Tutti sanno cosa sono i confetti a base di mandorle ricoperti di zucchero che si mangiano durante i matrimoni,
le comunioni e le cerimonie in generale. Entrano nella scenografia dell’evento con colori diversi: azzurri o rosa
per il battesimo, bianchi per la prima comunione e la cresima, rossi per la laurea, di colori misti per i compleanni
e infine bianchi classici per i matrimoni. Pochi, invece, ne conoscono la storia, l’origine, le numerose varianti
o le vicende storiche che li hanno resi simbolo di celebrazioni.
La tradizione di regalarli in occasione delle ricorrenze inizia con i Romani nel 447° a.C.: la famiglia dei Fabi
li distribuiva per festeggiare nascite e unioni. I confetti ovviamente avevano un aspetto diverso da quello di oggi
e venivano preparati con pinoli e noci, ricoperti unicamente di miele. Uno studioso arabo, in tempi assai lontani,
pare sia stato il primo ad utilizzarli per scopo terapeutico, ricoprendo la medicina con l'involucro dolce del confetto.
Poco prima dell'anno Mille, nella penisola araba e successivamente in India, iniziò lentamente a diffondersi l'arte
di ricoprire le mandorle con il miele e poi con lo zucchero. Nel Medioevo i confetti venivano serviti a fine pasto
ai commensali per suggellare patti o accordi politici; nel Rinascimento si usava lanciarli durante i matrimoni
o il carnevale. Anche Napoleone ne era un cultore tanto è vero che nel 1806 volle fare il suo ingresso a Verdun
sotto tre archi di trionfo costruiti interamente con confetti bianchi, mentre di Goethe si dice che corteggiò
la sua futura sposa regalandogliene una scatola colma.
Nello Stato pontificio, invece, erano usati come omaggio agli attori teatrali prima dell'ingresso in scena,
la Duse li considerava portafortuna. Anche Giacomo Leopardi ne mangiava in grandi quantità, tanta era la passione
per questi dolci. Si racconta che amasse in particolare i Cannellini, quelli con all’interno un cuore di cannella,
e che qualche ora prima di morire volle mangiare un “Cannellino di Sulmona” che da allora fu chiamato “di Leopardi”.
Sulmona è famosa nel mondo come “la città dei confetti”, e spesso viene oscurata l'altra fama, culturalmente più rilevante,
di aver dato i natali al poeta latino Ovidio. Alla fine del ‘400 nacque la prima produzione secondo un criterio moderno
che prevedeva l'utilizzo anche per bomboniere, segnaposti e fiori di confetti. Il primo documento sulla loro lavorazione,
custodito nell’archivio del comune di Sulmona, risale al 1492. Furono le monache del monastero di Santa Chiara che
nell’isolamento della vita monastica si dedicarono alla lavorazione artistica dei confetti; li legavano con fili di seta
per realizzare grappoli e rosari, dando vita a una tradizione ancora viva grazie ad alcune famiglie di Sulmona.
All’epoca si parlava di "confettura", termine che indicava l’uso di mandorle e noci sgusciate ricoperte di miele. Solo nel ‘600
il confetto assume la forma e gli ingredienti che conosciamo oggi e diventa un prodotto di lusso a causa del costo e della
scarsità dello zucchero, che veniva importato dall'estero. Costituivano un dono graditissimo per principi e vescovi,
gli unici a potersi permettere di mangiare zucchero a volontà. Solo nella Festa dell'Assunta, il 15 di agosto, durante la Giostra,
il Magistrato della città insieme ad altri nobili allestiva un carro dall'interno del quale lanciava confetti al popolo.
Già nel 1846 a Sulmona erano funzionanti 12 fabbriche di confetti esportati in tutta Italia. Sono stati i nostri emigranti,
soprattutto negli Stati Uniti, Canada ed Australia, a far conoscere, nel secolo scorso, la bontà di questo prodotto tipico artigianale.
Ciò che rende però unico il "Confetto di Sulmona" è il brevetto esclusivo di lavorazione, che permette allo zucchero di fissarsi
alla mandorla o ad altri ingredienti senza aggiunta di addensanti, nonchè le splendide lavorazioni artigianali. La fabbrica leader
del settore è quella di Mario Pelino dal 1783.
Sulmona è sede del Museo dell’Arte e della Tecnologia Confettiera nell'antica fabbrica creata dal Cav. Mario Pelino nel 1988, fabbrica
dove sono custoditi documenti, utensili, macchinari della tradizione; c'è anche la ricostruzione di un laboratorio settecentesco
con filettatrice, sbucciatrice, lucidatrice, tostatrice, mortai, colini multipli per lo sciroppo di zucchero e i vasi antichi
per contenere gli ingredienti. Qui si può seguire la storia della confetterìa dal 1800 in poi, dall’arrivo dell’energia a vapore
fino all’introduzione dell’energia elettrica nel 1893.
La ricetta
I confetti di Sulmona sono stati riconosciuti Prodotto Agroalimentare Tradizionale Italiano con il marchio P.A.T. Chi va a Sulmona
per la prima volta resta incantato dalla grande quantità di cesti ricolmi di fiori di confetti coloratissimi e dalle forme
più svariate - una spiga di grano, un tralcio d'uva o una viola del pensiero profumata di zucchero e mandorle - che i negozi
artigianali del centro storico espongono per gli occhi del turista.
Sono confetti famosi nel mondo, usati spesso nelle nozze dei reali. Dagli inglesi Carlo e Diana, William e Kate, Harry e Meghan
alle nozze della principessa Aisha del Qatar che ne ha ordinato 100 e più chili alla mandorla e altri gusti, oltre a 6mila fiori
e più di 1000 bomboniere per tutti gli invitati: questi i numeri del matrimonio reale arabo.
Il confetto è un piccolo dolce, esternamente ricoperto di zucchero cotto, che contiene una mandorla, una nocciola o un pistacchio.
Possono essere di due generi: morbidi o duri. Quelli duri, per tradizione, contengono una mandorla pelata e tostata; quelli morbidi
hanno un ripieno a base di pasta di mandorle, di canditi o di cioccolato aromatizzato. Esistono anche dei piccoli confettini,
contenenti semi di anice o di finocchio, che vengono utilizzati per guarnire torte o piccoli dolcetti di tradizione regionale.
Il confetto originale è formato da un nucleo centrale di mandorla ricoperto da uno strato di zucchero bianco. La varietà più pregiata
è la mandorla di Avola, la cui forma ovale e appiattita permette allo zucchero di avvolgerla al meglio. Esistono varie tipologie
di confetti sulmonesi (sulmontini) e i più caratteristici sono formati da mazzi di fiori variopinti in cui ciascun confetto ha diversi
gusti, dal cioccolato al caramello, dalla mela all’arancia.
Le mandorle, dopo essere state sgusciate e sbucciate, vengono inserite in caldaie di rame o d’acciaio, chiamate bassine, che procedono
roteando in continuazione. Qui vengono versate delle soluzioni di saccarosio che, evaporando, ricoprono le mandorle di strati
uniformi di zucchero. Questo processo di evaporazione ed essiccazione va avanti finchè non si è ottenuto lo spessore zuccherino voluto.
A questo punto i confetti si presentano con una superficie rugosa ed irregolare che viene lisciata e a volte lucidata nelle fasi
successive di lavorazione. I confetti di Sulmona sono particolarmente apprezzati perché, differenza di altre produzioni, non vengono usati
addensanti come amido e farina.
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