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Urss
utopia
e tragedia

Storia di una famiglia
e della cioccolata calda

Una recensione di
MASSIMO CECCONI

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Ci vuole una buona dose, combinata e composta, di determinazione e di costanza per affrontare la lettura di un libro di 1129 pagine che sembra non finire mai e che, al contempo, si vorrebbe non finisse mai.

Una lunghissima avventura narrativa che mescola Storia, con la esse maiuscola, e storie, odi e affetti, drammi, tragedie e rare serenità con un sapiente dosaggio di elementi letterari, costruiti con assoluta padronanza dell’intreccio e dell’uso della parola e delle immagini evocate.

L’io narrante è una giovane donna (Niza) che, nel 2007, partecipa al lettore le vicende lunghe un secolo della sua tormentata famiglia. Di se stessa dice: ”Il mio nome contiene una parola, una parola che nella nostra lingua significa cielo. Za”.

Correspondence Album Cover


L'ottava vita (per Brilka)

di Nino Haratischwili

Marsilio Editore
Euro 24

Il racconto è cadenzato in otto capitoli, tutti dedicati a personaggi femminili tranne uno, mentre l’ottavo e ultimo, dedicato alla giovane Brilka, è tutto da scrivere come le pagine bianche che lo compongono.

Le vicende si svolgono quasi completamente in Georgia a partire dai primi anni del ‘900, quando un maestro pasticciere inventa una ricetta magica di cioccolata calda, di cui non si possono rivelare gli ingredienti, che segnerà i momenti più significativi della vita della famiglia protagonista del romanzo.

Le sorelle Stasia, visionaria amante della danza, e Christine, dalla bellezza dannata, sono le interpreti principali dei primi due capitoli giusto quando avviene la Rivoluzione d’Ottobre, le cui conseguenze accompagneranno con ingombrante incombenza le vicende della famiglia Jashi, che corrono in parallelo con la storia dell’Unione Sovietica e dei suoi controversi protagonisti.

Anzi il “Piccolo Grande Uomo” (Berija) determina direttamente il futuro della famiglia, mentre “Il Generalissimo” (Stalin) ammanta di terrore l’intero Paese.





Le miserie, le sofferenze e le speranze dell’Unione Sovietica, politiche e umane, segnano i rapporti tra i vari elementi della famiglia nella quale si distingue, per attaccamento ortodosso al potere, solo Kostja, nato nel 1921, per cui testimone attivo della guerra e della resistenza contro l’invasione nazista. A lui è dedicato il terzo capitolo.

Mentre Kostja è uomo di apparato, temuto e riverito, la sorella Kitty (capitolo quattro) vive una terribile esperienza umana che la spinge all’espatrio. Scriverà, dall’Inghilterra dove si è rifugiata dopo la fuga dall’URSS, una pagina parallela alle vicende della propria famiglia alla quale la legano sentimenti contrastanti.

Lo sbriciolamento dello stato sovietico si avvolge attorno alla figura di Elene (capitolo cinque), figlia amatissima di Kostja, che interpreta il fallimento estremo di un’utopia che, forse, non è mai stata tale.

Sua figlia Daria (capitolo sei), nata nel 1970, il cui nome contiene la parola caos, segna il drammatico passaggio dal sovietismo alla nuova fragilissima democrazia nella quale ha un ruolo fondamentale Michail Gorbaciov, poco amato dal popolo, nella sua disperata impresa di traghettare la Russia oltre i lunghissimi anni del potere comunista.





Anche Niza (capitolo sette), nata nel 1973, sottolinea gli anni bui a cavallo della caduta del muro di Berlino.

Anche lei, come la prozia Kitty, si è rifugiata all’estero, in Germania, da dove riallaccia i rapporti con la nipote Brilka, nata nel 1993, figlia della sorella Daria, per chiudere o tentare di chiudere un cerchio segnato dagli effluvi perniciosi della magica cioccolata calda, inventata dal trisavolo Ketevan.

È significativo che il cognome della famiglia, in una marcata discendenza al femminile, sia per tutte e tutti Jashi, il cognome del marito di Stasia, nata nel 1900, tenente della Guardia Bianca e poi ufficiale dell’Armata Rossa. Tutti gli altri uomini che compaiono nel racconto lungo un secolo hanno apparizioni fugaci e contrastate, e nessuno di loro trasmetterà il proprio nome alle figlie.





Nell’intreccio complesso e tormentato del racconto, accanto a decine e decine di personaggi, molti dei quali decisivi per imprimere alla vicenda un’autentica plausibilità, si disegna il tortuoso viaggio della famiglia Eristavi, le cui epifanie sono ineluttabilmente segnate dalla tragedia.

“L’ottava vita” è un romanzo di enorme respiro civile, spesso straziante, commovente e liberatorio, storico e sconvolgente, addirittura definitivo.

Nell’ultima pagina del romanzo Niza dice alla nipote Brilka: “Sii tutto quello che noi eravamo e non eravamo. Sii un tenente, una funambola, un marinaio, un’attrice, un regista, una scrittrice, sii rossa e bianca o blu, sii il caos e il cielo e sii loro e io e non essere tutto questo, e soprattutto danza infiniti pas de deux. Ti ho scritto tutte le parole che possedevo”.

L’autrice, Nino Haratischwili, nata a Tblisi nel 1983, è riuscita con grande efficacia a restituire credibilmente il clima di un grande Paese che ancora ai nostri giorni è popolato dai fantasmi del dramma e della tragedia.




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