PANE E MATE
COSÌ "DOMAMMO"
IL MAESTRO
DIFFICILE
Il pubblico, va costruito.
Intendo dire: quando si va a teatro, soprattutto nei teatri di tradizione, quelli dove il grosso del pubblico è costituito dagli abbonati, se ci si guarda in giro e si fa un rapido calcolo dell'età media degli spettatori... il risultato è sconfortante.
Quindi quando ricevetti l'incarico di responsabile della programmazione della stagione comunale di Abbiategrasso decisi di dividere il budget a disposizione in tre parti. Un terzo agli abbonati, un terzo ai “giovani”, un terzo a bambini e ragazzi.
Giovani, bambini e ragazzi vanno educati fin da piccoli, altrimenti da adulti, a teatro, non ci verranno mai.
Dunque: prima di tutto devo dire che, essendo io il responsabile della stagione, ogni lavoro inserito nella programmazione doveva essere esaminato preventivamente da me.
Secondo: Elena, una studentessa che all'università si stava occupando di teatro, si era offerta di collaborare gratuitamente con me; una specie di apprendistato.
Bene; stavo preparando la programmazione, quando Elena arriva e... “Ho visto a Milano uno spettacolino meraviglioso... 'VORREI VOLARE'... (della compagnia PANE E MATE, diretta da Salvatore Fiorini)... devi assolutamente metterlo in cartellone!”, “Si Elena, ti credo... ma lo sai che io non metto mai in programma spettacoli che non ho visto, di compagnie che non conosco”, e qui Elena parte con una tirata a base di burocrate-accentratore-stalinista e maschilista-che-non-sei-altro, che non-ti-fidi-di-nessuno!
Io la lascio sfogare, ma siccome lei continua, a un certo punto cedo. “Va bene, lo inserisco... MA...! ma se lo spettacolo non mi piace... non ti voglio più vedere intorno a me! … e non venirmi a dire 'ma ai bambini è piaciuto... è piaciuto alle maestre...' no! deve piacere A ME!”. “Va bene! Va bene... accetto! Voglio vedere cosa avrai da dire!”.
Dalle scuole arrivano i moduli con le adesioni. Sono circa trecento bambini, per cui programmo due recite, una alle nove e una alle undici.
Arriva il giorno; è un lunedì. Alle otto, io sono in teatro per accogliere i bambini e aiutare le maestre a sistemarli. Chiacchiero qualche minuto con la compagnia che sta finendo di istallare le scenografie.
Alle otto e mezzo, arriva il maestro X con la sua classe: una quinta. Sorrido, mentre per la mente mi passa una sequela di imprecazioni pesanti. Il maestro X io lo detesto. Non c'è mai niente che gli vada bene: “Professore... ma che bello spettacolo che ci ha portato... bravo, bravo... ma dove l'ha trovata questa schifezza? … e magari questa gente, vogliono (sic!) anche essere pagati...”
Imbarazzantissimo. Le altre maestre mi dicono di lasciar correre... “Lui è sempre così… non gli va mai bene niente”. Ma la cosa peggiore, e che io proprio non sopporto, è che tratta male i bambini, soprattutto quelli un po' più vivaci: “Ma dove vai? Chi ti ha detto di uscire dalla fila! Torna al tuo posto...! Lo sai qual è il tuo posto!? Ecco stai lì... e non ti muovere di lì”. Il maestro e la sua classe si piazzano verso il fondo del teatro, come se volessero essere i più vicini all'uscita. Arrivano anche le altre classi, con le loro maestre, si sistemano davanti, e finalmente lo spettacolo comincia. Io mi piazzo poco lontano dal maestro. Voglio vedere le sue reazioni durante lo spettacolo.
C'è un piccolo circo; c'è il padrone del circo (interpretato da Salvatore)... è proprio una brutta persona, una specie di Mangiafuoco che tratta i bambini come schiavi; li fa lavorare... promette, promette... ma non mantiene mai.
Tra i bambini c'è una principessa (Salvatore dà voce anche a lei; una vocina sottile sottile)... la principessa Princi, la cavallerizza, che un bel giorno, stufa di essere presa in giro, riesce a salire su una mongolfiera e ad abbandonare il circo e il suo terribile padrone... poi il vento cambia, e...
I bambini guardano e ascoltano incantati. Poesia pura.
Il maestro X ascolta senza manifestare reazioni particolari.
Lo spettacolo termina. Il maestro balza in piedi urlando “BRAAAVI... BRAAAAAVI!”. Non ci credo. Non era mai successo. Gli applausi continuano. Elena sorride soddisfatta. Non dice niente, ma sorride sorniona.
Il maestro si gira: “Professore...! Ha aspettato che me ne andavo (sic!) in pensione per farmi vedere uno spettacolo come si deve...! Finalmente! Ma dove li ha trovati...?”. Parte e va vicino al palco; vuole fare i complimenti lui stesso a Salvatore e a tutta la compagnia.
Tiro un respiro di sollievo. Le maestre uscendo mi guardano ridacchiando sotto i baffi; non dicono niente, ma sono allibite più di me.
Quando le classi tornano a scuola, la notizia dilaga in cinque minuti. Alle dieci e mezza, incomincia a suonare il mio cellulare. Sono le maestre che non si erano iscritte, ma ora, tutte, vogliono vedere lo spettacolo che ha entusiasmato il maestro X.
Mi chiedono se è possibile aggiungere delle repliche. Per me si... io tenevo sempre da parte una quota del budget per gli imprevisti, che ci sono sempre; inoltre so che il teatro è libero fino a sabato. Ne parlo con Salvatore; anche lui è ben contento di fermarsi per altre repliche. Morale della favola, facciamo tre repliche al giorno tutti i giorni fino al venerdì, e il successo si rinnova ad ogni spettacolo.
A mezzogiorno invito la compagnia in pizzeria; voglio saperne di più.
Scopro che io e Salvatore abbiamo in comune un passaggio per la Comuna Baires.
Ora ha cominciato questo nuovo percorso da burattinaio. Ha allestito qualche spettacolo, ma non ha una sede dove poter lavorare. Le sue scenografie e i suoi pupazzi li tiene un po' nel suo furgone e un po' in un box. Mi chiede se conosco, nei comuni vicini, una qualche cascina, un qualche spazio dove potersi istallare e dove avere una base per poter lavorare.
Gli prometto che mi impegnerò a tormentare ogni sindaco e ogni assessore della zona finchè non riuscirò a trovarlo.
Salvatore mi propose anche uno spettacolo particolare. MARTINA LA BALENA SPAZZINA. C'era bisogno solo di una “palestrina”.
Questo spettacolo mi convinceva, e quindi fu lo spettacolo di apertura della stagione successiva; restò in scena, tra ottobre e novembre, per una quindicina di giorni (sabato e domeniche comprese), per quattro/cinque spettacoli al giorno.
Gli avevo trovato posto in una palestra del Comune, di solito occupata per far fare ginnastica e joga agli anziani. Dentro la palestrina era stata montata una balena di tela nera, l'interno rosso, lunga dodici metri; la bocca spalancata. Quando i bambini, una classe per volta, entravano nella palestra buia, venivno guidati da una piccola luce e da una voce che veniva dall'interno della balena e cantava sommessamente. I bambini esitavano prima di spingersi dentro le fauci della balena, ma una volta entrati il vecchio marinaio (Salvatore) li rassicura e li invita ad avanzare e ad accomodarsi. Il vecchio marinaio, con tanto di cavalletto, tavolozza e pennelli, stava dipingendo, laggiù, in fondo, e faceva un racconto emozionante e accorato delle avventure che lo avevano portato lì, e di come lui, in cambio di vitto e alloggio, aiutasse la balena a liberarsi dei rifiuti di plastica che già allora (fine anni '90) soffocavano i mari.
Nei mesi successivi io e Salvatore riuscimmo anche a trovare una sede stabile per la compagnia... e fu così che diventammo proprio amici-amici... ma questo lo racconterò una prossima volta.
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