L’estate, calda e afosa, é oramai un lontano ricordo ed é ora l’autunno la stagione con la quale dobbiamo rapportarci per le nostre raccolte alimurgiche a fini alimentari. In questo senso vi sono diverse oppurtunitá da cogliere e cercheremo di raggrupparle tutte insieme per motivare le vostre sgambate ottobrine.
Oggi voglio presentarvi un’altra erba selvatica di cui non ho ancor scritto, definita in molte antiche letterature come “erba magica”. Un erba , una pianta… molto buona . Buona per la salute e buona per essere consumata in tutte le sue parti edibili: foglie, fiori, frutti.. Sto parlando della Malva.
...eccomi di nuovo a voi per proporvi nuove “cacce vegetali” in natura; senza alcun spargimento di sangue. Non serve arma, se non un piccolo coltellino, e nemmeno carnieri. Solo qualche sacca di buona tela o qualche cestino adatto. Poi, anche quest’anno servirà la passione per le camminate e per salubri mangiate vegetariane o vegane se preferite.
...Qui entriamo nell’ambito di una millenaria collaborazione tra insetti, e cioé nello stretto rapporto che lega le api e la loro produzione di mieli da melate, alla Metcalfa Pruinosa, una piccolissima farfallina bianca, e agli afidi, che hanno nomi scientifici stranissimi e complicati.
In genere il bosco, specie quando questo sia fitto e formato da latifoglie o conifere, non ha molti fiori evidenti e in buon numero ai quali le api possano attingere nettare per produrre mieli. E allora da dove arriva la materia prima, zuccheri vegetali, per arrivare ai futuri mieli “di bosco”?
Inizierò, con le righe di oggi, a trattare un nuovo aspetto del nostro rapporto con gli esseri vegetali viventi.
Fino a poche settimane fa, quando i prati e le radure collinari o montane erano verdeggianti, abbiamo camminato la terra insieme, come diceva il grande Gino Veronelli,
per raccogliere foglie, radici o frutti edibili...
Il nome "Menta" per la nota pianta è stato usato per la prima volta da Gaio Plinio Secondo; scrittore, ammiraglio e naturalista romano. Questo nome deriva dal nome greco "Μίνθη". Questa Myntha era una ninfa dei fiumi diciamo sfortunata....
Ci sono alcune altre indicazioni in campo micologico che il vostro Erbaiolo di fiducia non può esimersi dal condividere con voi, amanti delle sgambate con scopi alimentari. Voglio parlarvi di una tipologia di funghi che sono proprio tipici della stagione tardo autunnale...
Tutti voi conoscerete alla perfezione il suo fratello più famoso: il mirtillo Nero, frutto che si può trovare oggi in ogni negozio di frutta e in diverse provenienze anche nella GDO e anche con dimensioni dei frutti mai viste sino a qualche anno fa, risultato di selezione intensa nella sua coltivazione. Ma il piccolo mirtillo rosso meno coltivato e non facile da trovare senza sgambare in montagna...
Certamente é una delle possibili raccolte a fini edibili più complesse e pericolose delle nostre passeggiate alimurgiche. É quella che vede come oggetto della ricerca e raccolta i funghi. Proprio di questi ultimi, e tra di loro quelli macroscopici (intendo i classici funghi colorati e con cappello di varie forme che popolano boschi e radure) intendo oggi parlarvi.
Camminando la terra prima del caldo infernale, per molti di voi sarebbe stato possibile imbattersi , natura frequentando, in un profumo insistente, inconfondibile, buono. Erano i fiori di una pianta bella e buona a diffondere quel profumo cosí invitante: era il Sambuco Nigra.
La raccolta viene effettuata in primavera, sempre comunque prima della fioritura che avviene all’inizio dell’estate in pianura,producendo un tipico fiore a palloncino, color bianco rosato, che i bambini usano come un piccolo petardo facendolo scoppiare tra le mani. Quando la pianta va a fiore le foglie divengono amare e un po’ coriacee, non eccessivamente buone da mangiare pur rimanendo commestibili. È una pianta che ama comunque gli incolti, gli argini assolati, i terreni poveri.
Il suo nome é Portulaca Oleracea ed é un nome che per assonanza porta facilmente al suo nome volgare di erba Porcellana, insomma quella da dare ai porci per dirla papale papale. Ma svariati sono i nomi dialettali che prende in diverse Regioni italiche. Alcuni esempi per curiosare tra le lingue locali: porcacchia (Marche), precacchia (Abruzzo), perchiacchia o purcuacchia (Molise), porcacchia o perchiacca (Basilicata), pucchiacchèlla, chiaccunella (Campania) grassulida (Calabria).
L'ortica si può apprezzare sia cruda (solamente i germogli più teneri) che cotta. Lessata, condita con olio e limone, o ripassata in padella con olio o burro. Ripeto che durante la cottura i peli urticanti scompaiono;sono termolabili. Può essere utilizzata anche come ripieno per torte salate e agnolotti.
Il progetto Filierba nasce principalmente per diffondere e riproporre la cultura del pascolo. Il ciclo degli sfalci stagionali, la biodiversitá prorompente dei prati montani, e anche in futuro di quelli di pianura. Per garantire una elevatissima qualitá nutrizionale per gli erbivori da latte allevati in modo estensivo e “pascolanti”.
Noi lo chiameremo amichevolmente Luppolo selvatico. Interessanti e curiosi sono poi i suoi tanti nomi dialettali: luvertin in Piemonte, bruscandoli in Veneto, urticiòns in Friuli, luertis in dialetto Lombardo. Un rampicante fratello della canapa e appartenente alla stessa famiglia, quella delle cannabacee.
Un vegetale che, nei boschi collinari a ovest della cittá, nel periodo che va da metà aprile a metà maggio, si può dire invada ogni metro quadro sottostante le splendide faggete viennesi. É da millenni raccolto e consumato. Il suo aroma di aglio gentile, non invadente, che non ritorna in bocca, lo rende da sempre amato e usato in cucina.