di
ANDREA ALOI
“The Fall Guy” è il cascatore, da noi si chiamavano così gli stuntmen, benemerita categoria cruciale in qualsiasi action movie che si rispetti. Negli Usa poi le portate cinematografiche di cadute nel vuoto, fuoriuscite coatte dalle finestre, funambolismi automobilistici e scazzottate sono ottime e abbondanti, quasi connaturate allo show, fin dagli albori. Il blockbuster del quarantenne ex stuntman David Leitch, protagonisti Ryan Gosling ed Emily Blunt, offre sul tema un menu completo e molto gustosamente, con tocco complice e divertito, si concentra sul duro lavoro di questi acrobati-attori, tanto essenziali quanto un po’ negletti: per loro non è previsto manco mezzo Oscar e solo il leggendario Yakima Kanutt (guardatelo su YouTube nella sequenza dell’attacco apache alla diligenza in “Ombre Rosse”) ne ha ricevuto uno onorario alla carriera nel ’67 per “i risultati di eccellenza conseguiti come controfigura e per lo sviluppo di tecniche di sicurezza destinate a salvaguardare l'incolumità degli stuntmen durante le loro esibizioni”. Ci torneremo su.
Gosling, nobile spalla di Emma Stone in “La La Land” e Margot Robbie in “Barbie”, si prende stavolta i riflettori nel ruolo del muscolato stunt Colt Seavers con l’aria buffa di quello che più cade e si frantuma più si sente realizzato. Lo ha messo fuori dal giro un brutto incidente alla schiena su un set - doveva cadere nel vuoto sorretto da tiranti ma qualcosa non ha funzionato e alla fine capiremo il perché - e se la passa da guardamacchine in un locale alla moda, cercando di dimenticare l’incidente e la fine dell’amorazzo con Jody Moreno (Emily Blunt, dà complessità a una figura di donna tenera e grintosa), nel frattempo passata da assistente di scena alla prima regia importante che potrebbe lanciarla. Sta girando in Australia “Metalstorm”, love story tra un terrestre e un’aliena condita da esplosioni e battaglie, protagonista lo space cowboy Tom Ryder (Aaron Taylor Johnson), biondino barbuto meno espressivo di un cane da compagnia, convinto di essere un buon attore. Del resto sullo schermo fa la sua figura, è un divo fotogenico, un brand, con tutti i vizi connessi. Fichetto tremebondo, non si è mai sognato di correre il minimo rischio sul set, e il suo stunt è sempre stato Colt, che viene così cercato e convinto a tornare sulla breccia. Lo aspettano guai.
“The Fall Guy” in inglese suona anche “capro espiatorio” e Colt viene davvero messo in mezzo in una prima parte da “cinema nel cinema” autoironica, spassosa e meno condannata alle ripetitive peripezie e ai funambolismi fracassoni del film di genere, che prenderanno il sopravvento, pur con ritmo e sapide gag, nel “secondo tempo”. Appena sbarcato in Australia (scrive Variety che il governo centrale aussie e lo Stato del Nuovo Galles del Sud hanno erogato alla megaproduzione quasi 30 milioni di dollari Usa, su un budget totale stimato tra i 130 e i 150 milioni) è preso di mira da Jody, che non si aspettava il suo arrivo e ha diversi sassolini nelle scarpe. Se li toglie facendo ripetere a Colt almeno otto volte una scena in cui gli danno fuoco e viene scaraventato contro una rupe. Puntuale, a ripresa terminata alza il pollice: tutto ok. Ha gli occhi teneri, una sua filosofia della sopportazione e l’effetto è godibile. I toni vanno sul grottesco, quasi una comica ad alta tecnologia cinematografica e virano quasi subito sul thriller. La producer Gail Meyer (formidabile Hannah Waddingham, perfetta nei panni della canagliesca villain, anche nella serie “Ted Lasso” è una tipina da prendere con le molle) incarica l’innocente e perfino un po’ amabilmente fessacchiotto cascatore di trovare e riportare sul set Tom Ryder, sparito da qualche giorno. La missione è in realtà una trappola, perché Colt dovrà fungere davvero da capro espiatorio. Non riveliamo oltre.
Infantile e meschino, Tom si è messo in un grosso pasticcio con tanto di morticino, Colt gli darà la caccia assistito dal coordinatore degli stuntman Dan Tucker (Winston Duke) e correrà rischi mirabolanti, con inseguimenti per terra e per mare da parte degli scherani di Tom guidati da Dressler (Ben Knight), stunt rosso malpelo pronto a tutto per accontentare il suo nevrile principale. Un combattimento tra cascatori maestri di arti marziali a cadenze forsennate, ben giostrate dal montaggio dell’islandese Elisabet Ronaldsdóttir, un pelo sovrabbondanti (le due ore potevano agevolmente scendere a una e mezza). Sono loro, gli stunt, i protagonisti e lo saranno fino allo scioglimento finale, quando - a perfida producer e divetto smascherati - il ruolo di space cowboy verrà preso per ultimare le riprese dallo scultoreo Jason Momoa, nei panni di se stesso. “Metalstorm” sarà un successo, una laurea hollywoodiana per Jodi, innamorata e ricambiata da Colt, pronto a volare in alcune sequenze da provetto trapezista. “The Fall Guy” sembra girato apposta con l’assunto che nei film d’azione gli attori contano meno degli stunt: mettono a repentaglio la buccia e sono pure più simpatici. Considerando Tom Ryder, come dissentire?
Il film lo ribadisce mettendo in guardia verso i deep fake dell'intelligenza artificiale. Ispirato alla serie tv anni ’80 “Professione pericolo” di Glen Garson su soggetto di Drew Pearce, qui sceneggiatore, abbonda in citazioni da iconici film d’azione e i poliziotti che intervengono nel finale sono interpretati da Lee Majors e Heather Thomas, Colt e Jody nella serie di quarant’anni fa. Gosling, mattatore in stato di grazia e pure produttore, ha già lasciato intendere che il film avrà un sequel, l’Universal, la casa di produzione e distribuzione crede nel progetto e chissà che gli stuntmen, sull’onda di “The Fall Guy”, non riescano finalmente a inserire la loro categoria tra le ventiquattro premiate ogni anno dall’Academy. Al suo interno su oltre diecimila membri professionisti del cinema ci sono 95 stuntmen, una lobby robusta guidata da Jack Gill, coordinatore stunt entrato nell’Academy grazie a Sydney Lumet. Un pioniere. Fra l’altro, il sindacato degli attori, la Screen Actors Guild, già premia il miglior cast di cascatori e tra i favorevoli a un Oscar specifico ci sono nomi di spicco, da Tom Cruise a Leonardo DiCaprio.
David Leitch aveva diretto “Fast & Furious-Hobbs & Shaw“ e codiretto insieme a Chad Stahelski (la controfigura di Keanu Reeves in “Matrix”) il cult “John Wick”, una più che discreta carriera; “The Fall Guy”, secondo parere unanime della critica, è il suo film migliore. Non finirà di certo nel National Film Registry del Congresso americano, ma nel genere si distingue, grazie anche a Gosling e Blunt, per brio e humour.
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