Fotografie di Gianni Viviani
5 set 2020
Aggiornamento sui 4 piani di ricchezza, lo yacht avvistato ieri, quando non riuscivo a leggerne il nome, che oggi ho scoperto essere il Dilbar 2. Il che farebbe pensare all'esistenza di un Dilbar 1, probabilmente rottamato. Si sa che gli yatch scadono. Il transatlantico appartiene ad un corpulento miliardario russo, già in età, con le mani in pasta in svariate attività, Alisher Usmanov, imprenditore, dirigente sportivo, editore e pure direttore generale di Gazprom Invest, la holding di Gazprom. In fondo è solo il 67esimo uomo più ricco del mondo, eppure ci tiene a fare bella figura, perché il Dilbar 2 è lo yacht più grande del mondo.
Ultimamente, causa Covid, gira voce che preferisca starsene ormeggiato al Grande Pevero, senza scendere a terra. Le provviste vengono recapitate in una stanza predisposta (sarà a pressione negativa?) dove addetti preposti le sterilizzano. In quanto preposti, però, non possono mischiarsi al resto della ciurma, per non contaminarla. Questo lo so da fonte certa, una che conosce una che, a sua volta, conosce uno dei suddetti addetti. Ora, dico io, se sei paranoico fino a questo punto, che fai, scegli di fermarti proprio qui, in costa Smeralda? Al momento Covid Country?
Per precisare, faccio anche qualche doverosa rettifica: la lunghezza del Dekbar 2 è di 156 metri e non di soli 124 come dicono certe malelingue, gli ospiti possono essere anche 40 e non appena 36, i membri dell'equipaggio sono 80, quindi ad ogni passeggero gliene spettano due. Nel caso qualcuno fosse interessato, il Dilbar 2 viene via con soli 500 milioni di euro. O 600 milioni di dollari, cambio a spanna.vivianijpeg(foto di Gianni Viviani)
La giornata è iniziata per il verso giusto, con caffè e ricca scelta di micro bignè a Lu Pasticciu a Liscia di Vacca, posticino ben frequentato da signori in bermuda a fiori e bionde abbronzate in kaftani colorati, ed è proseguita idilliaca su lettini piè dans l'eau a La Celvia, dove l'affluenza era abbastanza ma la distanza pure e l' acqua indimenticabile. Finalmente un bagno liberatorio, rigenerante, che mi ha fatto dimenticare il Covid e i mesi passati a sognare il mare.
Un pertubante simbolo di chiave inglese apparso all'improvviso sul cruscotto della Kangoo ha rallentato il nostro programma per la serata e ci ha costretti ad un inaspettato pit stop dal meccanico ad Abbiadori. Un simpatico ometto, piccolo e bruno, che parlava come Aldo Giovanni e Giacomo e che io, come Zelig, dopo cinque minuti già imitavo. Abitudine ricorrente che mi mettera' nei guai, prima o poi.
Scrivo in tempo reale, in piena suspense , in attesa del verdetto.
Che è stato rassicurante e che ci ha permesso di proseguire per San Pantaleo, sfizioso paesino arroccato sui monti, pieno di baretti
e boutique e pure ben frequentato, mi fa notare quello snob che scopro essere il compagno della mia vita, dotato per professione
di un bel senso di osservazione. Ma anche, per fortuna, di una buona dose d'ironia, se no sarei già tornata single.
(4 - continua)