Proprio nella giornata in cui i “tifosi” dell’Eintracht Francoforte, non avendo potuto entrare allo stadio Maradona di Napoli, hanno marciato dal lungomare al centro antico per poi liberare il loro “disappunto” in atti di guerriglia, proprio in quella giornata lì si cominciava a scrivere a poche centinaia di metri di distanza una nuova pagina per la riqualificazione di un pezzo di città.
E quindi, lasciamo perdere i vandali e dedichiamoci al futuro.
Il posto. La Galleria Principe di Napoli (1883) si trova sull’ideale direttrice che unisce, nel centro storico di Napoli, il Museo Archeologico, l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio di San Pietro a Majella: 500 metri ad altissimo valore storico-architettonico percorrendo i quali si inciampa anche nello scavo delle antiche Mura Greche.
Il locale. Appena inaugurato, è lo Scotto Jonno, caffè-bistrot-biblioteca diffusa e tanta eleganza (finalmente!) distribuita su una superficie di 580 metri quadri su tre livelli. Questi locali, nati e divenuti famosi come cafè chantant nei decenni a cavallo tra Otto e Novecento, erano poi stati adibiti per molti anni a Tesoreria del Comune di Napoli e infine abbandonati al degrado con la perdita di tutto il mobilio e degli affreschi che avevano reso caratteristico il locale storico.
Il progetto. È di un imprenditore napoletano, Luca Iannuzzi, che con la sua società Tesoreria srl ha vinto un bando del Comune per la realizzazione di un “public bookstore e bar”, consistente nella contemporanea somministrazione di cibi, bevande e… 1800 libri (enciclopedie, atlanti, guide, romanzi, etc) facenti parte di una “biblioteca diffusa” aperta gratuitamente al pubblico e consultabile anche tramite una App.
La visione. Ad animare l’impresa è la Fondazione Guida alla Cultura, impegnata - anche con la storica omonima casa editrice - a progettare i contenuti culturali: presenza di autori e personaggi della cultura, laboratori per i più giovani, presentazioni di libri, corsi per le scuole, eventi per la promozione e la diffusione della lettura come il bookcrossing e il libro sospeso.
I lavori. Recupero e restauro dei locali sono costati oltre un milione di euro e hanno impegnato per un anno 12 persone. I dipendenti attualmente sono 14 (tutti giovani e a modo), destinati a diventare 24, e il talentuoso chef, Marco Ambrosino, ha le stesse origini procidane di Vincenzo Scotto Jonno, primo ideatore e proprietario del ritrovo ottocentesco.
Tutti questi dati fanno sperare almeno tre cose: che tutta l’area della Galleria (un gioiellino “neorinascimentale con pastiche decorativo”) e dei suoi portici venga finalmente risollevata dall’abbandono in cui versa e che si trovi una soluzione per i senzatetto che da anni vivono stabilmente sotto i suoi portici.
Che “per emulazione o competitività” - sono parole di Iannuzzi - altri soggetti si impegnino per riqualificare un quartiere tanto storico quanto degradato. E che soprattutto il Comune svolga un vero ruolo di indirizzo e coordinamento affinché le risorse investite dai privati (a fini di guadagno, com’è giusto) non finiscano tutte in friggitorie e baretti ma producano risanamento ambientale, offerta culturale, riqualificazione di spazi per i cittadini e i turisti.
“La gestione della cultura è l’unica leva su cui agire per restituire un progetto di vivibilità alla città di Napoli”, ha dichiarato il giorno della presentazione il sindaco Manfredi (insolitamente sorridente e incline alla battuta), annunciando altri progetti coordinati a questo che riguarderanno la riqualificazione della vicina piazza Cavour e di via Foria fino all’Albergo dei Poveri.
Gli ha fatto eco lo scrittore Maurizio De Giovanni, instancabile testimonial di Napoli honoris causa: “La cultura non è una pazziella, è il modo per far cambiare un posto vivendolo bene e riscoprendone la sua identità”.
“Sembra il momento giusto - aggiunge Diego Guida - per ricominciare”. E Paolo Giulierini, direttore del dirimpettaio Museo Archeologico, ha concluso: “Oggi è un giorno di festa, chiedo al sindaco di convocare la prossima Giunta proprio dentro questa Galleria”.
Oltre i progetti, le speranze, le promesse e gli impegni, c’è una cosa che va detta: ScottoJonno è un posto meraviglioso, deliziosamente (e filologicamente) ricostruito e arredato in stile Decò e Art Nouveau. Un posto come a Napoli non si vedeva da tempo, e che si deve all’artista Eugenio Tibaldi, curatore del progetto.
Se si vuole immaginare un caffè letterario dove discutere tra amici o consultare un libro, ma anche un cafè chantant dove ascoltare cantanti o fini dicitori, il contenitore ora c’è. Aspettiamo solo che il sipario si alzi e che le voci e la musica risuonino oltre queste mura per tutta la città.
Passa l’angelo e dice amen!
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