Leonardo da Vinci' che ha annunciato oltre 5.000 presenze nel weekend precedente Ferragosto 2022 segnando 18 punti percentuali in più di visitatori rispetto al 2019 e portando l’intero trimestre giugno-luglio-agosto a un più 25% rispetto allo stesso anno. E non è da meno il Comune di Milano che rivendica il primato di un “autunno 2022 eccezionale” nei suoi musei: con 134.296 ingressi, ottobre ha superato settembre del 22,8%, ma soprattutto è stato il primo mese a registrare numeri pre-pandemia. Anzi, addirittura a superarli del 2,7%.
A giustificare la costante produzione di comunicati creativi è anche l’entusiasmo con cui vengono accolti dai giornalisti e trasformati direttamente in titoli: “Mostre a Milano, torna la voglia d’arte e fa il record: nei musei civici più visitatori del 2019” (La Repubblica Milano, 12 novembre 2022); “Salone del mobile a Milano, 262mila visitatori in Fiera e 400mila in città: tutti i numeri della design week” (Corriere della Sera, 12 giugno 2022); “BookCity chiude con numeri da record, oltre 140mila presenze in 4 giorni, 3.000 protagonisti di livello internazionale e 200 editori" (Tg3 Lombardia, 20 novembre 2022).
Come ogni amore incondizionato anche quello per la città dei record è cieco, sordo e muto. Ignorare i difetti di Milano fa parte del gioco. Anche se sono dei veri record. Ma qui non ci sono i numeri creativi. C’è la sostanza di una città che sta cambiando velocemente mostrando tutte le sue fragilità. Milano è l’unica città italiana tra le 25 più care del mondo secondo l’indice del Global Wealth and Lifestyle Report 2021. È in tredicesima posizione. Il posto lo ha conquistato non tanto per il costo della vita, ma per lo scarso potere d’acquisto dei suoi abitanti. L’ultima classifica aggiornata sul reddito, quella proposta dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, dice che Milano è la provincia più ricca d’Italia, con quasi 50mila euro di reddito prodotto pro-capite. Ma tutta la ricchezza è concentrata nel centro storico. Le zone di Brera, San Marco e del Castello sfiorano i 90mila euro di reddito pro capite (sono i quartieri più ricchi d’Italia), ma nella periferia nord, a Roserio e Quarto Oggiaro, il reddito scende sotto i 17mila euro pro capite, cifre in linea con le realtà nazionali più indigenti.
Milano, fonte il dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero degli Interni, è in prima posizione anche nella classifica del tasso di criminalità delle città italiane con 5.985,3 denunce ogni 100mila abitanti. Primato anche nei furti con 2.943 denunce ogni 100mila abitanti. Con buona pace del Sindaco Sala che dice di non condividere l’angoscia e l’amarezza dell’influencer Chiara Ferragni “per la violenza che continua ad esserci a Milano” e che ha così motivato le sue preoccupazioni: “Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell’incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto”.
Ma il record vero della città riguarda l’inquinamento atmosferico. Dati alla mano, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha denunciato che non meno del 92% della popolazione mondiale respira aria troppo inquinata da polveri sottili e che in alcuni luoghi i livelli raggiungono dieci volte i valori massimi consigliati provocando migliaia di morti ogni anno. Milano è trionfalmente posizionata tra le 20 città del mondo in cui non è bello vivere. È quattordicesima in questa spiacevole classifica, ma prima assoluta in Europa con un tasso di particelle fini di 40 microgrammi per metro cubo, esattamente il doppio del valore massimo indicato dall’OMS. E anche di questo si parla pochissimo.