L'ALTRO LATO
DI MISTER B.
Berlusconi visto da Vittorio Testa
Una recensione
di
FABIO ZANCHI
“Descrivi, non fare il furbo”. Le parole di Aleksandr Puškin mi sono venute in mente mentre leggevo “B”, il ritratto che Vittorio Testa ha scritto di Silvio Berlusconi. La frase chiave, che spiega tutto, si trova a pagina 50: “Vorrei far conoscere Berlusconi – scrive Vittorio, mio primo capocronista a Repubblica – come ho potuto captarlo io soprattutto in momenti lontani da telecamere e taccuini giornalistici”.
B – di Vittorio Testa
Prefazione F. De Bortoli
Diabasis
Editore
Euro 18,00
Il risultato è che “B” non racconta
soltanto il lato nascosto di Berlusconi ma, alla fine, il lato B di
un Paese come il nostro che è stato capace di regalarsi un
trentennio berlusconiano. E trent’anni sono lunghi, troppo lunghi
per illudersi che siano un caso, soltanto un accidente della natura.
Di Berlusconi si sa praticamente tutto. Di lui abbiamo accumulato,
negli occhi e nelle orecchie, una serie infinita di figure e
figuracce: le corna esibite in contesti internazionali, i cucù, le
smorfie da italico galletto davanti a Michelle Obama, la bandana, il
kalashnikov mimato per redarguire una giornalista troppo aggressiva
nei confronti del suo amico Putin, il giudizio irriferibile su
Angela Merkel. E poi l’uveite per schivare la convocazione in
tribunale, la nipote di Mubarak, il legame con Dell’Utri, le cene
galanti, le Olgettine. Un elenco praticamente infinito. In cui la
frequenza di vicende incredibili e inusitate spesso ha rischiato di
rendere non credibile tutto ciò che lo riguardava e ci riguardava.
Eugenio Scalfari, il direttore del quotidiano più
antiberlusconiano del panorama editoriale italiano, ebbe – come gli
è capitato spesso nella sua lunga vita professionale – l’occhio
lunghissimo nell’incaricare Vittorio di seguire il Cavaliere, senza
mai mollarlo. E Vittorio questo ha fatto: non l’ha mai mollato, a
costo di appostamenti e inseguimenti senza requie. Da grande
cronista qual è.
Il risultato è condensato in queste 180 pagine
ricchissime di aneddoti, particolari inediti, racconti gustosi.
Pagine che hanno più livelli di lettura, come si confà a un bel
libro. Berlusconi visto da vicino è impressionante per molti
aspetti. Ascoltarne le parole rinunciando per una volta al giudizio
che possiamo averne, a favore o contro, dà un po’ di angoscia nel
caso si resista alla tentazione di scambiarlo soltanto per un
italianissimo sbruffone.
Vittorio Testa è bravissimo, ancora una
volta, a descrivere senza furbizie. Bastano le parole di B,
allineate all’inizio di ognuno dei 33 (un numero che pare una
citazione evangelica: non casuale) capitoli. "Accusare me di
corruzione è come arrestare Madre Teresa di Calcutta"; "Dimostrerò
nero su bianco di essere eticamente superiore agli altri
protagonisti della politica europea"; "Sono in politica perché il
Bene prevalga sul Male"; "La tessera della P2? Quando la ricevetti e
vidi che mi classificavano come Muratore, la rimandai al mittente";
"Solo Napoleone ha fatto più di me". Qui sta uno dei pregi del
lavoro di Testa: rimettere in fila le cose che avevamo sentito e
che, colpevolmente, ci siamo dimenticati. E dal quel bravissimo cronista
che è, lo fa senza aggiungere niente di suo, se non la capacità di
individuare le cose che contano, senza lasciarsele scappare.
Ecco, il secondo livello di lettura oltre a quello di
documentazione su un fenomeno politico, riguarda il mestiere di
giornalista. “B” è un libro che tutti quelli che ancora sognano di
poter fare questo mestiere dovrebbero studiarsi. Per il rigore: in
quegli anni in cui abbiamo lavorato insieme, non ho mai visto
Vittorio tirarsi indietro. Ovunque fosse Berlusconi, lui gli stava
dietro pressandolo, ossessionandolo, costringendolo anche suo
malgrado a fornirgli il materiale per il prodotto che Scalfari
quotidianamente chiedeva al proprio inviato.
Lavoro non facile, dal
momento che per noi di Repubblica Berlusconi era proprio un
avversario. Ma Vittorio, anche se non tutti i suoi colleghi l’hanno
capito, non era un trinariciuto: più semplicemente (avverbio del
tutto improprio) era un grande professionista. Tutt’altra razza dai
“cronisti famigli” deplorati da Giorgio Bocca (grande amico di
Testa) in un ruvido commento sull’Espresso. Che l’inviato di
Repubblica non appartenesse a quel genere, lo aveva ben compreso
persino Berlusconi, che un giorno ebbe a dirgli: "Comunque lei è una
persona perbene, ma ho capito che mi stima ma non mi ama".
Infine: chi è B, visto da vicino? Qual è, davvero, l’uomo che,
nonostante tutto, è stato capace di catturare il favore della
maggioranza nel nostro Paese? Berlusconi, scrive Testa, è "un uomo
che è riuscito a tramutare ogni evento elettorale in un referendum
pro o contro di lui". Ma è l’ultima impresa tentata dal Cavaliere
che dice tutto. "Il sogno della Presidenza della Repubblica è tutto
interno a questo Io: un Arcitaliano incancellabile". Una sentenza
che, ancora una volta, parla di noi. Soprattutto. Il libro di
Vittorio Testa, come pochi altri, ci aiuta a capirlo.
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