Trovarsi
e perdersi
storia
dell'uomo
Affrontare il viaggio è come
affrontare la vita
Una recensione
di
ROBERTO ROSCANI
Il titolo dice tutto: “Per ritrovarti devi prima perderti”. Il perdersi e il ritrovarsi in questo libro di Franco Michieli (Ediciclo editore) non sono semplici richiami psicologici, ma alludono a qualcosa di più radicale, ad un modo di affrontare il “viaggio” che somiglia molto al modo di affrontare la vita. Leggendolo mi sono tornati in mente i romanzi di Cognetti, il racconto di quel legame solido e ombelicale con la montagna e il suo paesaggio, come i saggi da storico-antropologo di Harari. L’approccio infatti di Michieli risale proprio al rapporto tra l’uomo e la natura. Noi conosciamo una storia che non ha molto più di 10.000 anni ma l’uomo è sulla terra da molto più tempo. Per millenni (migliaia di millenni) ha vissuto da cacciatore raccoglitore, facendosi guidare dalla necessità di mantenersi in vita nel suo lunghissimo viaggio. Una specie che si è formata in una parte precisa del mondo e che da lì ha impiegato un tempo enorme per raggiungere tutte le terre, approfittando delle glaciazioni e dei sommovimenti geologici per farsi strada, o navigando su rotte incognite.
Per ritrovarti devi prima perderti
di Franco Michieli
Ediciclo editore
Euro 20,00
Oggi invece – dice Michieli – si viaggia solo con la carta geografica e si finisce inevitabilmente per battere strade già percorse. In realtà l’uomo non si muove all’interno della natura ma si nuove sulle tracce che gli uomini hanno lasciato come cicatrici sulla pelle del pianeta. Michieli vede la nostra terra un po’ come l’ha immaginata nel 1979 James Lovelock, il teorico di Gaia. Sostanzialmente come un essere vivente complesso fatto di tantissime parti sempre in relazione tra loro, nel quale ogni cambiamento influisce su tutti gli altri. Noi – penso ai moderni, persino a quelli che sono attenti alla natura – percepiamo invece le singole parti e non l’insieme.
Mi ha colpito nel libro l’esempio delle relazioni interne ad una foresta. Se è facile (ma lo è davvero?) percepire le relazioni tra gli alberi, le foglie cadute, l’erba, il sottobosco, gli animali che lo abitano - dai predatori agli insetti – meno facile è comprendere come esiste un mondo vivo sotterraneo che tutto connette, un mondo in cui i funghi (non pensate a quelli commestibili o velenosi che sono solo un millesimo di questo mondo) tengono insieme le radici degli alberi, in cui attraverso questa rete di relazione avvengono scambi di materia, dalle sostanze nutritive ai frammenti di DNA, di “conoscenza”.
Se il mondo è questo noi uomini (che a nostra volta siamo un misterioso composto di molte cose diverse, dalle cellule ai batteri, che utilizziamo per molte funzioni vitali e che sono in noi senza essere “umani”) abbiamo un ruolo che è insieme infinitamente piccolo e terribilmente ingombrante.
Michieli squaderna davanti al lettore un know-how antico e utilissimo. Racconta cos'è una mappa fisica, cos'è una bussola, come usarle e come metterle in relazione. Ma anche cos'è una mappa mentale, quel complesso informativo e sensoriale che, prima di affrontare un viaggio e poi a mano a mano che si procede in una esplorazione, costruisce dentro di noi una familiarità con luoghi e riferimenti e una relazione, anche sensoriale, con l'habitat nel quale ci muoviamo.
Oltre a essere un affascinante ripasso di tecniche d'orientamento che hanno accompagnato l'evoluzione umana e la scoperta del pianeta - la posizione del sole e delle stelle, le fasi della Luna - il libro di Michieli è nella sostanza una esortazione a riprendere la nostra antica abitudine di mettersi in movimento scegliendo ciò che non conosciamo. Insomma: di perderci all’interno del mondo per comprenderlo e per questa strada ritrovarci. Un viaggio non irresponsabile – l’autore certamente non ci vuole spingere a fare le pazzie del dilettante – ma al contrario attento e accorto. È probabilmente il viaggio più difficile.
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