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CONFIDENZA,
NORMALITÀ
E FOLLIA
DEL MONDO

di MASSIMO CECCONI

Che dire? Quanto meno nell’ambito dei sentimenti c’è di tutto e di più nell’ultimo film di Daniele Luchetti, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, con la complicità, in sceneggiatura, di Francesco Piccolo.

“Confidenza” è un film che si ascrive di diritto alla categoria dei thriller dell’anima e si cala vischiosamente nel complesso mondo degli affetti celati e svelati, appaganti e contrapposti, esibiti e negati.

Il professor Pietro Vella (Elio Germano) è un giovane docente di lettere in un liceo della periferia romana. Empatico e simpatico, democratico e piacione, è il preferito dagli alunni per la sua disponibilità e per il suo approccio disinibito con i valori dell’insegnamento.



Dietro alla maschera bonaria si coglie però un malcelato narcisismo, un ego smisurato che il personaggio mette in mostra nel compiacimento assoluto dei ruoli da assumere.

Conscio del suo carisma, parte così alla ricerca di una pecorella smarrita, la sua allieva Teresa Quadraro (Federica Rosellini), che anziché iscriversi, dopo la maturità, alla facoltà di matematica, sbarca il lunario facendo la cameriera in una trattoria.

Non solo convince la ragazza a riprendere brillantemente gli studi ma intreccia con lei una relazione che si annuncia da subito pericolosa per l’eccentricità dei reciproci sentimenti.

In una sorta di gioco al massacro che li vede consapevolmente coinvolti, i due amanti si confessano a vicenda un indicibile segreto, uno scambio di fiducia estrema che si rivelerà perniciosa per entrambi.



Il terribile segreto svelato alla ragazza diverrà per Vella un’ossessione invalidante con la quale non riuscirà mai più a fare i conti malgrado, dopo l’abbandono della giovane, cerchi di ricostruirsi una vita nuova attraverso il matrimonio con Nadia Labaro (Vittoria Puccini), una sua collega insegnante.

Passano gli anni. Mentre Teresa, trasferitasi al MIT di Boston, diviene una star internazionale della matematica, Pietro intraprende un’attività di consulente ministeriale grazie alla sua teoria pedagogica della “didattica degli affetti” che lo colloca tra gli esperti più ascoltati nel processo di rinnovamento della scuola italiana.

Il dramma delle loro esistenze però non solo non si compone ma esplode in un sordo boato di rancore e di disillusione. E forse c’è anche di peggio.



Film complesso che induce a meditare anche se è arduo cogliere la portata e la valenza dell’indicibile segreto di Pietro Vella che esorbita incomprensibilmente dalle umane cose della “normalità” della vita.

“Confidenza” si rivela un autentico gioco al massacro che evoca ed esibisce volontà di suicidio e omicidio, onnipotenza e impotenza, incapacità di leggere la realtà come viatico della propria esistenza.

Gli interpreti assolvono al compito anche se il loro invecchiamento artificioso forza un po’ troppo la mano alla credibilità. Germano si cala in un personaggio che gli è consono, aggrovigliato e ambiguo, mentre Federica Rosellini, che ha già dato gran prova di sé in teatro, introduce una vena di follia che costituisce il senso più appropriato del film. I comprimari si attengono allo spazio a loro assegnato e non sono certo biasimevoli.



Daniele Luchetti si cimenta dopo “La scuola” (1995) e “Lacci” (2000) con un altro romanzo di Domenico Starnone ricavandone, con qualche fatica, la sua opera più complessa e ambiziosa.

Liaisons dangereuses.

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