Roma
fra monumenti
e green
L'anello verde, una frontiera urbana
Una recensione di
VITTORIO RAGONE
Due grandi pregi, in un libro che si rivolge a camminatori di ogni età, singoli, di gruppo e di famiglia. Prima qualità: l’accuratezza. Se in queste 128 pagine leggerete “a quaranta metri dall’incrocio prendete lo stradello in discesa sulla sinistra”, sappiate che lo stradello sarà a quaranta metri, misura esatta, identificabile anche dal dilettante senza possibilità di equivoci. Seconda qualità: un oceano di suggestioni a tre fermate di metro. Qui non si raccontano famosi cammini tematici o mete esotiche. Ci si muove in un limbo metropolitano fra Roma e le sue periferie, con una meravigliosa gimkana che conduce a stradoni e nicchie poco conosciute, dentro i grandi parchi urbani e in sorprendenti fazzoletti di natura.
"Il grande anello verde
di Roma a piedi"
Carlo Coronati
Il Lupo editore
euro 15
Ecco perché vale la pena procurarsi “Il Grande anello verde di Roma a piedi”, guida tascabile lanciata dalle edizioni ‘Il Lupo’. Vale la pena comprarla, ma anche usarla intensivamente, fino a esaurire le tappe che propone: sette, per una media di cinque ore al giorno e un totale di 115 chilometri, messe su carta da un signore che fra i camminatori urbani della Capitale è una sorta di decano, Carlo Coronati.
Settant’anni vissuti a Roma – ma le bio lo qualificano valdostano d’adozione, e qualche mese l’anno lo trascorre in effetti sulle Alpi – Coronati è un esploratore di montagne, pratico di escursionismo e sci escursionismo, che ha attraversato vari mestieri e hobby, inclusi quelli di calciatore dilettante e maestro elementare, ed è approdato all'invenzione di una casa editrice per camminatori, ‘Il Lupo’, agile e asciutta come l’animale che la battezza.
‘L’anello verde’ è, nelle parole dell'autore, “il sogno che si avvera”, una scoperta della ruralità romana ‘originale e schietta’ che nel peregrinare fra quartieri storici e ‘borghetti immortali’ offre ai nostri occhi e ai nostri piedi un vasto mondo ‘campagnolo e selvaggio’ con delle ‘perle incastonate’: le riserve naturali romane.
La guida è una sorta di raccordo anulare del camminatore, con tappe a portata di neofita. La prima esplora il Parco del Pineto, entrando da via della Pineta Sacchetti, e arriva a Ponte Milvio attraverso Monte Mario, quartiere e riserva. Si comincia tra i condomini degli anni Settanta poi piano piano, puntando verso la valle che una volta ospitava operai e artigiani della Fabbrica di San Pietro, si scende fra argille e sugherete, le costruzioni scompaiono alla vista e appaiono ruscelli e piccole paludi solcate da ponti mobili improvvisati.
Tra scavi di cinghiali e voli di ghiandaie, alberi imponenti e umido sottobosco, si scende fino al vecchio Borgo dei Fornaciari che lavoravano per il Papa, sotto la Balduina, con una ciminiera ancora intatta: un museo residenziale all’aperto in cui le stradine si chiamano ‘via delle ceramiche’ e ‘via dei laterizi’. Ma siamo appena all’inizio, scopriremo poi i panorami di Monte Ciocci – con i suoi piccoli allevamenti poveri, casette e baracche, una vista mozzafiato di Prati e San Pietro e, dall’altra parte, per orizzonte, la devastazione cementizia di Valle Adriana. Ritroveremo infine a Monte Mario l’ex bar Zodiaco di tanti innamorati, per poi ridiscendere verso Ponte Milvio.
Le altre tappe proposte dalla guida sono: Ponte Milvio – Ponte Mammolo, Ponte Mammolo – Porta Furba, Porta Furba – Caffarella, Caffarella-Laurentina, Eur-Piramide, Piramide-Piazza Irnerio. Cammini fra colli, borghetti e monumenti, i Mausolei di Villa Gordiani e i sentieri della Caffarella, il lungofiume dell’Aniene e i bianchi palazzi dell’Eur. Roma è in sé una città dove si può facilmente giocare a farsi sorprendere da un angolo inaspettato di arte, di cultura, di archeologia; con il trekking di confine suggerito da Coronati il turismo classico, quello storico della capitale, va in dissolvenza, e al piacere della passeggiata si aggiunge il fascino delle piccole avventure.
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