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LISBONA / 3
PASSEGGIATE SUL LUNGOFIUME

All’inizio è facile confondere il lungofiume con il lungomare, o meglio l’oceano che rientra nella baia tra Lisbona e Almada, per la notevole ampiezza del Tago.

di GABRIELLA DI LELLIO

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Si può accedere al centro città di Lisbona anche con una passeggiata pianeggiante costantemente accompagnata dalla luce particolare del riflesso dell’acqua, procedendo verso la foce del Tago o Tejo.

All’inizio è facile confondere il lungofiume con il lungomare, o meglio l’oceano che rientra nella baia tra Lisbona e Almada, per la notevole ampiezza del Tago. Due ponti uniscono Lisbona alla zona meridionale del Portogallo. Il ponte rosso 25 de Abril — ex ponte Salazar, commissionato dal dittatore nel ’60 — la collega alla città di Almada sovrastata dal Cristo-Rei. Fu costruito dall’American Bridge Company, la stessa che si occupò del Golden Gate di San Francisco a cui è ispirato e ne fu cambiato il nome dopo la rivoluzione del 1974. Il ponte e il Cristo Rei sono stati criticamente definiti la copia Lusitana dei due simboli americani.

Più nell’interno il ponte Vasco da Gama, uno dei più lunghi d’Europa, inaugurato nel ‘99 per i 500 anni della scoperta della rotta per le Indie.

Da Alfama si scende verso il Tago e si incontra la Casa dos Bicos (la casa dei becchi). La facciata riprende il Palazzo dei Diamanti di Ferrara; una volta era un magazzino di bacalhau. Oggi è la sede della Fondazione José Saramago con l’intera biblioteca dello scrittore. La presenza della Fondazione sta a sottolineare la riappacificazione di Saramago con il Portogallo. Il premio Nobel della letteratura (1998), sempre schierato contro il regime di Salazar, ruppe definitivamente anche con la chiesa cattolica con i due libri “Il vangelo secondo Gesù Cristo” e “Caino”.

(la Fondazione Saramago | foto di Gabriella Di Lellio)

In una ventina di minuti si arriva alla piazza più grande di Lisbona, Praça do Comercio, che dava il benvenuto ai navigatori del passato. È chiusa da un lato dal Palazzo Reale Ribeira, residenza del Re per circa duecento anni, e sul lato opposto da un palazzo simile che ospita da un paio di anni il “Centro interpretativo da Historia do Bacalhau”.

(Mercado da Ribeira | foto di Gabriella Di Lellio)

Una sorta di apoteosi del merluzzo, uno spazio in cui viene omaggiato il baccalà. Può far sorridere ma non a Lisbona. Il baccalà è molto più di un alimento nazionale. È un elemento che segna profondamente la cultura del Paese, legato com’è al mare, alla storia e al mito dell’esplorazione. La visita del museo permette di capire l’epopea di un popolo che vive sull’Oceano Atlantico, le storie di avventure e naufragi nei mari di Terranova e nelle biografie di cuochi inventori di tante ricette. Il tutto in un ambiente interattivo dove non manca un negozio e un locale di degustazione. In ogni tavola portoghese il pesce non manca mai e il baccalà soprattutto. Anzi, è una presenza così quotidiana che un detto vuole che ci siano 365 ricette per cucinarlo, una al giorno.

I tre lati della piazza sono chiusi da palazzi gialli, interrotti solo dall’Arco da Rua Augusta attraverso il quale si accede al quartiere di Baixa, interamente sul livello del mare. È la porta per entrare nella città. Sul lato opposto alla piazza, oltre la strada, Il Cais das Colunas (il molo delle colonne) due colonne che sbucano dall’acqua poggiate su gradini di marmo sommersi. Era l’entrata nobile in città per i capi di Stato. La piazza è particolarmente bella al tramonto, quando i colori cambiano tonalità.

(Praça do Comercio | foto di Gabriella Di Lellio)

Più in avanti, proseguendo sul lungofiume, il Mercado da Ribeira che fornisce prodotti freschi alla città. Negli ultimi anni ha aggiunto negozi di souvenir, botteghe di specialità gastronomiche e bancarelle di street food, una sorta di Mercato Centrale di Roma-Termini.

Tre chilometri più avanti si arriva al ponte 25 de Avril, nel quartiere di Alcântara. Sotto il ponte, in Rua Rodrigues de Faria 103, si trova LX Factory, uno spazio di 23.000 mq rilevato nel 2008 e trasformato in un polo culturale in continua evoluzione. Erano capannoni industriali ottocenteschi caduti in degrado. L’operazione di recupero ha creato un altro villaggio dentro la città e la collocazione sotto il ponte rosso è suggestiva. La fila di taxi all’ingresso è costantemente densa e crea rallentamenti nel traffico. All’interno si trovano caffè, botteghe di artisti e artigiani, mercati e negozi creati con un parziale utilizzo degli arredi del passato. L’attrazione maggiore è la libreria Ler Devagar (leggere lentamente) creata intorno alla vecchia tipografia Mirandela. È un locale di due piani con scaffali pieni di libri che riempiono le pareti fino al soffitto da cui scende una ragazza con la bici ritagliata nel cartone. Sono due piani di volumi in diverse lingue, arte, letteratura, viaggi e fiabe, come la biblioteca di Harry Potter. Al secondo piano c’è anche un piccolo bar con qualche tavolino per fermarsi a chiacchierare o a leggere.

(LX Factory | foto di Gabriella Di Lellio)

Alla fine del lungofiume si trova Belém il quartiere ricco di monumenti inseriti nell’UNESCO: il Mosteiro dos Jerónimos con la tomba di Vasco da Gama e il Monumento alle Scoperte in pietra bianca, sulla riva settentrionale del Tago. È un’enorme caravella scolpita in marmo bianco, quasi pronta per salpare. Sulla prua Enrico il Navigatore e ai lati gli esploratori e i mecenati del tempo. Sul pavimento, alle spalle del monumento, è stata realizzata una gigantesca Rosa dei Venti di 50 mt di diametro con all’interno la mappa delle vie delle esplorazioni portoghesi.

(Particolari della Rosa dei Venti | foto di Gabriella Di Lellio)

(Monumento alle Scoperte | foto di Gabriella Di Lellio)

In ultimo la Torre di Belém o Betlemme. Una volta era la difesa dell’entrata in città via fiume, la prima costruzione che si nota arrivando dall’oceano ma anche usata nel XVI sec. da re Manuel per feste e banchetti. Le segrete della torre furono usate come prigione per 250 anni e successivamente fu trasformata in faro, poi in dogana per riscuotere i dazi dalle navi straniere. È stata costruita con blocchi di lioz (una pietra calcarea portoghese) avanzati o scartati dalla costruzione del Moistero dos Jerónimos, edificato lì vicino nello stesso periodo. All’epoca in cui venne costruita, la torre si trovava in mezzo alla corrente, oggi è a poca distanza dalla riva. Non si sa se per una deviazione del corso del fiume in seguito al terremoto del 1755 o per uno spostamento progressivo del litorale.




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