Nel corso di questo meraviglioso viaggio abbiamo
toccato alcuni punti dolenti, cioè le zone in cui si
svolsero le battaglie della spedizione italiana contro i
greci durante la seconda guerra mondiale, nel durissimo
inverno, tra montagne difficili e fiumi allora
impetuosi. Per esempio, il Ponte di Perati, passaggio
obbligato per guadare il fiume Sarandaporos, affluente
del Vjosa, dove fanteria, artiglieria, Alpini della
Brigata Julia e Bersaglieri furono mandati praticamente
al macello contro i greci, una carneficina che costò
migliaia di morti.
Un coro degli Alpini si intitola
appunto "Sul Ponte di Perati" e ne riporto solo alcuni
versi: "Sul ponte di Perati/bandiera nera:/è il lutto
degli alpini/che va alla guerra./La mejo zoventù/che va
sotto tera./Quelli che son partiti/non son tornati,/sui
monti della Grecia/sono restati”.
Il ponte degli anni ’40 è tuttora distrutto e abbandonato e ne restano
due tronconi soltanto



C’è una targa commemorativa, un po’ malmessa ma
leggibile. Come ricordo e omaggio alle migliaia di morti
di quella insensata carneficina ho raccolto un sassolino
che conservo gelosamente.

Con il sole, proseguiamo verso Korça (Corizza), dove
viene prodotta la birra più diffusa in Albania, la
Korça. Nota come la Piccola Parigi d’Albania, 75.000
abitanti, 850 metri sul livello del mare, è meta
romantica per eccellenza, con le sue strade
acciottolate, i palazzotti antichi, il vecchio bazar
riportato a nuova vita con tanti bar e localini dove si
fa anche musica dal vivo.
A Korça nel 1887 fu fondata la
prima scuola di lingua albanese, all’inizio (ovviamente)
per soli maschi – purtroppo, essendo arrivati a metà
pomeriggio, tutti i vari musei e luoghi di cultura erano
chiusi. Oggi l’edificio ospita il Museo Nazionale
dell’Istruzione, oltre un bellissimo cancello decorato
con due calami.


Mi è molto piaciuta la facciata del teatro “Andon Zako Çajupi”, con mascherone triste e mascherone sorridente. Inaugurato nel 1950, fu ristrutturato nel 2016 ed è uno dei “gioielli” architettonici della città.

Dopo la pedonale che parte da qui, si arriva alla
Moschea Iljaz Mirahorie e oltre il giardino dietro alla
Moschea appare la Cattedrale ortodossa della
Resurrezione. Ovviamente era chiuso anche il Museo
Nazionale di Arte Medievale, che ospita una preziosa
collezione di icone bizantine e alcune opere di Onufri,
il più famoso autore di icone dei Balcani.
La mia cena,
causa possente mal di testa, è consistita in un
bicchiere di acqua, però frizzante, mentre i miei
commensali si spazzolavano delizie locali. Una
corroborante e gelidissima passeggiata ci ha riportato
al nostro riparo notturno – fino a tarda notte si sono
sentite le TV accese a volume, diciamo, “festaiolo”. Ho
saputo poi la mattina dopo che era la serata finale di
una sorta di Grande Fratello VIP, per cui i giovani
albanesi vanno pazzi. Per la cronaca, è stato vinto da
Ilir Shaqiri, un ballerino professionista che vive da
anni in Italia.
La mattina dopo, siamo partiti per Ohrid (Ocrida) e l’omonimo lago. Dopo la sosta obbligata alla frontiera, con meticoloso esame di passaporto e green pass, siamo entrati in Macedonia del Nord. La prima tappa per l’immancabile caffè o çai mali in una specie di baracchetta all’inizio di un parco, con un bunker trasformato per rallegrare l’area, e placidi cigni.
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