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DAL PICCOLO PEVERO ALLA TAVERNA BLU


di MANUELA CASSARÀ

Fotografie di Manuela Cassarà

3 set 2020

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Ieri sera benvenuto benevolo al Grazia Deledda, unici ospiti dell'agritusmo di sole dieci camere. Malox evitato, nonostante la cena non fosse dietetica. Merito del km 0 di ogni ingrediente e della bravura di Vera, ex badante ucraina ora factotum, la cui storia, stamattina, mi ha già spezzato il cuore e il cui liquore di mirto, ieri sera, meriterebbe un oscar. Prenotato bottiglia per digerire il ritorno.


Colazione Covid Style, quindi non memorabile: tutto confezionato, lo yogurt, le marmellate, tutto, eccetto la brioche di giornata. Niente buffet e dolcetti fatti in casa. Mi sta bene; sarà più facile essere parchi in previsione delle cene a misura di Gallura.

Sopralluogo alla spiaggia consigliata: Piccolo Pevero. Una bella baia, con cospicuo numero di "ferri da stiro" ormeggiati in rada. Parcheggio parzialmente pieno, costo modico: €1,50 l'ora. Ombrelloni e lettini meno modici: si possono avere per €50 la prima fila, 40 la seconda, 30 la terza. Calmiere o cartello, il prezzo si rivelerà ricorrente. Ricordando il Mani, in Grecia, dove i medesimi costavano un decimo, non ero preparata. Comunque erano vuoti. Tutti. La gente, una trentina di persone, romani per lo più, era concentrata a destra e a sinistra, su due fazzoletti di sabbia liberi. Possibilmente erano congiunti, probabilmente anche affittuari delle belle ville coperte di bouganville, a ridosso della spiaggia.

Meglio specificare: questa è la nostra prima volta in Sardegna. Quindi chiedo venia preventiva per le future ingenuità e banalità che faranno sorridere gli habitué. Porto Cervo, Porto Rotondo, Baia Sardinia, nomi altisonanti, ville altolocate, spiazzi manicurati, ogni piazzola e rotatoria turgida e tosata come un campo da golf. Datemi pure della parvenue, ma visto che per fare una doccia qui devi pagare un obolo, deduco che l'acqua sia un lusso; eppure queste aiuole fiorite, questi prati perfetti, hanno un che di tropicale, quasi piovesse ogni giorno. Il posto, sia chiaro, non ci affascina. Abbiamo altri gusti, ma andava visto, e poi siamo consapevoli della sua bellezza nonostante tutto. L'Aga Khan ci aveva occhio.

Arrivati a Baia Sardinia, ci siamo spiaggiati e ombrellonati, rassicurati dai lettini distanziati e spruzzati, seduta stante, con tanto di disinfettante dal premuroso bagnino. Gente ce n'è, ma niente calca. Il compagno di vita, inspiegabilmente snob, mi fa notare che il genere gli ricorda la buzzicona del film di Sordi. Da lui non me l'aspettavo.

Segue giro di ricognizione ad Arzachena, alla quale non avrei dato un copeco se non fosse stato per tre inaspettate scoperte: Il museo più piccolo del mondo, una stanzetta piena di polvere e storia; la scalinata decorata della chiesa dedicata a Santa Lucia, protettrice della vista, edificata grazie ad un ex voto nel 1904 con i suoi 76 scenografici gradini arcobaleno, che si stagliano, come un fondale dipinto, in fondo a via Garibaldi. E infine, e chiedo scusa agli altzaghenesos, il Grande Finferlo, una formazione rocciosa che sovrasta la cittadina, definita più dignitosamente: Il Fungo. Però sembra davvero un finferlo.

E infine, in serata, su consiglio di un'amica, che condivido, cena alla Taverna Blu di Cannigione, un ristorante senza pretese in una stradina perpendicolare al lungomare: tovaglie di carta colorate, la simpatia di Diego e tanta qualità. Quei polipetti in guazzetto chiedevano un bis , idem gli spaghetti vongole e bottarga. Seadas finale, colpo di grazia. Tutto condiviso con l'amato bene. Vi dico solo che lui, solitamente incontentabile e fastidiosetto, vorrebbe tornarci ogni sera. Per i prossimi 365 giorni. Credetemi, una garanzia. In quanto a me, spero di passare la nottata.
P.S.: prenotare, decisamente.

(2 - continua)

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