Mondi di isole
geografie immaginarie
La fantasia dell'eterna ricerca
Una recensione di
MARCELLA CIARNELLI
“Nessun uomo è un’isola”, affermava con la convinzione di chi non ammette il dubbio il poeta inglese John Donne, vissuto a Londra a cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo. Una teoria non soltanto poetica, elaborata analizzando la condizione della solitudine degli umani che viene scongiurata grazie ai propri simili, per i quali si può provare amore e ostilità, disinteresse o indifferenza. Ma ci sono. Popolano la nostra vita fino all’ultimo giorno anche quando ci si crede soli, o si sceglie di esserlo..
C’è invece chi isola è. La natura ha deciso di esprimersi in grandi territori, picchi da capogiro, dolci declivi e poi innumerevoli pezzi di terra distribuiti a caso in tutti i mari, figli di separazioni anche traumatiche dal vicino continente o comparse all’improvviso dal mare. Senza un filo d’erba - che lo scoglio non ne può produrre - o con vegetazione rigogliosa fino alla spiaggia grazie alla presenza di una fonte di acqua.
Nei nostri tempi, con i moderni strumenti di osservazione, è facile tenerle sotto controllo, monitorarne i cambiamenti, scoprirne di nuove. Ma c’è stata un’epoca in cui questi luoghi remoti e meravigliosi bisognava scoprirli, il più delle volte per caso, grazie allo spirito d’avventura di uomini coraggiosi la cui fantasia geografica trovava quasi sempre conferme nella realtà.
L'isola che non c'è
Geografie immaginarie
tra Mediterraneo e Atlantico
Il Mulino editore
euro 29
L’isola è la protagonista del libro di Antonio Musarra, docente di Storia Medioevale alla Sapienza di Roma, che porta il lettore a immedesimarsi nell’immaginario degli uomini del Medioevo, i quali spesso credevano alle proprie intuizioni senza il bisogno di andarle a verificare. Spesso però diventava irrinunciabile l’avventura del viaggio.
L’isola, nell’introduzione, viene definita così: “Luogo utopico per eccellenza - edenico o infernale a seconda dei punti di vista - spazio delimitato per definizione, pertanto potenzialmente controllabile, l’isola ha mantenuto a lungo il suo potere di fascinazione”, che lavora sull’immaginario e sulla voglia di scoperta che “ha il mare come filo conduttore. Luogo alieno per eccellenza - nonostante l’incremento dei commerci, la frequenza dei pellegrinaggi, lo scoppio dei conflitti - esso non smetteva di intimorire”.
Andare per mare alla scoperta di isole, atolli, continenti tra il Mediterraneo e l’Atlantico. Le isole Fortunate, l’isola di San Brendano, Anthilia, Hy-Brasil, l’Ultima Thule, le terre al di là delle Colonne d’Ercole, frontiera dell’ignoto per gli europei. Senza paura verso luoghi meravigliosi percorrendo nuove rotte che avrebbero portato alla scoperta di continenti. Cristoforo Colombo affermava in una lettera a papa Alessandro VI di averne incontrate 1.400, mentre ai reali spagnoli confermava che almeno 1.700 erano le nuove terre piccole e grandi avvistate. Numeri contenuti rispetto a quelli di Marco Polo che superò i 12.700 e del domenicano Guglielmo Adam che ne elencava 20.000.
Tutti ad affrontare il mare per vedere quanto della loro immaginazione coincidesse con luoghi reali. Che se poi non ci sono vanno bene lo stesso, per rincuorare l’anima e alimentare la fantasia. Ci sarà stato anche un cantore dell’epoca di quelle avventure. Noi non possiamo non citare quello nostro, Edoardo Bennato, che ci invitava a cercare l'isola che non c’è ignorando quelli che “ti prendono in giro se continui a cercarla”. Vale per tutti l’indicazione, per scienziati e sognatori, “seconda stella a destra, questo è il cammino e poi diritto fino al mattino”.
Ultima annotazione. Nell’appendice del volume di Musarra ci sono molte immagini, mappe, illustrazioni, traccia indispensabile per comprendere lo spazio geografico su cui esercitarono la loro fantasia e la loro voglia di scoperta fisica gli uomini di un’epoca segnata dalla ricerca dell’impossibile che per i più eroici o fortunati è diventata realtà.
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