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LISBONA / 2
TRAM 28 E FADO
CANTO URBANO
SULLE COLLINE

Passeggiando per Alfama, Graça, Chiado, da un miradouro a un vicolo, la scoperta di una città naturalmente bella, e della sua storia scandita da contrasti: ricchezza e miseria, antico e moderno, terremoto e rinascita, dittatura e democrazia.

di GABRIELLA DI LELLIO

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Il primo impatto con Lisbona è andato piacevolmente mutando giorno dopo giorno.

Senza arrendermi alla temperatura torrida, ho camminato su collinette ammazza-polpacci solcate dalle rotaie dei tram. Una bella fatica, un vero e proprio trekking, apparentemente senza meta, ma ne è valsa la pena. Ad Alfama la gente abita in case mezzo sgarrupate con balconi in ferro battuto, panni stesi alle finestre e mura rivestite di azulejos da capo a piedi, altre ancora con qualche graffito qua e là. Si respira il ricordo dei Mori che invasero il Portogallo nel 711 e governarono gran parte della penisola iberica. Quando la minaccia dei terremoti spinse le famiglie facoltose a lasciare l’Alfama per rifugiarsi in luoghi più sicuri, il quartiere cominciò ad essere popolato da marinai e pescatori, nonostante la distanza dal mare. Fu questa comunità a generare il canto urbano del fado.

Le strade sono ripide e fiancheggiate da negozi di artigianato tradizionale, piccoli alimentari, caffè e casas de fado. Il punto di riferimento per ogni musicista di questo genere è il Museu do Fado, che si trova nella parte bassa del quartiere, vicino al fiume Tago.

Camminando verso nord si arriva nel distretto di Graça, un villaggio dentro la città. Qui si incrocia il Tram 28, un simbolo di Lisbona e parte integrante dei mezzi pubblici della Carris. L’Alfama e la Graça si trovano ad un’altitudine maggiore rispetto ai quartieri in basso sul lungofiume. Il Tram 28 è il modo più tipico di attraversare i quartieri storici con un percorso di 7 chilometri. Contrariamente ai più non salgo sul tram, affollatissimo, e decido per una sosta al Largo da Graça, la via più frequentata da taxi, turisti e residenti, prima di proseguire a piedi il percorso de l’eléctrico.

(foto di Gabriella Di Lellio)

Il mezzo risale al 1914, quando sostituì i carri a cavallo, e oggi questi tram “remodelados” sono funzionanti al 100%. I bus e i tram moderni, infatti, non sono in grado di compiere gli stessi tragitti per via delle strade così strette che si ha la percezione di toccare i muri degli edifici. Contro ogni logica i mezzi affrontano il percorso a velocità inusuali per dei tram, come in un giro di giostra. Ho preferito camminare; si può osservare con più calma e c’è sempre la possibilità di una sosta piacevole in qualche miradouro (belvedere), Lisbona ne ha molti. Proprio dalla terrazza del Miradouro da Graça si ha una delle migliori vedute della città fino al ponte 25 de Avril.

(Panorama dal Miradouro da Graça - foto da pixabay)

Da qui si può scendere verso il Chiado, il quartiere amato dagli intellettuali. È molto elegante, pieno di teatri, antichi caffè e frequentato da scrittori portoghesi; Fernando Pessoa nacque qui. La sua statua in bronzo si trova al centro della terrazza dell’antico Café A Brasileira (1905) che vende caffè brasiliano, dato che il proprietario aveva vissuto in sud America e aveva importato vari prodotti tipici del paese. In questa piazza, come in altri luoghi della città, si può vedere la pavimentazione tipica di calçada portuguesa. Si tratta di una tecnica che alterna la pietra bianca e la nera formando una sorta di mosaico. In ogni zona è diversa e questo aumenta la varietà della bellezza. Un po' come la multietnicità della popolazione, un piacevole melting pot.

Se si procede verso il quartiere confinante di Baixa si incrocia l'Elevador de Santa Justa, un ascensore in stile liberty per spostarsi velocemente alla collina do Carmo. Non è l’unico. Gli elevadores - come i portoghesi chiamano ascensori e funicolari - sono stati costruiti in aiuto di residenti e turisti per passare da una zona all’altra evitando le salite più impegnative. La città, infatti, è una sorta di San Francisco europea con numerosi sali e scendi.

Il terremoto e successivo maremoto la distrussero nel 1755 e fu ricostruita su sette colli - São Jorge, São Vicente, Sant'Ana, Santo André, Chagas, Santa Catarina, São Roque. Più in là il Bairro Alto, tagliato da vicoli che si intersecano perpendicolarmente in costante pendenza. La pulizia della città si nota, nonostante l’elevato numero di turisti.

(I vicoli di Bairro Alto - foto di Gabrella Di Lellio)

Lisbona trasmette la sua bellezza naturale, poi man mano si percepisce anche la sua storia scandita da contrasti: ricchezza e miseria, monarchia e potenza coloniale, antico e moderno, terremoto e rinascita, dittatura e democrazia. Si respira un’atmosfera vintage anche nelle piccole cose, come l’uso di vecchi vinili per sottopiatto nelle osterie o in alcuni mezzi di utilizzo quotidiano, come i secchi dei netturbini o i taxi neri con tetto verde che suggeriscono sensazioni appartenenti a mezzo secolo fa.

(Taxi - foto di Gabriella Di Lellio)

Lo stesso fado (il destino), dichiarato nel 2011 Patrimonio Culturale dell'Umanità dall'Unesco, è parte integrante dell’anima della città; la “triste canzone” di cui Amália Rodrigues fu la grande ambasciatrice nel mondo. La sensazione è di vivere - se è consentito l'ossimoro - una lenta velocità.





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