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ALBANIA-MACEDONIA / 6
Il Ponte di Perati, Korça, Ohrid

La zona delle battaglie della spedizione italiana contro i greci durante la seconda guerra mondiale, tra montagne difficili e fiumi allora impetuosi.

di LUISA PECE

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Nel corso di questo meraviglioso viaggio abbiamo toccato alcuni punti dolenti, cioè le zone in cui si svolsero le battaglie della spedizione italiana contro i greci durante la seconda guerra mondiale, nel durissimo inverno, tra montagne difficili e fiumi allora impetuosi. Per esempio, il Ponte di Perati, passaggio obbligato per guadare il fiume Sarandaporos, affluente del Vjosa, dove fanteria, artiglieria, Alpini della Brigata Julia e Bersaglieri furono mandati praticamente al macello contro i greci, una carneficina che costò migliaia di morti.

Un coro degli Alpini si intitola appunto "Sul Ponte di Perati" e ne riporto solo alcuni versi: "Sul ponte di Perati/bandiera nera:/è il lutto degli alpini/che va alla guerra./La mejo zoventù/che va sotto tera./Quelli che son partiti/non son tornati,/sui monti della Grecia/sono restati”.

Il ponte degli anni ’40 è tuttora distrutto e abbandonato e ne restano due tronconi soltanto


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(foto di repertorio)


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(foto di Bledi Bakia)


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(foto di Bledi Bakia)


C’è una targa commemorativa, un po’ malmessa ma leggibile. Come ricordo e omaggio alle migliaia di morti di quella insensata carneficina ho raccolto un sassolino che conservo gelosamente.



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(foto di Bledi Bakia)


Con il sole, proseguiamo verso Korça (Corizza), dove viene prodotta la birra più diffusa in Albania, la Korça. Nota come la Piccola Parigi d’Albania, 75.000 abitanti, 850 metri sul livello del mare, è meta romantica per eccellenza, con le sue strade acciottolate, i palazzotti antichi, il vecchio bazar riportato a nuova vita con tanti bar e localini dove si fa anche musica dal vivo.

A Korça nel 1887 fu fondata la prima scuola di lingua albanese, all’inizio (ovviamente) per soli maschi – purtroppo, essendo arrivati a metà pomeriggio, tutti i vari musei e luoghi di cultura erano chiusi. Oggi l’edificio ospita il Museo Nazionale dell’Istruzione, oltre un bellissimo cancello decorato con due calami.

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(foto di Luisa Pece)


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(foto di Luisa Pece)


Mi è molto piaciuta la facciata del teatro “Andon Zako Çajupi”, con mascherone triste e mascherone sorridente. Inaugurato nel 1950, fu ristrutturato nel 2016 ed è uno dei “gioielli” architettonici della città.



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(foto di Luisa Pece)


Dopo la pedonale che parte da qui, si arriva alla Moschea Iljaz Mirahorie e oltre il giardino dietro alla Moschea appare la Cattedrale ortodossa della Resurrezione. Ovviamente era chiuso anche il Museo Nazionale di Arte Medievale, che ospita una preziosa collezione di icone bizantine e alcune opere di Onufri, il più famoso autore di icone dei Balcani.

La mia cena, causa possente mal di testa, è consistita in un bicchiere di acqua, però frizzante, mentre i miei commensali si spazzolavano delizie locali. Una corroborante e gelidissima passeggiata ci ha riportato al nostro riparo notturno – fino a tarda notte si sono sentite le TV accese a volume, diciamo, “festaiolo”. Ho saputo poi la mattina dopo che era la serata finale di una sorta di Grande Fratello VIP, per cui i giovani albanesi vanno pazzi. Per la cronaca, è stato vinto da Ilir Shaqiri, un ballerino professionista che vive da anni in Italia.

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(foto di Luisa Pece)


La mattina dopo, siamo partiti per Ohrid (Ocrida) e l’omonimo lago. Dopo la sosta obbligata alla frontiera, con meticoloso esame di passaporto e green pass, siamo entrati in Macedonia del Nord. La prima tappa per l’immancabile caffè o çai mali in una specie di baracchetta all’inizio di un parco, con un bunker trasformato per rallegrare l’area, e placidi cigni.



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