Qual è oggi il suo rapporto con Milano?
Sono ancora innamorato della città, mi piace andare in giro in moto, la giro in tuta a passo veloce e a volte lentissimamente, quando vado o torno dal lavoro o da qualche posto in cui sono stato.
Perché vivere oggi a Milano?
Resta una città delle ambizioni, quindi arrivano persone affamate e per questo interessanti. Chi stava già qui e ha resistito ha spesso una forte creatività di tipo pragmatico. Qui è facile fare le cose e io non sono mai stato un poeta contemplativo, ma un cronista, uno scrittore di gialli, un autore diciamo di contributi misti. E comunque si percepisce lo sforzo di renderla attrattiva e attenta ai meno fortunati, questo è bello.
Margini di miglioramento…
Solo abbassando i prezzi delle case, se restano così è molto complicato “costruire” famiglie, o starsene sereni rispetto ai mutui e ai debiti. Inoltre, pur essendo una città meritocratica, servirebbe una migliore valutazione sui contributi che Comune, Regione e Stato danno alle varie realtà metropolitane. A volte si ha la sensazione che esistano quelle che si possono chiamare “rendite di posizione”.
Un luogo, uno solo, che rende Milano speciale?
La guglia con la Madonnina, uno dei più solidi esempi di advertising prima che l’advertising fosse inventato dai pubblicitari.
Spazio agli affetti: un ricordo personale che la lega a questa città?
Stadio di San Siro, quando c’erano due anelli, senza posti fissi, ma con i gradoni di cemento. Si aprivano i cancelli alle 15, prendevo posto davanti alla tribuna d’onore, sotto l’orologio e tenevo il posto a mio padre, che arrivava dopo il lavoro. La partita cominciava alle 20.30, eppure il tempo passava in fretta.
Un piatto della cucina milanese assolutamente da assaggiare?
Se si mangia, la cassoeula senza se e senza ma. Se si mangia così così, il risotto giallo. Se si amano le tradizioni, la vera cotoletta: molto alta, e con la carne rosa.
Sfatiamo una leggenda? Milàn l’è un gran Milàn?
Milano è una città che dà, ma prende anche moltissimo. Quindi, più che grande o piccola, bisogna capire se qui sei abbastanza duro da camminare senza farti calpestare. Inoltre, esiste un’ipocrisia mitteleuropea molto diffusa: non è una città dove tutti parlano chiaro, anzi. Però, essendo in Italia, è l’unica città che apre molte porte a chi non ha le spalle coperte. In questo è ancora la Milano che “chi volta el cuu a Milan volta el cuu al pan”.
In una parola sola: Milano è…?
Tosta.
Piero Colaprico
Piero Colaprico, Putignano 1957, già inviato speciale e caporedattore di Repubblica per la Lombardia, ora direttore artistico del teatro Gerolamo,
fondato nel 1868. Scrive libri gialli e noir. Ambrogino d’oro per il suo impegno di narratore e per il recupero delle tradizioni e delle canzoni
dell’osteria.
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