11 NOVEMBRE 2024

IL TITANIC
CHE AFFONDA
IN UNA PIAZZA
DI PAESE

di LUIGI ALCIDE FUSANI




Condividi su:

Ho già parlato di Aurillac , uno dei festival più importanti d'Europa.

Quello che ho raccontato, però, non è sufficiente a far capire cosa è veramente un festival in Francia. Prima di tutto è un mercato.

Quando si arriva, dopo aver trovato una sistemazione, si va alla casa del festival a raccogliere la documentazione. Ho già detto che, se sei un addetto ai lavori, ti viene assegnata una casella postale con una etichetta che spiega chi sei e cosa fai. Chiunque ti voglia contattare ti lascia un bigliettino con le sue coordinate, e se ti interessa, vi incontrate.


(Aurillac)


Anche tu, se vuoi contattare qualcuno, fai altrettanto. Ad Aurillac, di caselle postali dei “professionel” ce ne sono più di cinquemila.

In più ogni giorno, in giardini ombrosi, ci sono conferenze, aperitivi e incontri con i rappresentanti delle principali compagnie.

Invece quello di cui non ho ancora parlato e che invece è importantissimo, è “le comptoir des montreurs”... potremmo tradurre “la vetrina del negozio”.

Io l'ho scoperto perché un amico, Nikola Martin, della compagnia Inko' Nito quell'anno aveva uno spazio al Comptoir, e mi aveva invitato ad andare a trovarlo.


(Aurillac)


L'avevo conosciuto al festival di Chalon-sur-Saone, dove aveva portato uno spettacolo magico: un'imbarcazione che aveva la forma della lampada di Aladino saliva e scendeva lungo il fiume mentre dalla punta della barca si alzava una figura eterea, bianca, ondeggiante... una specie di enorme fantasma, alto sette-otto metri. Il Genio, trattenuto sulla punta della barca, danzava seguendo una musica orientaleggiante. Noi spettatori, sui marciapiedi, affacciati lungo le rive del fiume, seguivamo la danza affascinante della lampada e del Genio.

Quando l'ho incontrato ad Aurillac, baci-abbracci e un invito: vieni al Comptoir a vedere... sto preparando un nuovo spettacolo.

Il Comptoir era dentro una vecchia scuola. In ogni aula due o tre postazioni in cui i rappresentanti delle compagnie esponevano fotografie, disegni, materiali promozionali dei loro spettacoli presenti o futuri. Lo scopo: proporsi a sponsor, finanziatori e acquirenti.



Nikola stava cucendo una specie di enorme omino Michelin, leggerissimo, gonfiabile, che doveva essere portato da un attore sui trampoli. Dai disegni si capiva che quattro di queste figure dovevano attraversare la città fino ad arrivare in una piazza, un chiostro, nel centro della città, dove avrebbero intrecciato una danza poetica.

Nella stessa stanza due donne tedesche stavano chiacchierando. Quando stavo per andarmene una delle due mi invita ad avvicinarmi. Era Clair Howells, Direttore artistico del Theater Titanick di Munster.

Per farla breve: mi mostra i materiali del loro spettacolo ispirato all'affondamento del Titanic, 1912. Un evento, una sciagura che alla fine della Belle Époque, e alla vigilia della Grande Guerra, lascia presagire tutte le sciagure e le catastrofi che segneranno il '900. Ho opzionato lo spettacolo e l'ho portato in Italia.



Lo spettacolo è preceduto da una performance lunga tre giorni.

La compagnia arriva nella piazza che accoglierà lo spettacolo con due TIR carichi di materiali. Una quindicina tra attori e tecnici inizia a scaricare scenografie, fari e tubi metallici per costruire delle torri da cui sarà illuminato lo spazio scenico, e legno, tanto legno.

I materiali vengono distribuiti su tutta la piazza e i carpentieri iniziano a costruire una nave lunga una quindicina di metri. Dappertutto risuonano colpi d'ascia sul legno e di martello sul metallo. Sembra un vero cantiere navale.



Io accompagno la Clair dai Vigili del fuoco: per lo spettacolo hanno bisogno di acqua, tanta acqua e per di più “in pressione”. Quella della colonnina che c'è in piazza non basta. E poi c'è da riempire uno strano frigorifero.

La sera dello spettacolo la nave è pronta.

Due piani: al piano di sotto un piccolo gruppo di “dannati” stanno armeggiando intorno a caldaie che sputano fuoco e fuochi. Di sopra, il capitano, un pancione col sigaro in bocca, passeggia sul ponte e sta aspettando i viaggiatori,

Su una macchinetta che sembra una Dune Buggy arriva una gran dama (è la Clair).



La accolgono delle autorità... forse l'armatore. Baci-abbracci e musica. Parte la bottiglia di champagne, i pompieri aprono l'acqua e la nave comincia a navigare fendendo due onde vigorose. In realtà la nave è ferma, sono i getti d'acqua che vengono sparati contro la prua dagli idranti dei pompieri a dare l'effetto delle onde.

Al piano di sopra si balla, si banchetta, ci si diverte. Al piano di sotto, i dannati, in canottiera, sudano.

Dopo qualche minuto, un enorme blocco di ghiaccio (ecco a cosa serviva quello strano frigo!) entra in scena e corre a schiantarsi contro la prua della nave, che va in frantumi.



Nella realtà era stata la nave a schiantarsi contro l'iceberg, ma lo scambio dovuto al moto relativo fa un effetto teatralissimo.

Il blocco di ghiaccio, in effetti, era solo un guscio, di ghiaccio. All'interno era pieno di acqua, per cui, quando si è schiantato contro la nave, il guscio si è rotto, e l'acqua che era all'interno ha inondato la scena, che era già completamente allagata.

A quel punto, i viaggiatori di prima classe, gli attori del primo piano cercano la salvezza salendo a bordo delle scialuppe di salvataggio, che altro non sono che un paio di vasche da bagno che quando vengono “calate in mare” si rovesciano miseramente, e i viaggiatori di prima, cominciano ad annaspare miseramente nel mare, sull'asfalto.



Intanto l'incendio divampa al piano terra, e i macchinisti cercano disperatamente di spegnere le fiamme che si stanno mangiando la nave, mentre l'orchestrina al primo piano continua a suonare.

A poco a poco le fiamme si spengono, i rumori si attutiscono, l'agitazione cessa, le luci si affievoliscono e poi si spengono. Il Titanic è naufragato, e con esso il delirio di onnipotenza dei suoi costruttori. Buio, silenzio. Gli attori si rialzano. Il pubblico esplode in un applauso fragoroso che è quasi un boato.

Dopo spettacolo.

Una bella signora molto elegante mi si avvicina e mi chiede se sono io il responsabile dello spettacolo. Chiede i danni: tutta quell'acqua ha infradiciato le sue splendide scarpe di Prada. Le dico che mi dispiace e che è per problemi come questo che per ogni spettacolo viene stipulata una opportuna assicurazione... e la abbandono alla segretaria del festival.







ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI



© Tutti i diritti riservati

Condividi su:

Foglieviaggi è un blog aperto che viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini presenti sul sito www.foglieviaggi.cloud provengono da internet, da concessioni private o da utilizzo con licenza Creative Commons.
Le immagini possono essere eliminate se gli autori o i soggetti raffigurati sono contrari alla pubblicazione: inviare la richiesta tramite e-mail a postmaster@foglieviaggi.cloud.
© foglieviaggi ™ — tutti i diritti riservati «all rights reserved»