Ci sono anche uomini e ragazzi tra le vittime di violenza sessuale in questa guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Le denunce stanno arrivando anche a Pramila Patten, Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU per la violenza sessuale nei conflitti.
La vera grande novità non è la notizia, ma la pubblicità ottenuta da tali crimini, che nella maggioranza dei casi non vengono mai pubblicizzati, e comunque non durante il conflitto. Che cosa è cambiato? Primo, le vittime maschili sono diventate meno invisibili dopo che gli studi sulla violenza sessuale in guerra, per lungo tempo appalto del pensiero femminista, hanno subito una rivoluzione negli ultimi dieci danni. Secondo, in questa guerra che si combatte con lo stesso vigore sui due campi della comunicazione e di battaglia, la violenza sessuale contro gli uomini si presenta come un crimine ancora più efferato per la sua presunta eccezionalità, e aggrava la percezione dell’aggressione russa come impresa criminale.
Già dagli anni ’90 conosciamo la vittimizzazione degli uomini Bosniaci nel campo di detenzione di Omarska, dove furono soggetti ad orribili crimini, dagli stupri alla castrazione e al sesso forzato con membri della propria famiglia. Dalle molte ricerche che sono state condotte su quei crimini, oggi sappiamo anche che Omarska non fu un’aberrazione. Tra i primi a sollevare la questione della vulnerabilità degli uomini in guerra è stato lo studioso Adam Jones, un politologo all’Università del British Columbia in Canada, che ha coniato il termine di “gendercide”, il genocidio di genere, per evidenziare come gli uomini sono più spesso selezionati per essere uccisi, ma anche torturati.
L’Ucraina lo conferma, come ha detto l'altro giorno al Consiglio di Sicurezza l’Alto Commissario per i Diritti Umani Michelle Bachelet. In una ricerca sul conflitto in Congo, il 64.5% degli uomini intervistati hanno denunciato di essere stato esposto a violenze sessuali e il 20% di essere stato stuprato. In Uganda, il Refugee Law Project ha scoperto che più di un uomo su tre dei profughi congolesi ha subito violenze sessuali. Nel contesto del Sudan del Sud e dell’Uganda del Nord, il 30.4% dei profughi sudanesi ha subito violenze sessuali o assistito allo stupro di un uomo. In Syria, la violenza sessuale contro uomini ma anche individui che non si riconoscono in nessuno dei due generi è diffusa.
Gli obiettivi di questa violenza sono gli stessi di quella contro le donne: umiliare le vittime e allo stesso tempo terrorizzare la comunità, distruggendo la sua capacità di sopravvivere in quanto tale. I danni, sia fisici che psicologici, sono simili. Si va dalla distruzione degli organi genitali e della riproduzione alla devastazione dell’integrità psicologica e spirituale della persona. Solo per citare uno studio recente, un rapporto del Women’s Refugee Council del 2018 ha documentato che l’esercito del Myanmar, oltre a vittimizzare uomini e ragazzi, li ha costretti ad assistere alla violenza sessuale contro parenti, facendoli sentire impotenti a proteggerli. La stessa forma di violenza è successa in altri conflitti, in Bosnia per esempio, con lo scopo di degradare l’identità di protettore che è così legata al senso di mascolinità proprio di molte culture.
Stuprando le donne ucraine i soldati russi hanno voluto dimostrare l’incapacità dei loro maschi di proteggerle. Stuprando i maschi ucraini, hanno cercato di riscattare sia la propria dignità individuale offesa dalla disastrosa performance militare che quella nazionale, offesa dal rifiuto degli Ucraini di dirsi Russi.
Perché allora la denuncia della violenza contro gli uomini è una novità, se sappiamo che è frequente ovunque? In genere, gli uomini sono ancora più riluttanti delle donne a farsi avanti e quando lo fanno incontrano ancora più sospetti e umiliazioni. Le condizioni per la denuncia sono spesso sfavorevoli: l’omosessualità è illegale in 79 paesi del mondo, e denunce simili potrebbero paradossalmente avere come risultato l’arresto della vittima in quanto partecipe ad un rapporto sessuale omosessuale.
Se la polizia è ostile agli uomini così vittimizzati, medici e operatori umanitari non sono da meno. Soggetti a sterotipi come tutti, non riconoscono gli uomini che come responsabili di crimini e non come vittime, e sono poco disposti ad assisterli.
Fondamentalmente, agli uomini conviene denunciare la tortura, e non la violenza sessuale, che è incompatibile con nozioni dominanti di mascolinità eterosessuale. Lo stesso è vero per una nazione per la quale lo stupro di massa, di uomini e donne, rappresenta una umiliazione collettiva in contraddizione con l’immagine eroica e virile della resistenza. Ma oggi in Ucraina è in ballo la sopravvivenza della nazione e ogni denuncia contro la criminalità degli aggressori russi è parte della strategia di resistenza.