di Fausto Delegà
Primavera molto piovosa quella dell’anno in corso, precipitazioni abbondanti e in alcuni casi anche molto oltre le medie stagionali. Mi astengo da valutazioni legate ai cambiamenti climatici da interventi antropici che ci porterebbero fuori tema e su una serie di problematiche molto complesse.
La pioggia ha però dato anche qualche vantaggio per chi si dedica alla raccolta delle erbe selvatiche a fini commestibili.
Mai vista tanta verdura selvatica edibile, fresca e croccante sparsa e spuntata qua e lá in prati e boschi.
Scrissi giá lo scorso anno della umile ortica che in risotti e zuppe risulta spesso imbattibile. Fonte di sali minerali salutari e facilissima da riconoscere anche per chi non abbia grande confidenza con le erbe spontanee.
Stessa cosa scrissi anche per la rucola selvatica, pure questa di facilissimo riconoscimento per il tipico profumo e aroma: inconfondibile. Inoltre nel caso della rucola selvatica (rispetto alla rucola comune -Eruca Sativa- coltivata negli orti) il gusto e la piccantezza della Diplotaxis tenuifoglia é elevato al quadrato. Comunque queste due erbe spontanee hanno beneficiato al massimo delle piogge e quest’anno sono floridissime e abbondanti. Approfittatene se potrete.
Ma in queste righe oggi voglio presentarvi un’altra erba selvatica di cui non ho ancora scritto, definita in molte antiche letterature come “erba magica”. Un'erba, una pianta… molto buona. Buona per la salute e buona per essere consumata in tutte le sue parti edibili: foglie, fiori, frutti.
Poi comunque anche il palato e i sensi deputati agli aromi per chi di voi sia novello raccoglitore vanno allenati.
Sto parlando della Malva - Malva Sylvestris- pianta diffusa in tutta Europa, abbondante nelle pianure e anche tra i monti; cresce sino ai 1500 metri di altezza perciò in montagna, al margine dei boschi, la si trova facilmente.
Un vegetale dalle foglie carnose e dolci, specie quelle più giovani e tenere. Foglie da mangiare sia crude in insalata che cotte in risotti o zuppe o frittate.
Pianta dai fiori coloratissimi di rosa intenso sino ad arrivare al viola scuro, fiori che sono ottimi per decorare insalate sia raccolti in bocciolo sia giá completamente aperti. Il nome “Malva” deriverebbe dalla parola greca Malachè, che in greco significa lumaca. Questo a causa delle mucillagini di cui la pianta è ricchissima. Un’altra teoria linguistica invece fa riferimento al latino. Il nome verrebbe associato a “mollire alvum”, rendere molle, riferendosi alle sue spiccate proprietá emollienti. Il Sylvestris invece è riferito ai luoghi amati da questa pianta: al margine delle selve, dei boschi, come ho detto poco sopra.
Una pianta molto facile da riconoscere. Anche rispetto a due sue sorelle che appartengono alla stessa famiglia ma non sono commestibili. Mi riferisco alla Malva Cretica, dai fiori tendenti al bianco e dalle foglie decisamente diverse e alla malva Moschata, dai fiori rosa e anch’essa con foglie decisamente molto diverse.
Una volta individuata la pianta, sia in campagna sia in montagna, non vi resta che approfittarne, raccogliendola.
Come sempre non mi soffermerò a descrivervi le molteplici proprietá curative della Malva Sylvestris quando i suoi fiori, le sue foglie e le sue radici siano usate in fitoterapia attraverso tisane, estratti acquosi ed anche oli e creme ad uso esterno. Sappiate comunque che ha ottimi effetti sulla funzionalitá di stomaco e intestino, ha spiccate doti antinfiammatorie sulle mucose orofaringee ed ha anche effetti calmanti sul sistema nervoso in generale.
Queste doti benefiche sono dovute alla sua ricchezza in mucillagini, in tannini e in flavonoidi.
Ma per gli aspetti che interessano gli amanti della Alimurgia rimane un’erba molto buona da mangiare e da usare nelle varie preparazioni culinarie che vedano le sue foglie e i suoi fiori come ingredienti.
Tenendo comunque sempre presenti alcuni consigli che giá in altre mie righe vi ho dato: scegliere bene le zone di raccolta - lontane da traffico veicolare e da coltivazioni intensive e trattate chimicamente. Verificate che i proprietari dei terreni non abbiano posto divieti particolari. Se siete in zone protette - Parchi Naturali - osservate le norme locali e specifiche per la raccolta di piante e frutti. Non esagerate poi mai con le quantitá dei vegetali selvatici edibili da gustare nei vostri piatti, perché la loro potenza vitale (in sali minerali e componenti fito-attivi ) potrebbe dare, le prime volte che vengano gustati, reazioni fastidiose - effettivi purgativi- da verificare ad personam. Come sempre ricordiamo il buon Paracelso:
«Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.»
"Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto".
Detto questo, come sempre buona raccolta a tutte e a tutti. E…buon appetito.