È tutto
un caso?
Occhi da manager
sui segreti della natura
Una recensione di
FABRIZIO FUNTÒ
Un curioso libro di Luigi Epomiceno ci spinge a cercare nelle sue pagine la risposta ad uno dei quesiti fondamentali della nostra esistenza.
Noi forse, e sottolineo forse, sappiamo da dove proveniamo. A malapena sappiamo chi siamo. Ma su dove stiamo andando, credo che ci sia una tale nebbia che arrischiarsi a fare ipotesi coincide quasi con l’elucubrazione profetica. Con la strogolazione.
Perché il mondo è così come è? Su che pianeta siamo finiti?
Il bello di questo libro — ("È tutto un caso? Enigmi della natura da scoprire e raccontare", Harpo edizioni) sta proprio nella storia, credo casuale, che ha portato Epomiceno a contatto con una natura di cui nemmeno sospettava l’esistenza. Anzi di due nature. Una è quella che vediamo tutti, il mondo con la sua infinita e sorprendente diversificazione nei tre regni della tassonomia biologica. L’altra è quella che non si vede, la natura interiore.
Non scrivo tutto questo a caso, perché Epomiceno arriva a considerare l’infinita varietà del mondo partendo da una posizione di manager finanziario. Ce lo immaginiamo, infatti, dietro scrivanie presidenziali, con i piedi sul tavolo, a scorrere resoconti finanziari, in stanze dall’atmosfera rarefatta, con stuoli di segretarie in tiro, pronte ad accorrere ad ogni starnuto del capo. Forse, in quegli ambienti, in un angolo, c’è anche un ficus che fa capolino dietro una libreria piena di codici.
In quegli ambienti, quando si parla di oggetti di natura, li si chiama “derrate alimentari”, trasportate in container interessanti solo perché vengono acquistati e rivenduti migliaia di volte nel tragitto che percorrono dal produttore al consumatore. La banana che sfamerà a merenda tuo figlio, durante il suo viaggio che lo porterà sulla tua tavola, ha consentito a decine di operatori di borsa di arricchirsi a dismisura o di finire sul lastrico.
E tutto un caso?
Enigmi della natura
da scoprire e raccontare
Luigi Epomiceno
Harpo Editore
Euro 23
Ecco, questa era la natura — immaginiamo noi, beninteso — di cui si occupava il manager in carriera, Mr. Epomiceno. Poi succede qualcosa che, leggiamo nell’introduzione, lo porta dapprima a dirigere il WWF Italia. E poi lo porta a diventare direttore generale dello Zoo di Roma (sono scorretto, lascio i termini tipo “bioparco” ad altri — sebbene l’autore chiarisca che si tratti di due cose diverse: per noi è lo Zoo e rimarrà sempre lo zoo.).
Ed ecco che la natura entra prepotentemente nella vita del manager. E grazie a questo libro, composto di articoli apparsi su una rubrica di questo sito (foglieviaggi.com), “Una finestra sulla Natura”, entra nella vita di tutti noi attraverso un punto di vista speciale e singolare. Del tutto originale.
E qui occorre parlare del mondo invisibile di Epomiceno, quello che affiora in contrappunto con Madre Natura, e che lo arricchisce e lo rende prezioso: la natura della storia umana di “Luigi”, lasciatemi dire, cioè dell’autore dei racconti. La “forma” che hanno queste venti pennellate narrative è quella di un continuo contrappunto fra il ragazzo che era “Luigi” prima di diventare “Mr. Epomiceno”, manager in carriera, e l’animale di cui ci sta raccontando le peripezie, e la sua importanza nella concatenazione del mondo.
Ci sono mille spunti personali, mille riflessioni della sua storia privata, che ci fanno sentire lo scrittore dalla nostra parte, di noi profani. Lui ci fa da vedetta, da infiltrato nel mondo della bioscienza. Gli animali e le piante di cui parla non sono quelle di Quark, di una narrazione paternalistica dove Mr. Angela sa tutto e voi, poveri spettatori, non sapete niente, e allora vi spiega lui come stanno le cose. E vi annoia sempre un po’.
No, Epomiceno è con noi nella scoperta neofita del mondo degli animali. Certo lui ora ne sa più e meglio anche di un superesperto, perché da direttore dello zoo ha dovuto documentarsi, studiare, capire le problematiche di ciascuna specie animale e vegetale che arricchisce il giardino ritagliato dentro Villa Borghese. Ed infatti c’è sempre un esperto fra i biologi o i custodi, che gli racconta vita, morte e miracoli della specie in oggetto di attenzione. Ma tutto questo sarebbe niente se, inframezzati nel racconto, non ci fossero i suoi ricordi.
Come quella volta che si “imbucò”, con un gruppo di amici, al Palasport per il concerto degli Yes, il suo mito, e finì nei camerini dei cantanti, riuscendo a farsi dare l’autografo da loro prima di gettarsi nell’arena e gustarsi il concerto “a gratis”. Ebbene, questa reminiscenza si intreccia con la storia di un piccolissimo pesce, “the fish”, che poi era il soprannome di uno dei membri del famoso gruppo rock. E così via.
Ciascuna delle venti storie è inanellata con quel retroterra di ricordi, di pensieri, di osservazioni sulla bestia umana, “l’animale più feroce del mondo”, come si leggeva sotto lo specchio che salutava i visitatori dello Zoo del Bronks, dove Luigi ha vissuto tutta la sua infanzia prima di approdare a Roma, adolescente, a rimorchio della famiglia.
E qui permettetemi di aggiungere un ricordo personale. Luigi entrò un giorno nella mia classe al Liceo Morgagni di Roma. Parlava un italiano molto approssimativo, da emigrante — per intenderci. Ma in inglese non lo batteva nessuno. Questa fu la base del nostro rapporto iniziale, più commerciale che amichevole, che si sostanziava durante i compiti in classe delle rispettive materie.
Poi l’amicizia si irrobustì. Ci si scambiavano idee, qualche volta anche idee scritte, racconti, piccole dissertazioni. Erano prove di scrittura, e già allora Luigi aveva un cuore narrativo palpitante, che probabilmente, terminati gli studi universitari e partito per frequentare il Master in economia nella sua terra adottiva, gli Usa, ha dovuto reprimere in omaggio alla sua professione e alla sua carriera.
Ma al cuor non si comanda. Sicché, durante una delle interminabili diatribe con il direttore di foglieviaggi.com, sempre in cerca di novità e di arricchimenti per questo sito, gli feci balenare la possibilità di avere “Una finestra sullo zoo”. La cosa gli piacque molto, gli passai il cellulare di Luigi, dopo averne ricevuto il consenso. Il resto lo conoscete.
E se non lo conoscete, comprate il libro.
E seguite il sito. Chissà che non si spalanchi una nuova finestra…
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