loading
21 marzo, 2023

BELLA ITALIA
IL PARADOSSO
DEL TURISMO

di Silvia Botti

Condividi su:

L’atletica signora che con grande naturalezza si è tuffata nel mare del Salento lo scorso 10 marzo ha suscitato stupore tra i passanti, seguito da commenti sollevati una volta saputo che la nuotatrice veniva da Berlino, dove è solita fare il bagno tutto l’anno nello Schlachtensee. In Salento il bagno a marzo evidentemente è una stranezza, un piacere per nordici abituati a climi così rigidi da trovare gradevoli le giornate pugliesi di fine inverno. Eppure, dati metereologici alla mano, l’Italia del sud, isole comprese, non è poi così diversa dalla Spagna che invece fonda il suo successo turistico anche sulla possibilità di godere delle sue coste 365 giorni l’anno.


“Sole e spiagge tutto l’anno”, recita la home page di spain.info, portale ufficiale del turismo spagnolo. E prosegue: “Ti piacerebbe provare la sensazione di trascorrere le vacanze al mare, ma senza le alte temperature dei mesi estivi? In Spagna è possibile. La Costa del Sol e il Capo di Gata in Andalusia, le Isole Canarie e la Costa Blanca sono destinazioni dove troverai un clima di eterna primavera praticamente tutto l’anno, senza grandi variazioni termiche. Fare un bagno al mare e rilassarti al sole è sempre possibile”.


Molto diverso l’approccio italiano. Per esempio vacanzesiciliane.net, uno dei tanti portali dedicati al turismo nelle regioni meridionali d’Italia, avvisa che “Grazie al clima sempre favorevole, la Sicilia può essere visitata durante ogni periodo dell’anno. Se stai pensando di visitare la Sicilia, però, devi ricordare che i mesi più indicati sono quelli tra aprile e settembre, perché il clima è piuttosto mite”.

Forse anche per questo nella classifica dei paesi più visitati al mondo stilata da UNWTO (World Tourist Organization) la Spagna è seconda solo alla Francia e con i suoi 84 milioni di visitatori l’anno tiene ben distante l’Italia che si ferma a 65 e risulta quinta dietro a Stati Uniti e Cina. Per chi si chiede come questo sia possibile, dal momento che la Spagna ha molti meno siti Unesco dell’Italia, il Sole-24Ore pubblica la risposta di Luca Martucci, consulente ed esperto di marketing di destinazione: “Il presente, e soprattutto il modo di guardare al futuro, dimostrano un’abissale differenza nella governance e nel marketing di destinazione, non certo colmata dal recente Piano Strategico per il Turismo in Italia. Il Turismo per la Spagna è strategico da più di 60 anni”.


Nel 2017 il MIBACT, ministero della cultura e del turismo, ha varato il proprio piano strategico che, come spiega ancora Martucci, “più che un piano è un manifesto per lo sviluppo di turismi alternativi ed aree interne o meno visitate fino ad oggi. Segmenti interessanti, ma con una relativa rilevanza economica sul totale dell’industria. Fortemente sbilanciato verso temi di cultura, sostenibilità socio e medio-ambientale, conservazione del patrimonio, mobilità dolce ed accessibilità infrastrutturale, il PST è un calderone di 108 pagine molto ambizioso, ed allo stesso tempo limitato dalle complicazioni relative al coinvolgimento di diversi ministeri”. Completamente diverso il contemporaneo piano spagnolo che è stato varato dall’Agenzia Turespaña con l’obiettivo di migliorare le entrate dei visitatori internazionali attraverso la captazione di turisti “de calidad y sostenible”, un impatto economico quantificato in 1.500 milioni di euro e soltanto sei obiettivi strategici.



Se poi guardiamo alla montagna, regina del turismo invernale, la situazione appare drammatica. Operatori entusiasti del tutto esaurito negli impianti sciistici, postano sui social foto di lingue di neve bianca che attraversano distese spoglie e marroni. Ma non è dato sapere quanto siano consapevoli di contribuire ai record negativi che l’Italia macina in questo settore. Il dossier di Legambiente “Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica”, come già ampiamente riportato dal sito foglieviaggi.com, elenca dati preoccupanti. Tra i paesi alpini, siamo i più dipendenti dalla neve artificiale, con il 90% di piste innevate artificialmente. Ci seguono Austria (70%), Svizzera (50%) e Francia (39%). Per fare questo generiamo imponenti consumi di acqua, energia e suolo. Legambiente stima che il consumo annuo di acqua già ora potrebbe raggiungere quasi 97 milioni di metri cubi, che corrispondono al fabbisogno idrico annuo di una città da un milione di abitanti. Volano anche i costi della neve artificiale: dai due euro circa a metro cubo del 2021-2022 siamo ai 3-7 euro al metro cubo di questa stagione. Intanto sono aumentati sia gli “impianti dismessi” (249) che quelli “temporaneamente chiusi” (138) a cui si aggiungono quelli che il dossier definisce “sottoposti ad accanimento terapeutico”, ovvero quelli che sopravvivono con iniezioni di denaro pubblico (181). Poi ci sono anche gli “impianti un po’ aperti, un po’ chiusi” (84).

In sintesi siamo un paese con un potenziale turistico enorme non sfruttato, il mare tutto l’anno, e un patrimonio turistico in dismissione tenuto vivo a caro prezzo, le piste da sci. Ciò che nel complesso dovrebbe rappresentare un’industria florida capace di generare milioni di posti di lavoro e ricchezza, mangia invece soldi pubblici sotto forma di concessioni balneari “regalate”, compensazioni per attività che si è deciso essere stagionali e aiuti a realtà in via di esaurimento.


L’interesse per il settore turistico italiano c’è, è forte, ma ancora non riesce a dare i risultati necessari. Dall’Hospitality Forum di Scenari Immobiliari sul tema degli investimenti immobiliari in hotel che si è svolto a Milano lo scorso anno si è capito che: gli investimenti maggiori si sono concentrati negli hotel cinque stelle e cinque stelle lusso di quattro sole città (Milano, Roma, Firenze, Venezia); grande interesse hanno attirato i resort al mare, ma solo in Sicilia, Sardegna e Puglia; dei 110 miliardi di patrimonio immobiliare alberghiero italiano, il 54% si trova al Nord Italia, il 26% al Centro e il 20% al Sud.



Il Sole-24Ore sull’argomento ha ospitato il commento di Raffaello Zanini – urbanista, fondatore del portale Planethotel.net e consulente per gli investitori del settore turistico alberghiero: “Al Sud, nelle zone turistiche servono grandi investimenti per rendere accogliente il turismo meridionale. E questa è l’opportunità che anche il PNRR cerca di cogliere. Però erogare denari pubblici senza una visione di medio-lungo periodo porta agli sprechi che conosciamo. Se guardiamo a quello che si è fatto negli ultimi 10 anni lo stato (anche attraverso Invitalia e CDP) ha speso somme enormi, che però non hanno dato origine ad una offerta strutturata e coordinata, perché in quasi nessuna delle destinazioni turistiche italiane c’è un piano di sviluppo con una visione a 10-20 anni. Anche il grande interesse per i resort al mare che ha segnato l’attività 2021 conferma il trend evidenziato da tempo: i capitali per fare gli investimenti ci sono, mancano i prodotti. La responsabilità di questa situazione sta tutta nella incapacità dei piani urbanistici di prevedere con intelligenza l’evoluzione della città turistica”.

Già, l’evoluzione turistica… Ma nel 2023 sembriamo ragionare ancora come se il turismo fosse una faccenda nazionale governata dalle ferie dei lavoratori dipendenti di fabbriche e ministeri: due settimane in inverno (una a Natale e l’altra per la settimana bianca), una settimana a Pasqua e tre in agosto; gli stranieri arrivano in bassa stagione; gli anziani e i pensionati stanno a casa. E il nuovo Piano strategico del turismo varato dal ministero va dal 2023 al 2027.







Foglieviaggi è un blog aperto che viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini presenti sul sito www.foglieviaggi.cloud provengono da internet, da concessioni private o da utilizzo con licenza Creative Commons.
Le immagini possono essere eliminate se gli autori o i soggetti raffigurati sono contrari alla pubblicazione: inviare la richiesta tramite e-mail a postmaster@foglieviaggi.cloud.
© foglieviaggi ™ — tutti i diritti riservati «all rights reserved»