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Quella little girl in Kingston Town

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Tra Castellammare di Stabia e Vico Equense ci sono un sacco di “Lidi”, alcuni decisamente Mappatella, dal delizioso uso di portarsi sulla spiaggia un costume di ricambio e una “marenna” da mangiare ravvolti in una pezza a formare una “mappata” (fagotto); altri dai nomi evocativi o di atolli lontani o di dinastie succedutesi nello sfruttamento di quei tratti di spiaggia bellissimi e tormentati dagli ombrelloni.


Da uno di questi Lidi — che poteva essere, primi anni Ottanta? — salivamo io e la mia futura moglie per raggiungere la strada provinciale e aspettare l’autobus che ci avrebbe riportato a casa, appiedati come sempre, accaldati da una giornata di sole, stanchi ma felici (vabbè, una chiusa di frase ci vuole).


Rassegnati a una di quelle attese di autobus che da quelle parti sono basate solo ed esclusivamente sulla fiducia (sempre ripagata proprio nel momento in cui stai per ritirarla), ecco il miracolo: leggero colpo di clacson e una macchina che rallenta. Un amico, che ci offre un passaggio. E come no?


Saliamo in questa piccola macchina — no, non lo so che marca e modello era, per favore non mi chiamate a testimone in cause assicurative per incidenti stradali — accolti dalla simpatia del nostro amico, allora soprattutto attivista (chi erano i passivisti?) del PCI (vabbè, andate su Wikipedia).


Uno di quelli a cui era bello credere, visto che ci credeva veramente. E da una musica ammaliante in sottofondo. Nel mangianastri c’era una musicassetta, di Harry Belafonte (visto che siete su Wikipedia, restateci).


Uè comme state?, Non c’è male e tu?, Da dove vieni?, Dove andate? (la metafisica mica sta tanto lontano). Ma, nonostante la sua accoglienza, era distratto l’amico mio. Più che altro perché non si voleva perdere la canzone successiva, che agognava dall’inizio del suo viaggio e sulle musicassette mica potevi andare alla traccia 6. Infatti parte una introduzione cullante e lui si perde in uno sguardo estasiato mentre Harry attacca:

Illustrazione di Adriana Tessier
chilometridinote_001


Down the way where the nights are gay


And the sun shines daily on the mountain top



e a destra passava il Muraglione della fonte omonima (una delle 28 che darebbero lavoro e futuro a generazioni in quell'area e invece quasi tutte strozzate o inutilizzate o che ne so, non c’è più niente...) e ancora proverbialmente ricordata per i fulminei e definitivi effetti lassativi, e a sinistra il sole declinava verso il Vesuvio con un effetto cartolina che non si può dire ma resta il più bello del mondo...



I took a trip on a sailing ship


And when I reached Jamaica I made a stop



già vedevi apparire le tristi murate della Corderia, dei Cantieri Navali, orgoglio della classe operaia (ahò, ormai l’ho detto) di una volta, a cui Vincenzina voleva bene già da molto tempo prima di Enzo...



But I'm sad to say I'm on my way


Won't be back for many a day




Leggi il testo della canzone di riferimento



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