Contro l' Indice
e la Controriforma
Una saga di artisti liberi
nell'Italia del Cinquecento
Una recensione di
FABIO ZANCHI
C’è un gran lavoro dietro questo romanzo di Marco Corrias. Lo si intuisce dalle 473 pagine che lo compongono. Anche il tema, lo conferma. “Il Papa morirà a Natale” racconta vicende di un periodo assai complesso: gli anni alla fine del Cinquecento. La scena è dominata dalla Santa Inquisizione. La fazione spagnola è in guerra contro quella francese. Terreno di scontro, l’Italia della Controriforma. Protagonisti i giovani intellettuali, scrittori, artisti, scienziati e liberi pensatori che si ribellano contro l’Indice di libri proibiti e alle regole del Decoro, frutto del Concilio di Trento.
Il Papa morirà a Natale
di Marco Corrias
Giovane Holden edizioni
18 euro
Il veleno scorre a fiumi. Ci sono tradimenti, intrighi, congiure frammiste a storie d’amore e sfide a colpi di lama e colubrine. Gli ingredienti del romanzo storico ci sono tutti. E Corrias li maneggia con rara sapienza, forgiata dal mestiere di giornalista. È a lui che si devono libri-indagine come “Mio figlio Farouk, anatomia di un rapimento” (Rizzoli, 1993) e “Mino Pecorelli, un uomo che sapeva troppo”, edito nel 1996 da Sperling & Kupfer. Parecchi anni di lavoro gli sono serviti per mettere a punto un affresco storico che allinea vicende lungo un percorso che copre tutta Italia.
Si parte da Firenze, dove un gruppo di artisti mette in atto la congiura che darà vita al “grande sberleffo”, opera collettiva contro la Chiesa e i suoi dettami, per spaziare un po’ ovunque: Roma, ovviamente, Ferrara, Mantova, Venezia, Palermo e Napoli. Tanto complesso ed esteso è il perimetro della ribellione, corrispondente a una presenza capillare dell’apparato repressivo dell’Inquisizione. Insieme e accanto ai protagonisti - lo scultore Cecco, valente e anticonformista, e il suo allievo Furio, bravo con gli attrezzi ma soprattutto con la spada - popolano il racconto personaggi di grosso calibro. Michelangelo Merisi, il Caravaggio: “Il più scandaloso e grande pittore di Roma, e quindi del mondo intero”. E Tommaso Campanella, per dirne soltanto due, “che nelle Calabrie va predicando le cose più sconce, le ribellioni più estreme alla nostra Chiesa” – questa l’accusa che lo porterà alla prigione e alla tortura – “egli stesso sospettato di sodomia e di magia”.
Il complotto dei liberi pensatori prende forma di metafora, oltre che di ribellione. Il tarlo li rappresenta. Perché “il tarlo dell’uomo è la Sapienza, per raggiungere la Sapienza l’uomo deve farsi tarlo”. Riuniti in una sorta di associazione segreta, produrranno libri proibiti da far circolare in segreto. Sempre inseguiti dagli incappucciati dell’Inquisizione, da spie e traditori. Ma non molleranno, finché sarà possibile, al motto di: “Morte all’infame Decoro, morte all’ignobile Indice”. Il famigerato Index Librorum Prohibitorum del 1564, parto conclusivo del Concilio di Trento. La missione, ambiziosa e assai pericolosa, è quella di far conoscere in ogni città “un libro che contesta i divieti del Concilio, scritto in un modo che possano capire tutti quelli che sappiano almeno leggere”.
Ovvio che il disegno eversivo sia contrastato dalla Chiesa con ogni mezzo, anche violento. Al centro del libro, come da titolo, anche il complotto contro Papa Clemente VIII, annunciato da un messaggio esplicito: “Il Papa va incontro alla fine. Nella notte di Natale aiutiamo la nera falce liberatrice”. Delirio o realtà, lo scoprirà il lettore, chiamato ad accompagnare le vicende raccontate, che a tratti assumono le caratteristiche di un genere cappa e spada. C’è anche una bella - e contrastata, come si conviene – vicenda d’amore. Legata alla figura spigliata di Angiolina, che conquisterà Furio “con l’allegria delle sue vesti colorate, dei suoi capelli rossi, degli occhi di giada”. La loro storia non sarà facile, ma assai avventurosa. Anche questo rende il romanzo di Marco Corrias una bella strenna di Natale. Avvincente.
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