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"L'Italia
s'è Vespa"

Lo scooter che trasformava
i viaggi in avventure

Una recensione di
MARCELLA CIARNELLI

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Non è un tradizionale libro di viaggi, il racconto di una meta faticosamente raggiunta, il resoconto degli inevitabili incidenti di percorso, fosse solo sbagliare una strada, e la gioia per il raggiungimento della meta. Nel suo “Le infinite strade della Vespa” Lorenzo Franchini, decoratore pubblicitario per professione, propone un piccolo saggio, 96 pagine, su una passione, quella per la due ruote più famosa e identitaria. Condivisa innanzitutto in famiglia, con il padre, e poi con milioni di altri appassionati che su quel mezzo dalla fine degli anni ’40 hanno trascorso, a sentir loro, i migliori momenti della vita, l’hanno avuta compagna quando hanno dovuto affrontare i peggiori, è stata legame tra le generazioni, a cominciare proprio dal rapporto con suo padre di cui l’autore mette a parte il lettore





Vespisti si nasce o si diventa? Nascerci forse no, ma certamente chi ha avuto la ventura di imbattersi nella Vespa in qualunque stagione della sua vita appare difficile, stando a Franchini, che poi possa farne a meno. “Con una Vespa, nuova o vecchiotta che sia, qualsiasi viaggio, anche il più banale dei tragitti, nasconde in sé il potenziale per trasformarsi in una grande avventura”.


Una sorta di tappeto magico. A spasso con Charley, il nome dato dall’autore al suo mezzo in omaggio a John Steinbeck ed al suo “Viaggio con Charley” che però era un cane, Franchini ha trascorso molto tempo della sua vita di viaggiatore, ha compiuto spostamenti facili e altri complessi, con la moglie e da solo, ha socializzato con altri, vespisti e non, recuperando qualche nuovo appassionato o perdendone qualcuno per strada. Ha condiviso la passione e si è fatto guidare dagli scritti di Giorgio Bettinelli, da tutti considerato il Vespa-globetrotter per antonomasia.

Correspondence Album Cover


Le infinite strade
della Vespa

Lorenzo Franchini

Ediciclo editore
Euro 9,50

Ha riscoperto il suo rapporto con il padre da ragazzo ed ora amerebbe ritrovarne la Vespa che chissà se esiste ancora, su cui la madre si accomodava ad amazzone stringendo la valigia per non smarrirla. Lui non rinuncia a cercare. Non è un caso che il post scriptum al libro reciti: VA-35977 è la targa, 0108311 è il numero di telaio, mentre il numero del motore è 0108229. Se per caso sei l’attuale proprietario, o se sai dove sia oggi la Vespa di mio padre, fammelo sapere: mi farebbe piacere poggiarci sopra le chiappe, anche solo per un attimo, e stringerne il manubrio tra le mani.





La Vespa ha ispirato canzoni, primo fra tutti Cesare Cremonini, film, romanzi. Ha avuto un gran numero di “tentativi di imitazione come per la settimana enigmistica”. Riconosciuta come opera dell’ingegno e dell’arte è esposta in tanti musei, come il MoMa di New York o la Triennale di Milano. Se ne può vedere una visitando la mostra sugli anni ’50 in svolgimento a Gorizia a Palazzo Attems. Una Vespa è stata decorata da Salvador Dalì.





“Le infinite strade della Vespa” fa parte di una collana di Ediciclo editore chiamata “Piccola filosofia di viaggio”, caratterizzata dalla lunghezza del testo, sempre 96 pagine, e con la firma autografa a penna dell’autore nell’ultima pagina con il luogo e la data dove l’opera è stata scritta secondo criteri uguali per tutti come, ad esempio, il non esserci divisione in capitoli. Storie di mare, di montagne, vicende della vita delle donne e il fascino dei luoghi di aggregazione, i bar. L’auto. Gli abissi e le vette. Libri piccoli che ti accompagnano come guide fuori dal comune nei luoghi, nella vita, negli affetti. Questa originale funzione la svolgono dal 2011.




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