A.A.A.
ENIGMA ANZIANI
AUTONOMI, ATTIVI
E AUTOMUNITI
Quest’anno in luglio Mick Jagger compirà 80 anni. Keith Richards lo farà in dicembre. Sono attualmente impegnati nel Rolling Stones Tour 2023. Jo Biden, classe 1942, lo scorso aprile ha annunciato ufficialmente che sarà in corsa per il secondo mandato da Presidente degli Stati Uniti. Martha Stewart - la regina americana del lifestyle - a 81 anni compiuti ha invece meritato la copertina di Sport Illustrated Swimsuit 2023, comparendo in costume da bagno là dove in genere troneggiano splendide ventenni. Non è la prima volta che succede, per la verità. L’anno scorso toccò a Maye Musk, la mamma di Elon, che però ùdi anni ne aveva “solo” 74.
Affrontare il tema della vecchiaia di questi tempi è una bella sfida. La generazione che - statistiche e dati di mercato alla mano - oggi dovrebbe rappresentare la domanda di badanti, case di riposo, montascale elettrici, poltrone elettriche elevabili e ogni genere di ausilio per anziani, pare in realtà godersela alla grande. Joseph F. Coughlin, direttore dell’MIT AgeLab (il laboratorio di ricerca sull’invecchiamento del Massachusetts Institute of Technology) da oltre vent’anni si dedica allo studio del fenomeno cercando di comprendere quello che le persone anziane vogliono davvero e non ciò di cui la saggezza popolare suggerisce abbiano bisogno. Nel 2017 ha pubblicato il libro di riferimento sul tema: “The Longevity Economy. Unlocking the World's Fastest-Growing, Most Misunderstood Market” (L’economia della longevità. Svelare il mercato in più rapida crescita al mondo e il più frainteso).
La tesi del libro è che la vecchiaia sia oggi un costrutto sociale in contrasto con la realtà, qualcosa che vincola il modo in cui viviamo dopo la mezza età e soffoca persino l’economia impedendo pensieri e strategie su come servire al meglio un gruppo di consumatori, lavoratori e innovatori che sta diventando sempre più grande e più ricco ogni giorno che passa. Il tema non è da poco se si considera che al momento della pubblicazione del libro, sei anni fa, questo vasto e diversificato gruppo di consumatori, che rappresentava ogni possibile livello di salute e ricchezza, aveva un valore di mercato di circa otto trilioni di dollari (più o meno ottomila miliardi di euro) solo negli Stati Uniti. Coughlin racconta di una popolazione che sfida costantemente tutte le aspettative e che attraverso la continua ambizione personale e professionale, il desiderio di esperienza e la ricerca di autorealizzazione sta costruendo una visione sorprendente di una vita più lunga. Racconta in particolare delle donne, che sono più numerose, controllano la spesa domestica e le finanze e stanno guidando la marcia verso una nuova narrativa dell’età avanzata.
Il fenomeno è ovviamente in crescita costante e in tutto l’Occidente. L’invecchiamento della popolazione è il tema dei temi, il grande cruccio della politica, la leva che fa saltare tutti i conti e mette a dura prova i bilanci pubblici, a cominciare da pensioni e sanità. I numeri, soprattutto in Italia, sono da brividi. Gli ultimi dati disponibili dell’Istat ci dicono che la speranza di vita alla nascita, nel 2021, era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne, che continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 182,6 anziani ogni cento giovani, e che l’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue.
Ma cosa fanno questi anziani? E come se la passano? Secondo un approfondimento del Centro Studi di Confindustria, una ricerca pre-pandemia non smentita da andamenti più recenti: “Gli over 65 si caratterizzano per: un consumo pro-capite medio annuo più elevato, 15,7mila euro (contro i 12,5 per gli under 35); un reddito medio più alto, 20mila euro (a fronte di 16mila degli under 35); una maggiore ricchezza reale pro-capite, 232mila euro (vs 110mila); una solidità finanziaria superiore, con un anziano su dieci indebitato (a fronte di quasi uno su tre tra gli under 40); un’incidenza della povertà inferiore della metà rispetto agli under 35 (13% vs 30%); una resilienza al ciclo economico in quanto il reddito medio annuo degli over 65, tra le diverse fasce d’età, è l’unico ad avere superato i livelli pre-crisi” (quella del 2007/8, ndr). Sempre secondo Confindustria “la domanda generata direttamente dagli over 65 in Italia è rilevante: in euro correnti, il valore complessivo della spesa realizzata da questa fascia della popolazione è di circa 200 miliardi di euro, quasi un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie residenti. Si stima che nel 2030 la quota varrà circa il 25% del totale e nel 2050 il 30%”.
Interessante vedere anche come gli anziani spendono i loro soldi. Innanzi tutto, contrariamente a quanto si pensi, “hanno un eccellente feeling con l’online e sanno gestire la maggior parte degli acquisti”. Lo dice lo studio “Silver Consumers Shopping Behaviour”, sulle abitudini di consumo, pagamento e nuovi trend di acquisto digitali della popolazione silver in Italia, Spagna e Portogallo, realizzato da Payment Innovation Hub in collaborazione con Visa. Lo studio evidenzia anche che i consumatori silver decidono in autonomia. Sono loro a gestire la maggior parte degli acquisti di servizi e prodotti, tra cui cibo e bevande (96%), prodotti tecnologici (87%), viaggi (81%), tempo libero (78%), servizi finanziari (77%), servizi tecnologici (72%), abbonamenti a musica o TV (70%) o l’acquisto e il noleggio di auto (57%). La bassa penetrazione di servizi di mobilità (solo il 22% degli intervistati utilizza questo tipo di servizi) è legata al fatto che la stragrande maggioranza ha un veicolo di proprietà.
Alla luce dei numeri (e dei comportamenti) fanno sorridere le correzioni che il sistema prova ad attuare, limitandosi a spostare in avanti la soglia della vecchiaia con spiegazioni di questo tipo: “Fino ad alcuni anni fa, si poteva tranquillamente dire che la terza età iniziava tra i 60-65 anni, in concomitanza con la vecchiaia. Ma oggi, definire con certezza le diverse fasi della vita non è più così semplice: l’età media si è alzata a tal punto da poter considerare l’inizio dell’anzianità addirittura verso i 70-75 anni”. Di fronte all’invecchiamento gli stereotipi sono duri a morire. Persino l’evoluto e liberale New York Times fatica ad adeguarsi al cambiamento. Alla voce “Oldness” (vecchiaia) il suo motore di ricerca risponde con un lungo elenco di articoli dedicati a prostata, badanti, cure di fine vita, utilità dei vaccini, stati d’ansia e depressione.
Eppure questa generazione di vecchi è
quella che ha fatto il '68, quella che si è ribellata al
sistema, che ha visto esordire i grandi della storia del
rock, che ha conquistato molte libertà, che ha
combattuto per la pace, per i diritti e per la parità
dei sessi, che ha sperimentato ogni eccesso. Non
penseremo mica di poterli sistemare nelle Rsa con
animatori pronti a far colorare loro disegni prestampati e
giocare con la pasta di sale?