LOADING....!!!!!

I figli
degli altri

Fragili e forti, siamo la scuola

Una recensione di
GABRIELLA DI LELLIO

Condividi su:

“Gli adulti, quando lo vogliono veramente, possono migliorare la loro vita, migliorare il loro destino, ma in tutte queste lotte i bambini sono dimenticati: non c’è nessun partito politico che si occupi veramente dei bambini” (il maestro Richet in ‘Gli anni in tasca’ di F. Truffaut).

Questo l’incipit del libro di Nora De Luca “I figli degli altri” (Mondadori, collana Strade Blu, pp.180, euro 18,50), uscito il 27 agosto, che offre uno spaccato della scuola elementare italiana. Quando si parla di scuola, ci si riferisce a un luogo di formazione e di crescita, ma raramente si riesce a cogliere la profondità delle esperienze vissute.

L’autrice è una maestra elementare che ha scelto di usare uno pseudonimo. Scrive: “Ho scelto di non mettere il mio nome sulla copertina di questo libro perché mi sembra un po’ di tradire un segreto ben custodito di cui faccio parte… Di questo tradimento, dell’idea di dare in pasto a chi legge la mia e la nostra vita, il nostro sforzo quotidiano con tutte le sue imperfezioni, provo vergogna, per non parlare di quanto mi fa paura."


I figli degli altri - una vita da maestra

di Nora De Luca


Mondadori editore
18,50 euro

Il libro non è solo una raccolta di storie scolastiche, ma una finestra su un mondo di emozioni, sfide e relazioni, disagio e realtà, da parte di chi la vive ogni giorno: i bambini, gli insegnanti e tutto il personale ATA (i bidelli) mostrando, anche nel caos e nelle difficoltà, come vi sia una bellezza nel prendersi cura dei figli degli altri.

La protagonista è alla sua prima supplenza; deve sostituire una collega che nessuno ha mai visto. I certificati di malattia, personale e fino al terzo grado di parentela, dimostrano allo stesso tempo la sua esistenza e la sua assenza.

“Io faccio la maestra, e quando ho cominciato a fare questo lavoro ricordo che ero sempre stupita. Stupita dell’entusiasmo, dell’amore, del dolore e delle difficoltà dei bambini ma stupita anche dalla difficile convivenza degli adulti in un sistema difficile… Un posto di lavoro in cui quando arrivi la mattina tutti ti corrono incontro per abbracciarti e dirti che sei bella e gli sei mancata tantissimo e ti vogliono raccontare tutto quello che gli è successo; un bel cambiamento. Vale anche se sono alti un metro.”





Il libro ci immerge nel microcosmo di una scuola elementare di un istituto comprensivo (il polo scolastico che raggruppa in un unico istituto più ordini di scuola: materna, elementare e media) e i racconti si sviluppano su due piani: gli attori della scuola (insegnanti, alunni e bidelli) e i suoi meccanismi burocratici.

Gli insegnanti, che si alleano quando non si dichiarano nemici, sono le figure fondamentali di questo universo. Cercano di mantenere un equilibrio tra il ruolo educativo e le complessità personali, pendolari e migranti, gli insegnanti di Ggiù e gli insegnanti di Ssù. Sono al 90% donne. “È difficile stare in un ambiente tanto femminile come la scuola. Per chi ci sta dentro è come un carcere part time, una specie di servizio militare in quell’istituto penitenziario che è la scuola.”

Gli alunni, molti stranieri, sono destinati a diventare indimenticabili: Scardozza, che parla da solo e non sa gestire gli imprevisti, ha gli occhiali e la faccia di Orson Welles in là con gli anni; la differenza è che Scardozza è molto più basso. Mia, che a un anno ha perso la madre ed è rimasta con due fratelli grandi e il padre; durante le lezioni, mentre la maestra parla, le sale in braccio e piange; Gianni, che viene dal Senegal, è un bambino bellissimo con gli occhi scuri di cui uno segnato da una cicatrice. Ha dei profondi momenti di malinconia e all’improvviso si mette a piangere. Vive con la madre, il padre lo picchiava ed è stato allontanato, non vive più con loro. Alberto alla lavagna scrive frasi che sembrano codici fiscali, non promette bene. Ciascuno ha un bagaglio di storie ed emozioni che offrono una panoramica della realtà scolastica.





I bidelli, forti di una condizione di mezzo che li rende indispensabili, sembrano giocare la carta di una distanza che talora è assenteismo, talora indifferenza, spesso commedia, oscillando tra distanza e partecipazione.

Tutti parlano per sigle; per gli H (handicap), i BES (Bisogni Educativi Speciali) e gli ADHD (attention deficit hyperactivity disorder) è necessario il PDP (Piano Didattico Personalizzato) o il PAI (Piano Assistenziale Individualizzato) che si trovano nel PTOF (Piano Triennale dell'Offerta Formativa). Un delirio che può sembrare uno scherzo, ma al di fuori della scuola il linguaggio cifrato è incomprensibile. Il Collegio dei docenti, poi, è come una riunione di condominio in cui può succedere di tutto; anche arrivare alle mani.

La scuola, di qualsiasi grado, è sempre stata uno specchio delle dinamiche sociali e dei cambiamenti culturali del nostro Paese; un inferno, a volte un teatro dell’assurdo, nel luogo in cui ogni giorno si costruiscono le fondamenta per il futuro. Quella che l’autrice racconta è una scuola un po’ improvvisata, che ogni giorno apre grazie allo sforzo, la buona volontà, i limiti e gli slanci di un esercito di donne e di pochi uomini con insegnanti bravissimi e altri meno.





“A scuola, come dal pronto soccorso, prima o poi ci passano tutti. Vedi l’umanità, ma soprattutto la realtà del tuo tempo, del tuo paese che si viene formando davanti ai tuoi occhi… Se questo lavoro qualcosa alla fine lo insegna è a capire le persone, perché si sta sempre immersi in questo grande magmatico materiale umano.”

La descrizione del sistema è completa, fino al segreto tanto vero quanto umano che nessun insegnante confesserebbe mai: ci sono alunni che non si sopportano e altri che sono la luce degli occhi. Difficilmente fanno breccia i so-tutto-io, che non per forza sono i plusdotati, anzi. Ci sono scuole dove il 70% degli alunni è figlio di genitori stranieri. Classi in cui, senza una vera progettazione o un vero supporto, l'italiano è insegnato come seconda lingua, trattati come stranieri di passaggio, senza pensare che gli italiani sono loro.

"I figli degli altri" non è solo un libro sulla scuola ma un atto d'amore verso l'educazione, con una critica al sistema scolastico contemporaneo trattato come un reddito di cittadinanza e considerato un ammortizzatore sociale.





Emerge la fragilità e la forza di un'istituzione che, nonostante le difficoltà, continua a prendersi cura dei più piccoli. Un invito a non perdere la fiducia nel valore dell’educazione. Ci ricorda quanto sia importante e complesso il lavoro di chi si dedica a essa prendendosi cura dei ‘figli degli altri’, dove i figli sono sempre più figli e gli altri sono sempre più altri; le famiglie non ascoltano le esigenze dei loro ragazzi e spesso sono i peggior nemici degli insegnanti. Ricordo un mio amico veterinario quando affermava che per gli animali è difficile fare una diagnosi perché gli interlocutori sono i loro padroni; un po' come a scuola, dove chi parla non sono i cuccioli degli esseri umani, ma i loro genitori.

Il libro è il ritratto di un Paese in continua evoluzione che mostra quanto le scuole elementari, l’ultima eccellenza di un sistema complesso, si stiano decomponendo, forse per lasciare spazio a una nuova sfida che non è soltanto didattica. Nell’esperienza pluriennale di insegnante mi sento di affermare quanto l’attuale buco di conoscenze e di cultura e la mancanza di integrazione di ragazzi stranieri sia responsabilità di insegnanti e governanti. Abbassare il livello culturale dello studio non è una mossa democratica, anzi il contrario: una forma diversa di disuguaglianza.




ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI



© Tutti i diritti riservati

Condividi su:



Foglieviaggi è un blog aperto che viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini presenti sul sito www.foglieviaggi.cloud provengono da internet, da concessioni private o da utilizzo con licenza Creative Commons.
Le immagini possono essere eliminate se gli autori o i soggetti raffigurati sono contrari alla pubblicazione: inviare la richiesta tramite e-mail a postmaster@foglieviaggi.cloud.
© foglieviaggi ™ — tutti i diritti riservati «all rights reserved»