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OLGA
GIOVANI GINNASTE
AL TEMPO
DI EUROMAIDAN

di ANDREA ALOI

Avere quindici anni e un cuore diviso. È il 2013, l’anno prima di EuroMaidan, Olga (Anastasia Budiashkina), protagonista eponima del duro, appassionante film dell’esordiente ventinovenne franco-svizzero Elie Grappe, è una ginnasta ucraina di ottime speranze e accetta l’invito di andare in Svizzera ad allenarsi. Suo padre era nato lì, le strutture sportive, poi, sono splendide e a Kiev tira una bruttissima aria per la madre (Tanya Mikhina), giornalista d’inchiesta. Ha denunciato le macroscopiche illegalità di molti cantieri edili nella capitale, dove nascono grattacieli abusivi oliati dalla corruzione, c’è il filorusso Janukovyč al governo, ancora per poco, ma non mancano in loco consorterie del malaffare fieramente autoctone e determinate a soffocare la voce di chi rema in direzione ostinata e contraria. Olga e la madre Ilona, mentre tornano a casa in auto vengono investite da un suv killer. Un cozzo, un altro, vogliono uccidere. Ilona supplica la figlia, parti, salvati.



Senza più il padre, lontana dalla madre in pericolo. Quanta forza d’animo può avere una adolescente? Molta, più del normale se sei abituata alla tosta disciplina della ginnastica artistica, che ti fa le spalle larghe non solo fisicamente. “Guarda che bella palestra, non è come la discarica dove ci allenavamo a Kiev”, dice, appena arrivata in Svizzera, all’amica Sasha (Sabrina Rubtsova). Olga è una specialista delle parallele asimmetriche, aggregata alle ragazze della nazionale elvetica mostra qualità speciali e presto l’allenatore Vassily (Aleksandr Mavrits) la candida a entrare stabilmente nel gruppo. Per farlo dovrà prendere anche la nazionalità svizzera e Olga non ha eccessive titubanze, del resto è una pratica antica, una grande stella delle parallele asimmetriche negli anni Settanta, Olga Korbut, era una sovietica, nata a Minsk in Bielorussia, poi naturalizzata statunitense.



Olga si è inserita dopo un periodo d’ambientamento in cui non sono mancati litigi con qualcuna delle compagne e amarezze, ha finalmente assorbito i nuovi metodi di lavoro. Si allena sempre, fin troppo, ha fame di certezze e si affida a un corpo scolpito e a una tenacia incredibile per trovarsi una strada verso il futuro. Corre su strade innevate, si alza all’alba per provare esercizi e la cinepresa l’accompagna mostrando la severità implacabile e la bellezza della ginnastica: il film diventerà sicuramente un cult emozionante per tutte le giovani praticanti (per quel che può valere, ne abbiamo avuto un riscontro personale in sala durante la visione). E quando vediamo minute adolescenti esibirsi in un salto mortale all’indietro sulla trave (nota bene: è larga 10 centimetri) viene ogni volta la tentazione di incrociare le dita.



Al pranzo di Natale a casa dei nonni paterni, Olga vive un urticante disagio, i parenti svizzeri ancora accusano sua madre Ilona di aver nuociuto al padre, non capiscono la portata degli avvenimenti che bollono nella pentola della Storia e i turbamenti della coraggiosa quindicenne, ormai intimamente spezzata tra due Paesi. In piazza Maidan si accampano e trincerano gli oppositori di Janukovyč, gente di ogni età, moltissimi giovani non tollerano la decisione del suo governo di sospendere i negoziati per l'accordo di associazione con l'Unione europea a favore di un accordo con la Russia. Si prepara una rivoluzione, che costerà sangue e morti. Olga incontra Sasha, nazionale ucraina, ai campionati europei, ascolta racconti drammatici su quello che succede a Kiev e, come se non bastasse, alla vigilia della sua attesa esibizione la madre viene barbaramente picchiata dalla polizia a Maidan. Passano in tv filmati drammatici. Olga stringe i denti, stringe l’anima, esegue un esercizio perfetto. Sasha è tornata a Kiev, non passa giorno senza informare l’amica sul crescendo della rivoluzione e la invita a tornare in patria. Un’altra spina per Olga, che aspira alle Olimpiadi. Ma una frattura al metatarso scompiglia le carte, è lo stress dicono medico e allenatore, dovrebbe fermarsi per recuperare. Invece lei fa giusto l’opposto e si martirizza letteralmente di salti per rendersi inutilizzabile. Addio Svizzera, torna a Kiev dove insegnerà ginnastica, mentre lontani, inquietanti si avvertono i tamburi di guerra in Donetsk e Lugansk.



Ispirato a una storia vera, così come sono ginnaste autentiche Olga, Sasha e Juliette, Steffi, Zoé, il film è una coproduzione francese e svizzera (Point Prod con Cinema Defacto e Toy Cinema) e ha una storia particolare. Elie Grappe aveva cominciato a scrivere soggetto e sceneggiatura (successivamente rifinita con Raphaëlle Desplechin) quando aveva appena 22 anni, ne sono passati un bel po’ prima di iniziare a girare, ma ne è valsa la pena. Grappe sfodera una regìa pulita e buonissima tecnica messa al servizio della narrazione, mantenuta in tensione dal montaggio di Suzana Pedro, che alterna le riprese in palestra con suoni ovattati al clangore di Piazza Maidan, restituito con abbondante uso di cronache filmate dell'epoca . E ha i giusti toni di languida tristezza la fotografia dei paesaggi svizzeri di Lucie Baudinaud. Sono 85 minuti e non ce n’è uno di troppo, la lettura degli avvenimenti è, senza se e ma, dalla parte dell’Ucraina, motivazioni e sentimenti di Grappe non ledono comunque credibilità e umana misura del film. Selezionato dalla Svizzera per la candidatura agli Oscar 2022 nella categoria Miglior film internazionale, “Olga” è stato premiato per la miglior sceneggiatura al 74° Festival di Cannes del 2021 nella sezione La Semaine de la Critique. Presentato a una sfilza di festival compreso quello di Roma nell’ottobre del ’21, ha trovato poi (finalmente!) distribuzione in 27 sale grazie ai distributori milanesi di Wanted Cinema. Poi lo streaming.

 

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