Nel 1962, Pier Paolo Pasolini presenta alla Mostra del Cinema di Venezia il suo secondo film: “Mamma Roma”. Per la prima volta tra gli interpreti di una sua pellicola c’è anche un nome di grido, quello dell’attrice premio Oscar Anna Magnani, oltre al ritorno sulle scene di Franco Citti, già protagonista, come attore esordiente, del suo precedente film “Accattone”. Anche questa storia, come l’esordio cinematografico di Pasolini, è un ritratto della periferia romana, del sottoproletariato che vive nelle borgate di quella Roma, presente nel titolo, che è anche il nome della protagonista.
Roma Garofolo, alias Mamma Roma, il personaggio interpretato dalla Magnani, è una ex prostituta madre di Ettore, cresciuto con lei a Guidonia e tenuto all’oscuro di quel passato poco edificante. Mamma Roma decide però di trasferirsi nuovamente a Roma, per offrire un futuro migliore a suo figlio. Ettore, arrivato nella nuova casa nel quartiere del Quadraro, conosce un gruppo di ladruncoli della zona con cui fa amicizia. Conosce anche Bruna, una ragazza più grande di lui, di cui si innamora. Mamma Roma farà carte false per allontanare il figlio da quel giro e portarlo verso una vita “per bene” e un lavoro onesto, riuscendo inizialmente nel suo intento.
Purtroppo anche in questa vicenda, proprio come in “Accattone”, il destino sembra già scritto e ogni tentativo di riscatto è destinato a fallire. E il destino ricompare sulla scena nelle vesti del vecchio protettore di Mamma Roma, Carmine, interpretato da Franco Citti. Con il suo arrivo tutti i fantasmi del passato fanno la propria ricomparsa, smontando pezzo per pezzo ogni tentativo di rivalsa e finendo per condurre la storia verso un esito tragico.
Quasi tutto il film è girato nella periferia sud-est di Roma. La prima casa dove vive Mamma Roma all'inizio della storia, prima di trasferirsi, è il cosiddetto Palazzo dei Ferrovieri di Casal Bertone. Il suo nuovo appartamento romano è invece nel villaggio INA-Casa del Quadraro, la zona in cui viene ambientata la maggior parte del racconto. Molti esterni sono poi girati nella zona del Parco degli Acquedotti. In alcune immagini del film è ben visibile la cupola della basilica di Don Bosco mentre le scene finali, in cui i personaggi presenti si trovano di fronte a un ospedale, sono girate a Tor Marancia, davanti all'istituto San Michele.
«Il film del 1981 del regista Mario Monicelli è forse in assoluto il film più amato dai romani, che ridono e si identificano, anche rivedendo il film per la ventesima volta, con le battute salaci, che molti conoscono a memoria, del marchese buontempone interpretato da Alberto Sordi. Ambientata ai primi anni dell’ottocento, la pellicola narra le vicende del marchese Onofrio del Grillo, nobile romano e dignitario pontificio, che ama trascorrere le proprie giornate organizzando raffinati scherzi, a volte bonari, altre volte crudeli, di cui fa oggetto sia gente del popolo sia membri della nobiltà e persino lo stesso Papa. Il personaggio è ispirato a un nobile papalino storicamente esistito, sui cui scherzi leggendari da secoli circolano a Roma numerose leggende. Che questo personaggio fosse davvero Onofrio del Grillo è però improbabile, sia perché le leggende popolari collocano tutte nell’Ottocento gli scherzi del marchese mentre il vero Onofrio morì nel 1787, sia perché il vero Onofrio visse solo per un breve periodo a Roma, essendo nato e poi morto a Fabriano.
La particolarità, che forse lascerà sorpresi molti di voi è che nel più romano dei film ambientati a Roma, interpretato da un simbolo capitolino come Alberto Sordi, che mostra paesaggi e scorci di quella Roma sparita ottocentesca che fu tanto cara al pittore Roesler Franz, quasi nessuna scena è realmente girata tra le vie di Roma. Tutte le immagini della città che appaiono nella pellicola, infatti, o sono riprese in altre città d’Italia o sono riscostruite in studio con scenografie.
E così, il palazzo del marchese Onofrio del Grillo è un palazzo di Lucca: Palazzo Pfanner. Solo la terrazza del palazzo è davvero Roma, per la precisione la loggia della Casa dei Cavalieri di Rodi, da cui si intravede, sullo sfondo, il Campidoglio. La scena della rappresentazione teatrale è stata girata, invece, nel teatro settecentesco di Amelia, in provincia di Terni. Il covo di Don Bastiano, il personaggio interpretato da F lavio Bucci, è collocato a Monterano, un paese abbandonato a nord della Capitale. La scena dell'arrivo in carrozza del marchese e dell'ufficiale francese in un casolare è stata girata a Tarquinia. Piazza Bocca della Verità, che nel film appare com'era prima della costruzione dei Lungotevere, è invece un set allestito negli studi di Cinecittà. E così è per il vicolo dove lavora il carbonaio Gasperino, il sosia del marchese. Gli unici veri scorci romani sono quelli del Parco degli Acquedotti, dove il marchese corre in carrozza in una delle scene del film, e Piazza del Velabro, dove viene collocata l’esecuzione di don Bastiano dopo la sua cattura.
Questo film di Elio Petri del 1965, con Marcello Mastroianni e Ursula Andress, è quasi un unicum nella storia del cinema italiano, dove il genere fantascientifico è pressoché inesistente. Ambientato in un futuro ipotetico e dispotico è, sotto traccia, anche una critica feroce al sistema capitalistico e alla società delle immagini, di cui il regista profetizza sviluppi piuttosto inquietanti. Dopo un inizio ambientato a New York, è Roma la città che fa da sfondo alla vicenda, una città presentata con ambientazioni avveniristiche per gli occhi di uno spettatore degli anni Sessanta, che, riviste oggi, ci rimandano invece all’arte optical in voga nel decennio in cui fu girato il film e con palazzi del futuro che, in realtà, sono quelli costruiti nella capitale per le Olimpiadi del 1960 ma che, in parte, oggi risultano già fatiscenti o addirittura abbattuti.
Tratto da un racconto di fantascienza di Robert Sheckley, il film immagina una società in cui, per contenere la violenza e scongiurare guerre nucleari devastanti, è stata creata una competizione internazionale chiamata la Grande Caccia, che fornisce a chi partecipa la possibilità di uccidere senza subire conseguenze penali. Un computer designa delle coppie di partecipanti, nel ruolo di cacciatore e di vittima. Chi sopravvive a dieci sfide (da cui il titolo del film) entra nel Dechaton, ottenendo fama, privilegi e denaro.
La giovane americana Caroline Meredith (Ursula Andress) deve eliminare la sua ultima vittima, l’italiano Marcello Poletti (Marcello Mastroianni). Caroline è seguita, nella sua missione, da una troupe televisiva con tanto di sponsor quasi fosse un reality show, e ha deciso di uccidere Poletti nella scenografica cornice del Foro Romano, in diretta tv e con già predisposte coreografie, fatte di balletti e di spot pubblicitari. La donna raggiunge perciò Marcello a Roma spacciandosi per una giornalista e inscenando un'intervista in un locale dell'EUR. Dopo alterne vicende, i due finiranno però per innamorarsi, con un happy end voluto dalla produzione, poi rinnegato da Petri in successive interviste.
Molti sono gli scorci della capitale che accompagnano la storia: da Piazza di Siena, in cui si svolge il concorso ippico presentato nella pellicola, a Lungotevere dei Mellini, dove s trova l’avveniristica casa di Marcello. La sede del “Ministero della Grande Caccia”, così come la “Relaxing service station”, la sala per rilassarsi immaginata nel film, sono nell’ex Velodromo dell’Eur, la struttura inaugurata nel 1960 ma abbattuta nei primi anni del Duemila dopo decenni di abbandono. Il bar con terrazza dove i due protagonisti hanno il loro primo incontro è sempre all’Eur, nel Palazzo dei Congressi dell’architetto Libera. La spiaggia dove viene fatto il saluto al sole è quella di Focene. La scena del duello ai Fori, infine, parte al centro di Roma, nei pressi dell’Arco di Tito, ma curiosamente si sposta poi ad Ostia Antica, all’interno degli scavi, sulla scalinata dei resti del Capitolium.
«Diretto nel 2018 da Emanuele Scaringi al suo lavoro di esordio, il film è ispirato dall’omonimo e parzialmente autobiografico racconto a fumetti di Michele Rech, in arte Zerocalcare, che figura anche fra gli sceneggiatori della pellicola. Il cast del film mixa sapientemente giovani poco noti e attori affermati come Laura Morante e Claudia Pandolfi, con alcuni divertentissimi cameo di personaggi come Adriano Panatta, che interpreta se stesso in una esilarante scena ambientata all’aeroporto di Fiumicino.
Zero, il protagonista, interpretato da Simone Liberati, ha ventisette anni, vive nel quartiere di Rebibbia, è un bravo fumettista, ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta con lavoretti precari. La sua vita scorre noiosa e senza prospettive, con giornate trascorse quasi interamente sui mezzi pubblici, attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro, o per andare a visitare la madre, interpretata da Laura Morante. A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane è l’amico d’infanzia Secco, di cui veste i panni Pietro Castellitto. Ma Zero ha anche un amico immaginario, che vive segretamente a casa sua: un armadillo parlante, sotto le cui squame si nasconde l’attore Valerio Aprea, che con conversazioni spesso surreali lo aggiorna su cosa succede nel mondo. La morte dell’amica d’infanzia Camille, di cui Zero è sempre stato segretamente innamorato, lo porterà poi a riflettere più profondamente sulla propria vita e sul mondo.
Nel film, girato a Rebibbia ma anche in diverse altre zone del centro e della periferia capitolina, Roma è molto presente, con le sue immagini e le sue atmosfere; persino un filo troppo per chi romano non è, con alcune battute e riferimenti che potrebbero non essere colti appieno da chi non conosce a fondo la città. Tra le curiosità del film: Valerio Mastrandrea, un altro degli sceneggiatori dell’opera, doveva esserne originariamente anche il regista, prima che la scelta definitiva cadesse sull’esordiente Scaringi.
«L’immagine di Gregory Peck e Audrey Hepburn che girano in Vespa per il centro di Roma è diventata ormai un’icona universale, che simboleggia la Città Eterna quasi quanto il Colosseo o la cupola di San Pietro. Merito dell’enorme successo ottenuto dal film “Vacanze Romane” (titolo originale “Roman Holiday”), diretto nel 1953 da William Wyler e interamente girato a Roma, tra le vie del centro storico e gli studi di Cinecittà.
L’esile vicenda romantica che sorregge il film è una sorta di favola di Cenerentola a ruoli invertiti, con la principessa Anna (Audrey Hepburn), erede al trono di un non meglio precisato stato, che, durante un viaggio diplomatico a Roma decide di vagare per la città fuori dagli schemi dell’etichetta e finisce per incontrare Joe Bradley (Gregory Peck), un giornalista statunitense in viaggio di lavoro nella capitale italiana. Ne nasce un’amicizia sempre più affettuosa, che porterà i due a lunghe scorribande per le vie della Città Eterna. Una tenera amicizia che non verrà incrinata nemmeno dalla possibilità per il giornalista Joe, che nel frattempo aveva scoperto la vera identità della principessa, di vendere, con lauti guadagni per lui, il reportage della giornata con la principessa e le relative foto. Joe, anzi, rinuncerà a pubblicare tutto il materiale esclusivo in suo possesso per non tradire la fiducia di Anna.
Al di là della storia è proprio Roma, con il suo centro storico, che funge da vera protagonista del film. Una Roma tutto sommato rimasta inalterata nel tempo, come dimostra un video del 2011, montato dal cineamatore German Lopez, che affianca le immagini del film con quelle della Roma contemporanea, dimostrando che quasi nulla, da allora, pare essere cambiato nel cuore della città.
Ciò che esce fuori dal film è un vero e proprio giro turistico della capitale, quello stesso giro che un visitatore ancora oggi farebbe, una volta arrivato a Roma: Piazza Bocca della Verità, con la chiesa di Santa Maria in Cosmedin e le leggende sulla famosa “Bocca” di epoca romana, in cui i protagonisti infilano timorosi la mano, il Pantheon, Castel Sant'Angelo, la Fontana di Trevi, Piazza Venezia, Piazza di Spagna, dove Anna e Joe hanno uno dei loro romantici incontri, il Colosseo, Via Margutta, dove nel film è collocata la casa del giornalista, i Fori Imperiali, la Galleria Colonna, Palazzo Brancaccio, che funge da sede della principessa, per finire in via della Stamperia, dove nel film si trova il negozio del barbiere che taglia i capelli alla principessa Anna.