Qual è oggi il suo rapporto con Milano?
Dopo tanti anni, e tanti viaggi nel mondo, è un legame sempre più stretto, la cura delle radici che con l'età diventa un bisogno, o almeno lo è diventato per me. Inoltre, da considerare che vivo da sempre all'Isola, il quartiere dove sono nato, come ogni legame forte non disdegna gli aspetti critici (l'ultimo provvedimento di limitazione del traffico nell’Area B, ad esempio, forse non è stato presentato e introdotto nel momento giusto), ma la critica costruttiva dev'essere l'unica per chi ama il luogo dove risiede e proprio per questo lo vuol vedere sempre migliorato.
Perché vivere oggi a Milano?
Perché è una delle poche città che può diventare veramente cosmopolita, come la Firenze medicea o L'Atene di Pericle, e da questo mix di etnie e di culture non può che trarre beneficio la generazione futura dei nostri figli e nipoti che, per una volta, potrebbero raccogliere frutti di questa crescita invece che dover riordinare macerie culturali .
Margini di miglioramento…
Tanti, come sempre. Ma vanno isolati nel dettaglio, poi riconosciuti come tali da istituzioni e dai cittadini che da esse son rappresentati. Uno dei più evidenti è la consapevolezza che la sostenibilità passa attraverso i nostri comportamenti, per i quali non si deve attendere che li adottino gli altri prima di impegnarsi. Il prossimo inverno di crisi energetica sarà il primo e più importante banco di prova. Qualche grado in meno e più consapevolezza, senza bisogno di essere controllati. Nel 1975 ricordo perfettamente che la gente capì e si adeguò una città intera, oggi va ripreso quello spirito di sacrificio che i milanesi conoscono bene.
Un luogo, uno solo, che rende Milano speciale?
San Siro, per me che sono Interista da generazioni. Ma se devo citare un luogo del cuore, Le vigne di Leonardo, a due passi dal Cenacolo.
Spazio agli affetti: un ricordo personale che la lega a questa città?
La bocciofila Sassetti, dove mio nonno mi portava (invece che ai giardinetti di via Pola) e che mi permise di imparare il dialetto milanese, anche con epiteti particolari e irripetibili che accompagnavano le bocce a punto .
Un piatto della cucina milanese assolutamente da assaggiare?
El Rustin negaà, per chi ama la carne e la pesantezza leggera. Per chi invece vuol stare sveglio fino a tardi, la Cassoeula mangiata alle 21 .
Sfatiamo una leggenda? Milàn l’è un gran Milàn?
Milan l'è un gran Milàn soprattutto per la sua gente. Non a caso questa è una delle città dove il volontariato è più attivo a ogni livello. A far grandi le città, più che i monumenti, la storia e l'apparato produttivo (il generatore di benessere e ricchezza) a mio avviso sono e saranno sempre le persone. Ecco perché non si parla di leggenda ma di atti di coraggio e di abnegazione dalla Resistenza ad oggi, anche e soprattutto durante e dopo la pandemia. Ves grand a l'è impurtant, ma continuando a cress (tradotto: essere grandi è importante, ma occorre continuare a crescere).
In una parola sola: Milano è…?
Un Gradevolissimo Casino Organizzato.
Enrico Bertolino
Milanese dell’Isola, Enrico Bertolino è nato nel 1960. Nel 1980 inizia la sua attività nel settore bancario, nella divisione Coordinamento Risorse, Marketing e Sviluppo Prodotti
Finanziari in Italia e a Londra, e contestualmente ottiene un Diploma di
Laurea in Università Bocconi in Discipline Economiche.
La sua carriera artistica comincia tra il 1996 e 1997 anni vincendo alcuni
prestigiosi concorsi per giovani comici tra cui Il Cabaret del Cabaret, Bravo
Grazie! e il Festival del Cabaret Ugo Tognazzi. Nel 1997 debutta sul grande schermo con il film Incontri proibiti con Valeria Marini per la regia di Alberto Sordi. Nel 1998 arriva sul piccolo schermo con Ciro, il figlio di Target (Italia 1), Facciamo Cabaret (Italia 1), Mai dire gol
della Domenica (Italia 1), Target (Canale 5), Mai dire gol (Italia 1) e Quelli
che il calcio (Raitre).
Da allora la sua carriera si è espansa, portando nei teatri italiani Instant theatre, spettacolo in cui
narrazione, attualità, umorismo, storia, costume, cronaca, comicità, politica e
satira si incontrano.
All’intensa attività artistica Enrico Bertolino affianca da sempre un’attività
professionale nella quale si occupa della formazione sulla comunicazione e
della spettacolarizzazione di eventi formativi e conventions aziendali.
Da maggio 2020 è in libreria con il suo nuovo libro “Le 50 giornate di Milano.
Diario semiserio di un barricato sentimentale”, scritto con Enrico Nocera,
strategie, tormenti e risvolti filosofici della quarantena, e la resilienza della sua
città. Dal decalogo del buon accaparratore da supermercato all’istituzione dello
smart-apericena, dai dilemmi del look anticontagio alle crisi d’astinenza da Inter,
l’esilarante «cronaca virale» di Bertolino racconta con ironia la quarantena.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI
© Tutti i diritti riservati