Francesca
e il femminismo
nella casa
delle donne
Bologna, una storia
di lotta e militanza
Una recensione di
VICHI DE MARCHI
La chiamano violenza assistita e produce ferite nell’anima di chi, bambino/a o già adolescente, assiste impotente alle violenze domestiche di un padre che picchia ed umilia la madre. Crescere nella paura, covando la rabbia, rischiando di diventare da adulto un maschio picchiatore o una femmina passiva di fronte alla violenza non sono destini iscritti, ma rischi molto reali. A cui, per fortuna, sfugge Francesca: il suo essere stata testimone di una madre vessata e maltrattata la porterà a combattere per tutte le donne anche se non le risparmierà un percorso di dolorosa presa di coscienza dei guasti subiti.
Francesca è la protagonista di “…di lotta e di cura…” , di cui è autrice Maria Chiara Risoldi (Iacobelli editore). Si tratta di un racconto che, in realtà, è un accurato reportage sulla Casa delle donne di Bologna e, ancor prima, sui sommovimenti interni al movimento femminista, sulle sue riflessioni e anche sulle sue divaricazioni. Il tutto filtrato dalla voce narrante di Francesca, una delle protagoniste delle battaglie di quegli anni, che cresce con una grande determinazione a studiare e a lottare.
Solo che il femminismo “intellettuale” non la soddisfa. È convinta che non parli alle donne come sua madre. Loro hanno bisogno di luoghi e di azioni, a loro serve il fare concreto e a Francesca, nel suo agire femminista, serve qualcosa che le consenta di mettere assieme il simbolico di tanta preziosa teoria femminista con il reale. Lei vuole essere una sponda delle tantissime donne violate tra le pareti domestiche.
... Di lotta e di cura ...
di Maria Chiara Risoldi
Iacobelli editore
Euro 16
Nasce così, a Bologna, sua città natale, il primo gruppo sulla violenza domestica il cui zoccolo duro è rappresentato da 9 donne di età diverse, tra cui Francesca, allora studentessa di medicina. Sono loro, nel 1985, a dare avvio a un’esperienza, di studio e di elaborazione, che porterà alla nascita, sei anni dopo, della prima Casa delle donne, una realtà radicata a Bologna e prima in Italia.
Tra il fuori e il dentro di questa Casa si snoda il racconto-romanzo di Maria Chiara Risoldi, realissimo nella ricostruzione, accurato come un saggio e che regala, nella scelta di far agire personaggi “fiction”, un plot e una narrazione avvincenti che nulla tolgono, anzi accrescono, il valore documentale della realtà di quegli anni e di quelli a venire, sino quasi ai giorni nostri.
È una storia che si intreccia con quella delle istituzioni e con la ricerca di nuovi rapporti tra donne, che si confronta con la psicanalisi e con le norme giuridiche, che immagina e costruisce luoghi - le Case rifugio, i centri antiviolenza - che intercetta le nuove, drammatiche realtà delle migranti vittime di tratta e dei minori. O che si affaccia nell’orrore degli stupri etnici della guerra che porterà alla dissoluzione della ex Jugoslavia.
C’è la rete europea e internazionale di contatti da curare, la relazione preziosa con la Biblioteca del Centro documentario delle donne, perché non esiste azione senza pensiero e studio. Nel grande flusso della storia, scorrono i desideri femminili; anche quello di maternità. E che fare di una sessualità ferita, bloccata, congelata per colpa di modelli genitoriali devastanti? La psicoterapia offrirà forse a Francesca la chiave per riscoprire pulsioni positive e la capacità di versare lacrime salvifiche.
L’autrice tocca – ed è questa una ricchezza del romanzo-saggio – molti piani. Giornalista, psicoterapeuta, collaboratrice fin dagli inizi della Casa delle donne per non subire violenza, riesce, grazie alla sua militanza e alle sue diverse esperienze professionali, a raccontarci una storia intessuta di fatti ma ricca di sentimenti, che scruta la realtà e racconta l’anima.
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