Uscito a fine ottobre per la Casa editrice Giunti, 'SantoPalato' di Sarah Cicolini (prefazione di Francesco Seminara, 192 pagine, euro 19,90) ha un titolo accattivante: quello del ristorante fondato dall’autrice del libro, una giovane donna abruzzese, giunta a Roma per frequentare la facoltà di Medicina a Tor Vergata ma che presto cambierà direzione di marcia. Nella foggia è molto curato, attraente, con una copertina rigida sul rosso che mette già appetito. Offre illustrazioni a metà strada tra l’animazione e il manifesto vintage, nonché foto di corredo che ancorano il testo all’esperienza: si tratti di piatti cucinati o delle greggi abruzzesi e la campagna, culla di Sarah e rimpiante dalla scrittrice.
Il libro contiene molte ricette ma non è un ricettario. In realtà è tante cose. Ad esempio racconta una visione della cucina, più che essere il racconto di un ristorante o tanto meno un’autobiografia celebrativa. 'SantoPalato' è fra l'altro una storia personale che propone il valore della cucina come cura: nel caso della protagonista quasi un paradosso, perché è proprio attraverso la tavola e il cucinare che curerà i propri disturbi alimentari e, a un certo stadio della vicenda, il rifiuto del cibo. Il volume è pure il riflesso delle trasformazioni in cucina all’epoca dei social; e infine una raccolta di ricette, quelle dell'infanzia, quelle sperimentate, i cavalli di battaglia e quelle scoperte in giro per il mondo.
Il testo racconta in modo leggero, e con un buon ritmo, il viaggio di Sarah: un viaggio iniziatico, dalla campagna abruzzese appunto, da una famiglia semplice quanto accogliente dove la tavola è espressione di affetto, intimità, condivisione e pure esperienza comune che nobilita il lavoro. In particolare Sarah si porta dentro da quegli anni l’amore per la natura e un rapporto quasi sacrale con gli animali e la tecnica della lavorazione della carne, le ricette della nonna come eredità di racconti oltre che di sapori. Proprio gli animali e la loro carne producono un cambiamento nella vita della protagonista, che nel corso del tempo decide di diventare vegetariana. Poi però, riflettendo sull’animale ucciso, anzi sacrificato, comprende che il rispetto non sta tanto nella rinuncia a cibarsene quanto nel saperlo utilizzare integralmente, valorizzandone anche le parti meno nobili. In questa scelta la presenza degli altri è centrale: la figura del nonno, l’incontro con un macellaio noto a Roma, Roberto Liberati, al quale bisognerebbe dare una laurea ad hoc.
'SantoPalato' è insomma una storia d’amore per la vita e la vocazione che ognuno sente e deve saper riconoscere, accettare e perseguire. La prima vocazione di Sarah sarà come abbiamo visto medicina, per prendersi cura degli altri; poi il passaggio alla cucina, che è un altro modo di occuparsi degli altri, nutrendoli. Determinata e sobria la ragazza procede passo dopo passo, dalla camera in affitto a Torre Maura per frequentare Tor Vergata alla passione per la cucina. Fonda un ristorante, conquista autorevolezza sfidando Roma sul suo pezzo forte, il quinto quarto. E alla fine ci riuscirà, anche con la Carbonara, che pur se di provenienza incerta è un ambasciatore della tradizione romana, più della pasta alla gricia, all’amatriciana o ai rigatoni con la pajata.
Il successo di sarah è il successo del lavoro in squadra, con il socio e con tutti gli elementi della brigata, che è in qualche modo assimilabile ad una famiglia. Sceglie di far assaggiare ogni nuovo piatto a tutti coloro che lavorano nel ristorante, perchè la cucina non è solo sapori ma anche atmosfera. In questo senso la sua trattoria contemporanea è quasi un ossimoro: è il rilancio dell’osteria, luogo semplice e familiare dove si servono piatti tipici legati alla memoria e alla tradizione locale espressione del genius loci, che nel mondo di oggi si sta perdendo. Ma è anche le rivisitazioni e la nuova narrazione, il rapporto con i social, una presenza che ci influenza nostro malgrado: in fondo anche Sarah cominciò a studiare il mondo della cucina grazie ai primi blog dedicati, gratuiti e aggiornati che hanno permesso l'affermarsi di una nuova cultura culinaria.
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