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Via Marina
la gemma
di Reggio Calabria

Quella luce che cambia
come vento nell'erba

Una recensione di
FABIO ZANCHI

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Ci risiamo. Sarà che sono mantovano. Uno del Sud, insomma, uno dei tanti Sud. Sta di fatto che ogni volta che si parla di Calabria mi viene un colpo al cuore. E mi arrendo. Mi ricordo di Virgilio: “Calabri me rapuere…”. Sento il vento di quella terra, senza il quale il suo clima me la renderebbe impossibile. Vedo quel mare pazzesco, lo Jonio, che ho trovato soltanto in Grecia. E le tante tracce di una civiltà generosa e altissima, che ha nutrito per secoli i cuori e le meningi di tanti popoli sparsi per il Mediterraneo, su su fino a Marsiglia e anche oltre.



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Così, adesso che ho davanti questo libro di storie e immagini dedicato alla Via Marina di Reggio Calabria, di nuovo respiro quell’aria a pieni polmoni. Merito, senz’altro, di Giuseppe Smorto, che la sua Reggio la vive e conosce come pochi altri. Merito della sua scrittura asciutta e meticolosa di ricordi precisi, che pochi sanno evocare con tanta leggerezza. Smorto (Beppe, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo al lavoro, a Repubblica) sa come si fa, e lo fa come pochi altri. In pochi, infatti, saprebbero allineare le bellezze di un luogo straordinario e irripetibile come quest’ultimo lembo d’Italia con una storia che ha avuto anche momenti drammatici come i giorni della rivolta.

D’altra parte la Calabria, e Reggio soprattutto, ha la prerogativa di accoglierti con una straordinaria disponibilità e insieme di offrirsi con aspetti di estrema asprezza. Bellezza e abisso. Scilla e Cariddi. Accompagnato dalle bellissime immagini di Marco Costantino, Smorto racconta la sua Reggio con amore e rispetto.

Cover Smorto


"Via Marina di Reggio Calabria.
La luce del blu, racconti e visioni"

Marco Costantino
Giuseppe Smorto

Città del Sole edizioni
20 euro

Via Marina, quel chilometro estremo, arricchito da monumenti vegetali come il Fico magnolioide gigante arrivato dall’Australia (tanto possente che lo scultore Henry Moore, chiamato in città per ammirare i Bronzi nel museo lì vicino, li snobbò per inginocchiarsi davanti a questa meraviglia e disegnarla), è un vanto della città. Tante le ragioni: “Dicono – scrive Smorto – che ogni giorno la via Marina abbia una luce diversa, che passa come il vento sull’erba”. Questo, ricorda, è il luogo migliore per ritrarre l’Etna, là, oltre lo Stretto. Qui l’archistar Zaha Hadid ha progettato il Regium Waterfront, un luogo pensato “per le persone di tutte le età”: progetto nato ai tempi del sindaco Scopelliti che, riavviato da Giuseppe Falcomatà, sarà realizzato grazie al Pnrr.






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Non sta ferma Reggio, nonostante la fama ingiusta e negativa che si porta dietro. D’altra parte, la sua storia ricca come poche altre non può essere svanita. Terra di coloni che arrivavano dalla Calcide, ricorda Smorto, “Reggio ha visto passare invasori e predatori e non ha mai perso il suo nome”. Per lei scrittori e poeti hanno speso le parole più impegnative. Cesare Pavese, per esempio: “La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”. O Caterina Pigorini Beri: “Reggio è una delle città che si staccano da quante se ne vedono nelle lunghe traversate dalle Alpi allo Jonio per formare un tipo, un carattere, un popolo a parte”.



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Via Marina, la si voglia chiamare “la strada del sole” (Gino Zani, protagonista della ricostruzione della città) oppure “Il più bel chilometro d’Italia” (definizione attribuita a Gabriele d’Annunzio, ma è più probabile sia di Nando Martellini, parola di Giuseppe Smorto), riassume bene la natura ricca e ambivalente di questa città. Smorto e Costantino riescono, con parole e immagini, a raccontarla con lo stupore che merita.



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