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Un medico
nella Milano
della nebbia

Storia di padri e figli

Una recensione di
MASSIMO CECCONI
(foto dalla pagina facebook La Vecchia Milano)

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Nella esorbitante kermesse milanese di Bookcity, in cui a novembre si sono tenuti oltre 1500 incontri in 300 sedi diverse a sostegno del libro e della lettura, un posto non indifferente se l’è guadagnato la presentazione di “Oltre la memoria. Diario di un figlio” di Egidio Bertazzoni. Un “librino” di 60 pagine, esile nella forma ma potente nel contenuto. Quello che racconta è una storia vera, molto milanese, in cui coesistono due Egidio e un Giacomo, legati da un vincolo di sangue ma anche da affinità elettive. Un nonno e un nipote, un figlio e un padre accomunati da un dramma che ha segnato la vita di tutti e tre.


"Oltre la memoria
Diario di un figlio"

Egidio Bertazzoni

Servitium editore
euro 9,50

Il padre/figlio, Giacomo, è un medico della mutua di quelli di una volta, che visita a domicilio i propri pazienti/clienti nelle strade limitrofe di piazzale Corvetto, tra cui via dei Cinquecento, titolo di una poesia del 1938 di Antonia Pozzi che, in quei luoghi, era impegnata in opere di volontariato sociale. La storicità del racconto ci riporta alla Milano popolare degli anni ’50 e ’60 del secolo che fu, quando la nebbia, la scighéra per i milanesi, c’era ancora.





Il medico Giacomo Bertazzoni è testimone attivo del travaglio umano e sociale di donne e uomini che frequentano il suo studio o vengono visitati nelle povere abitazioni popolari. “Lui stava dentro l’umanità, indistintamente, nel bene e nel male, solo perché era umanità”. Un’umanità “tragica, paradossale, buffa…sempre dolente”. Nella scrittura, tersa-limpida, prorompe l’uso teatrale del dialetto, per sottolineare con appropriatezza le atmosfere, il clima, il sapore di quel mondo “perché tutti i milanesi che avevano studiato intercalavano la lingua italiana con il dialetto”.

Una Milano “dura, diffidente, difficile, un po’ calvinista, immersa in tutte le tonalità possibili di grigi e di nebbie, ma viva e coraggiosa, a suo modo generosa”.





Questo padre che “parlava a scatti, la voce acutissima” sembra richiamare in qualche modo le tonalità vocali di Enzo Jannacci che, oltre a essere quel che era, svolgeva funzione di medico della mutua anche lui. Si incontrano nel peregrinare del racconto personaggi irresistibili come la Scemetta (“scavjonenta, sgarbuienta, strepenada”), come dire spettinata, sgraziata, malvestita, che si credeva la fidanzata di Luigi Tenco; o il medico dei pazzi di chiara fama con studio in via Lazzaro Papi.

Sullo sfondo, ma ben presenti quando non incombenti, il fascismo, il socialismo umanitario e la fede religiosa che, in diversa misura, è elemento comune dei tre personaggi.

Il dottor Giacomo nasconde però un’ossessione legata alla tragica morte del padre, irriducibile antifascista, morto in un campo di concentramento nazista nel 1944. Esemplare la risposta della moglie quando, nei giorni della Liberazione, le viene comunicato che il delatore che aveva denunciato il marito era stato giustiziato: “Avete fatto male. Forse mio marito non tornerà più, ma là… là avete lasciato un’altra famiglia senza padre”. Mentre Il figlio medico “viveva sempre più soltanto di ricordi, di rimorsi, ossessionato dalla ricerca di testimoni degli ultimi giorni di vita di suo padre”, in preda a “il rancore per chi si era salvato”.





Il finale racchiude la parte più struggente e più personale del racconto e la lasciamo alla sensibilità dei lettori che avranno la fortuna di leggere questo straordinario “librino”. Siamo infatti in presenza di un raro esempio di scrittura accogliente senza essere ruffiana, di un pensiero nobile di cui oggi particolarmente si sente il bisogno. Dalla prefazione di Vincenzo Vita, oltre al resto, si condivide la chiusa: “In un’età di penosa omologazione culturale e di trash, ogni tanto si respira”. La lucida postfazione di Anna Foa medita e fa meditare sui concetti di memoria e di conciliazione. .





Non rimane che parlare dell’autore. Conosco Egidio Bertazzoni da oltre trent’anni, siamo stati complici in molti progetti tra i quali una lunga intervista video ad Andrea Camilleri, seduto su una panchina dei Giardini Pubblici, e una illuminante conversazione con il cardinale Carlo Maria Martini. Egidio è giornalista, scrittore, autore teatrale e regista RAI. Sue opere teatrali sono state rappresentate al Piccolo Teatro di Milano e al Franco Parenti. Ha realizzato numerosi documentari dedicati a personaggi della cultura come Delio Tessa, Giorgio Strehler, Franco Loi, Giovanni Raboni, Giulia Lazzarini ...

Direttore artistico con sua moglie Anna Bonel del piccolo teatro milanese LabArca, lo si incontra in corso Genova sempre con una copia sottobraccio di Le Monde. Il bello è che lo legge anche.




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