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Il Tevere
dalla sorgente
al mare

Una guida atipica
al Grande fiume

Una recensione
di ROBERTO ROSCANI

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Camminare non è un esercizio fisico, non è passare del tempo su un tapis roulant (intendiamoci: fa bene anche questo, se non c’è di meglio), e non è neppure scegliere di andare da A a B usando le gambe al posto dell’auto. Camminare è una scelta più radicale, è osservare, stabilire un rapporto diverso tra te e i luoghi che attraversi. Stavolta il cammino non è di quelli clasici, non c’è nessuna Santiago de Compostela alla fine. Sì, si passa per Roma ma non lungo le vie dei pellegrini, bensì attraverso le vene disegnate dalla natura (e dall’uomo) per la bellezza di 433 chilometri. Che cosa è esattamente questo “Tutto il Tevere dalla sorgente al mare” (edito da Terre di mezzo, prezzo di copertina 17 euro)?

Correspondence Album Cover


Tutto il Tevere dalla sorgente al mare
di Pietro Vertamy

Terre di mezzo editore
Euro 17,00

Se cercate un libro che indichi il percorso e le difficoltà delle 23 tappe in cui è suddiviso il viaggio ce lo trovate certamente, ma il libro inizia a pagina 147 e dura giusto una trentina di pagine piene di informazioni utili (necessarie direi, visto che anche soltanto la mappa di questo viaggio non è tracciata semplicemente ma mette insieme argini, sentieri, carrarecce, vecchie strade asfaltate in disuso, piste ciclabili, sentieri segnati e ben tenuti ma anche passaggi con qualche margine di rischio) e anche di buoni consigli, il più curioso dei quali è l’indicazione di “a chi non bisogna chiedere informazioni”.



©Pietro Vertamy per OltreTevere


Il resto del libro allora cos’è: Pietro Vertamy, che ne è l’autore, di mestiere fa il fotografo, ma è anche cartografo e della sua biografia dice solo che vive da solo, insieme al suo cane, in un piccolo borgo in abbandono del Cuneese. Questo per comprenderne l’approccio. Lui sarà pure un solitario, ma quando cammina preferisce farlo con degli amici, stavolta lungo il Tevere si muove in un gruppetto di cinque persone tutte appassionate (anche professionalmente) di fotografia, a cui per qualche giorno i aggiunge qualche amico.

Il libro non è la narrazione dettagliata del viaggiare - “non sono mica Bruce Chatwin” si schermisce -, è un insieme di osservazioni e di riflessioni dedicate insieme ai luoghi che si attraversano (luoghi lontanissimi tra loro, dall’alto appennino di Monte Fumaiolo ai colli umbri all’ampia valle Tiberina che si allarga tra le spire del fiume dopo Corbara e fino ai margini della capitale, dalle periferie industriali fino a sentire l’odore salmastro del mare tra Ponte Galeria e Fiumicino), alle persone che si incontrano, al senso profondo del viaggiare e persino alla nascita del concetto d paesaggio che a noi sembra così naturale ma che in realtà è un portato della cultura, dell’iconologia, dell’uso che viene fatto della rappresentazione dei luoghi e della natura, nella pittura come nella letteratura. Quando si percorre un luogo avendo gli occhi aperti e il tempo per osservare, non si vedono soltanto delle cose.



foto Giuseppe Chiantera per OltreTevere


Il libro di Pietro Vertamy è proprio questo connubio: un asciutto manuale per camminatori, un godibile racconto per viaggiatori che hanno una meta, ma che non confondono la meta con il traguardo. Il volume cambia lungo il percorso, persino le parole del primo tratto, quello più naturalistico tra le montagne e i due bei paesi di Pieve Santo Stefano (famoso per il museo dei diari voluto da Saverio Tutino, un vecchio giornalista passato anche per l’Unità, appassionato della memorialistica degli umili) e di San Sepolcro. Qui il viaggio incontra esplicitamente anche l’arte, quella di Piero della Francesca e della sua bellissima Resurrezione. D’altra parte Piero è tra i protagonisti della pittura che inventa il paesaggio, non solo quello naturale ma anche quello urbano, stabilendo canoni e significati. Le tappe successive sono in un ambiente più dolce in cui il Tevere è talvolta vicinissimo con le acque che costeggiano vie sugli argini, e talvolta molto lontano, come nello scollinamento che porta da Todi a Baschi allontanandosi dal bacino artificiale del lago di Corbara, e che permette di incrociare bellissimi borghi quasi disabitati. Fino ad acquistare un diverso linguaggio quando la città si “mangia” il fiume.

Il rapporto tra Roma e il Tevere è stato storicamente stravolto con la nascita primo novecentesca degli argini urbani. Da romani il Tevere è qualcosa di invisibile che fa capolino solo da qualche ponte, qualcosa di nascosto in fondo a grandi mura di travertino. Vertamy e i suoi amici lo ripercorrono in basso, lungo lo zoccolo che sottostà ai muraglioni. Un percorso oggi riservato ai ciclisti, se va bene, o agli appassionati in una città che non ha mai ristabilito il suo rapporto sentimentale con il fiume.



foto da Pixabay


Il libro, che ha una veste editoriale molto tradizionale, ha una appendice digitale: il percorso, infatti si può rivedere (e anche vederne alcune immagini) su https://www.oltretevere.it e nelle pagine di Instagram che testimoniano questo viaggio e anche nelle pagine on line di un altro progetto curato da Vertamy che si chiama http://www.aroundthewalk.it/ . Ecco, forse è venuto il momento di pensare l’editoria di viaggio in maniera diversa mescolando di più parole, immagini, mappe, suoni (perché no?), rimandi verso fonti diverse di carattere pittorico o letterario. Ma intanto godiamoci questo viaggio lungo il Tevere, dalle sorgenti al mare.




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