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SCRIPPELLE
MBUSSE
LE PARENTI
DELLE CREPES

di GABRIELLA DI LELLIO




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Dolci o salate? Francesi o italiane? Primo piatto o dolce?

Le scrippelle sono le crespelle tipiche abruzzesi della città di Teramo. La parola non è altro che la forma dialettale teramana del francese 'crepe s’appelle'. Nessuno ha mai messo in dubbio che le crepes siano un piatto francese; invece in Abruzzo si crede che siano la copia delle scrippelle della tradizione teramana.

Non è la prima volta che Francia e Italia si trovano a disquisire sulla paternità di qualche ricetta. Fin dai tempi dei Borboni c’era un asse culturale tra Napoli e Parigi, con uno scambio anche gastronomico che passava per Teramo. Con ogni probabilità le scrippelle sono una derivazione rielaborata delle crepes francesi, simili per forma ma differenti per ingredienti, preparazioni e uso. Delle frittatine sottilissime a base di farina, acqua e uova. Quelle abruzzesi sono servite come primo piatto, le francesi vengono proposte come dolce.
La storia è semplice. La nascita di questa pietanza risale all’800, grazie alla casualità in cucina e all'inventiva del teramano Enrico Castorani, assistente del cuoco addetto alla mensa degli ufficiali francesi di stanza a Teramo. Ne ha creato la versione ‘mbusse per un fortuito incidente: un vassoio di crepes che fece cadere per errore in un recipiente colmo di brodo. Il cuoco francese era solito servire le crepes rivisitate (senza latte ma con acqua) al posto del pane di granoturco e del pane nero prodotto in quel periodo di carestia, poco apprezzati dagli ufficiali. Non sapendo come rimediare, il cuoco teramano pensò di servire quel miscuglio di crepes e brodo di gallina al posto della minestra. Sembra che da qui abbiano avuto origine le scrippelle teramane in brodo.

Una vera intuizione gastronomica. Difficile dire, quindi, se sia nato prima l’uovo o la gallina. Quel che è certo è che un legame tra questi due piatti c’è eccome, nella storia e nella preparazione. La somiglianza è abbastanza evidente ed è bizzarro constatare che tuttavia sono anche piuttosto diverse. Come dire due diverse interpretazioni di uno stesso brano musicale. La zona di elezione di questa pietanza come dicevamo è Teramo, anche se ormai è diffusa in buona parte d’Abruzzo. Un piatto che con l’arrivo dei primi freddi non manca mai, soprattutto in occasione delle feste di Natale e Pasqua.
Una nota a parte merita il brodo. Quello tradizionale è di pollo o di cappone. Alcuni usano anche un brodo misto di carni di manzo e carni bianche.

(foto di Giulia Ubaldi)

La ricetta delle scrippelle ‘mbusse


Come suggerisce la parola sono scrippelle ‘mbusse, cioè bagnate, nel brodo di gallina. Meglio se preparato il giorno prima per essere sgrassato e filtrato. In genere si calcola 1 litro di brodo per 12 scrippelle.

Per la preparazione della pastella si mettono gli ingredienti – uova, farina, acqua e sale – in una ciotola capiente, sbattendo prima le uova a mano e aggiungendo poi la farina, facendo attenzione a non formare grumi. I puristi non frullerebbero mai con il minipimer. Si considera un uovo a persona e due cucchiai rasi di farina per ogni uovo. Si aggiunge il sale e si lascia riposare per una mezz’oretta. Alcuni preferiscono preparare l’impasto la sera prima.

Successivamente si cuoce un mestolo di pastella in un padellino antiaderente, unto con il lardo, per una ventina di secondi per lato. Si distendono in un piatto e in ciascuna viene grattugiato del pecorino o del parmigiano; qualcuno aggiunge un pizzico di noce moscata. Vengono arrotolate - da tre a cinque per porzione – e bagnate con il brodo bollente.

Le crespelle sono alla base di altri piatti della cucina teramana come le scrippelle in forno, farcite e cotte in modo simile ai cannelloni e il timballo, una sorta di lasagna, composta da scrippelle al posto della pasta.

Dal contenzioso virtuale riguardo alla nazionalità originaria, una cosa è certa: le scrippelle in brodo sono abruzzesi, nella fattispecie teramane.



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