Comincia presto la giornata del sabato nel pellegrinaggio ai lager nazisti. Noi dell’Aned di Sesto San Giovanni-Monza scendiamo dall’ostello di Linz che il sole è appena caldo in un cielo limpido e senza nubi. Il pullman che ci porta al Castello di Hartheim, prima tappa del viaggio, va veloce in un paesaggio magnifico, il grande Danubio che ci scorre al lato della strada, piccole alture e campi coltivati fino all’infinito, verdi, gialli.
Attraversiamo paesi con le case dal tetto spiovente, chiese o piccole fortezze sui rilievi, mentre una lunga e ordinata pista ciclabile, sulla quale, sorprendentemente per noi italiani, corrono le biciclette e dopo una ventina di minuti si comincia a vedere da lontano la sagoma del castello. Qui, secondo me, c’è uno dei grumi più inquietanti della storia dell’umanità.
Il castello era stato costruito nel XVII secolo, ma nel 1938 era stato confiscato dai nazisti che vi hanno installato uno dei centri del Programma T4. La razza ariana, superiore, non tollerava coloro che in qualsiasi maniera la “inquinassero o la sminuissero”. Nessuno spazio per chi aveva problemi mentali o fisici e dunque con la complicità di medici sul territorio chiunque venisse individuato come appartenente a queste categorie veniva sottratto alla famiglia con la scusa di sottoporlo a cure adeguate, e assassinato. Si calcola che in un paio di anni qui furono eliminate 18 mila persone, donne e uomini, accomunati da menomazioni che per i nazisti erano insuperabili.
I problemi si individuano e si eliminano, secondo il convincimento di Hitler. E se sono esseri umani, non importa, sempre problemi sono. Poi però la Chiesa cattolica fece pressioni e il programma T4 venne sospeso. Ma ormai la guerra era cominciata e Hartheim venne riconvertito per fare esperimenti folli e per assassinare deportati, soprattutto quelli che avevano problemi fisici. Come Enrico Bracesco, comunista monzese, operaio alla Breda di Sesto San Giovanni, membro dei Gap. Aveva appena trasportato con un motocarro una partita di armi quando durante un inseguimento il veicolo si ribaltò, lui ebbe una gamba maciullata e all’ospedale di Monza gliela amputarono. Riuscì a scappare ancora dolorante dal nosocomio,ma venne arrestato, torturato, spedito col suo moncherino a Mauthausen e da qui ad Harteim dove venne assassinato.
Non si sa come né di preciso quando. Prima si riteneva fosse morto il 15 settembre 1944, ma la Croce rossa parla del 15 dicembre. La figlia Milena ogni anno viene fin qui e nel cortile del castello dove è morto il padre legge un saluto a quell’uomo che praticamente non ha conosciuto. Quando scomparve aveva due anni.
Ad Harteim è morto anche Francesco Cappellini, operaio della Breda e violinista in complessi amatoriali. A pochi chilometri da qui è stato assassinato il 5 aprile del 1945 Guido Valota, anche lui operaio della Breda e violinista. Nel cortile del Castello suona un concerto che emoziona tutti quelli della nostra delegazione, ma anche coloro che arrivano da tante parti dell’Italia, Mariela Valota, violinista di professione e nipote di Guido. Le sue splendide note che rimbalzano tra le mura sembrano evocare Cappellini ed il nonno, come se per qualche minuto ritornassero a suonare il loro strumento preferito.
Il posto fisicamente è bellissimo, come spesso succede per i lager. Una campagna fertile, recinti con pecore e caprette che belano allegre e mentre si depongono le corone sulla fossa comune gli uccellini riempiono il silenzio. La natura sembra essere del tutto indifferente a quello che gli uomini hanno fatto lì. Ma questo è un grumo inquietante. Non solo per la violenza che lì ha riempito stanze e mura. Ma perché noi abbiamo a lungo pensato che la disumanità fosse causata dall’ignoranza. Bestiale si dice dei bruti e in America latina i militari golpisti e torturatori sono “los gorillas”. Qui invece c’è la prova che i nazisti erano profondamente colti. Non solo amavano Mozart e Goethe. Ma l’impianto ideologico con cui hanno conquistato consensi è raffinato. Agli alunni veniva dato un problema: “Un handicappato costa allo Stato xxx marchi. Quanto costa in un anno? Quanto scuole si potrebbero costruire se ci fossero 100 handicappati in meno?”.
I medici e gli infermieri erano coloro che sceglievano gli assassinandi e li uccidevano. No, la cultura di per sè non salva, non è neutra. In alcuni casi moltiplica e rende più efficace la violenza e la disumanità.
Da Harteim via verso Steyr, sempre passando accanto al Danubio percorso da chiatte che portano sabbia e altre merci. Una regione piena di acque e nella cittadina si incontrano i due grandi fiumi Enns e Steyr. C’erano officine di guerra durante il nazismo nelle quali lavoravano italiani trascinati fin qui. Il 23 febbraio del 1944 70 morirono per un bombardamento che centrò la fabbrica chiusa a chiave dai nazisti e fecero la fine dei topi. Nel cimitero accanto ad un cippo che li ricorda ci sono le immagini di Pericle Cima e di Guido Valota che furono uccisi proprio dove i due fiumi si incontrano. Ogni anno ci si ritrova qui tra italiani e un gruppo di austriaci che hanno dato vita da anni ad un Comitato per la memoria.
Carl Rassmaier è il presidente e da decenni si batte, a volte contro l’ostilità dei suoi concittadini, perché anche gli austriaci prendano coscienza di quello che è successo in questi luoghi e delle loro responsabilità. Oggi con nostra piacevole sorpresa alla manifestazione si è presentato anche il sindaco di Steyr, Markus Vogl. Negli anni l’Aned di Sesto San Giovanni ha lavorato perché si costruissero rapporti di solidarietà e di fratellanza tra i popoli, quelli delle vittime e quelli dei colpevoli. Ma il futuro è possibile se questo incontro si moltiplica e si approfondisce.
Infine ancora lungo il Danubio, tra piste ciclabili, prati di senape e di colza, ortaggi si arriva a Gusen, sottocampo di Mauthausen, “Il cimitero degli italiani”. Qui sono stati uccisi 97 sestesi. Anni fa abbiamo portato una lapide con tutti i nomi degli assassinati e l’abbiamo attaccata al muro della stanza del forno dove sono stati bruciati. E’ una lista più lunga di quelle di varie nazioni europee. E domani è il giorno di Mauthausen.