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Libero
e selvaggio

Sfidare il mondo
fra amicizie
e burocrazie

Una recensione di
SILVIA GARAMBOIS

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Mettetevi comodi: il viaggio è lungo. Attraverseremo trentun Paesi, il giro del mondo dalla Puerta del Sol di Madrid, e poi Europa, Asia, Oceania, Americhe. Rinoceronti e banditi col machete, vecchi ubriachi nelle notti slave e dignitari indiani, terremoti, feste nei fiumi, cibi ignoti e lingue incomprensibili. Ah, dimenticavo: si va a piedi…

“Nacho” Dean lo ha raccontato in un libro, passo dopo passo: “Libero e selvaggio – la grande avventura del giro del mondo a piedi” (Ignacio Dean, Ediciclo editore, euro 19,00), 367 pagine di cui l’ultima è un collage di foto ritratto sue, dove lo vediamo – non sempre sorridente – così come è cambiato nei tre anni di viaggio e 33mila chilometri macinati, da sbarbato trentenne a barbuto uomo “vissuto”. E in effetti ne ha viste di tutti i colori.





Alla partenza Nacho aveva tremila euro in tasca, e si è preso la prima doccia fredda: era certo che aziende, fondazioni, avrebbero avuto interesse a finanziare la clamorosa impresa, per la quale si era preparato per un anno intero, camminare per il mondo con una carretta dove stava tutta la sua vita, una tenda, un cambio di vestiti, un computer, acqua e provviste, e qualche toppa per riparare le ruote.

Invece no, nessuno era interessato a investire su di lui, nessun logo, o marchio, da incollare sulla giacca a vento. Anche il crowdfunding che poi lo avrebbe accompagnato, a conti fatti, non era un granché: addirittura in Iran gli hanno bloccato Paypal, quindi zero riyal. Come si fa a campare? Bisogna avere un buon carattere (oltre alla capacità di adattarsi): senza conoscere le lingue, Nacho inanella una serie di amicizie lungo il viaggio, gente solidale che gli offre da mangiare e da dormire, e non lo fa mai ripartire a mani vuote. Ed è una delle cose più sorprendenti di questo cammino, una diffusa solidarietà senza confini: incontriamo insieme a lui povera gente che divide il suo cibo e la sua stanza, alti dignitari che gli procurano riparo per le tappe del viaggio nelle zone più pericolose dell’India, bancarellai che regalano la loro merce (mele, mandarini), giovani e vecchi che diventano amici preziosi. Insieme alle insidie della natura, ai temporali improvvisi, al vento che sradica la tenda, ai deserti infiniti, è questa accoglienza a segnare il viaggio.


Libero e selvaggio
La grande avventura
del giro del mondo a piedi

di Ignacio Dean

Ediciclo editore
euro 19

L’altro dato che sorprende noi che di mestiere facciamo i giornalisti è l’attenzione dei media al suo viaggio: nelle grandi città lo attendono interviste televisive, i giornali ne scrivono. Anzi: sono proprio i ritagli di giornale che raccontano l’avventura a toglierlo spesso dai guai, che di sovente hanno la faccia della polizia di frontiera. I giornali servono ancora!

E a proposito di media, dalle pieghe di queste pagine si intuisce quanto sia essenziale in questo viaggio il problema della comunicazione, quella banale delle telefonate a casa, in Spagna, e quella per aggiornare le pagine social e tenere gli appunti: per tutto ciò serve avere due telefoni, uno per casa e uno per il Paese in cui si trova, per contattare i nuovi amici quanto le ambasciate, e quindi cambiare la scheda Sim ad ogni nuova frontiera, oltre che dover essere certi di reperire durante gli spostamenti una presa elettrica per ricaricare tutto quanto. E sperare che l’elettricità regga, perché altrimenti tutto il lavoro fatto va perso. E che il telefono non si scarichi nei momenti di necessità: cosa che regolarmente avverrà in Messico, quando il nostro viaggiatore è inseguito da banditi armati di machete, e i numeri di emergenza della polizia e del consolato sono irraggiungibili.





Nacho si sofferma molto sui problemi alle frontiere, dove il passaggio è sempre pieno di ostacoli se non di fucili puntati, dove il suo carretto viene smontato e rimontato, con atteggiamento per lo più ostile. È vero che una gran parte di questo nostro mondo è in guerra o ha tensioni interne molto forti, all’ultimo il nostro viaggiatore deve cambiare rotta per l’impossibilità di attraversare paesi, come il Myanmar, mentre in Bangladesh assiste a un attacco terroristico. Ma a fermarlo sono anche i visti di viaggio troppo brevi per uno che si avventura a piedi in terre sconfinate (la burocrazia è l’altro grande protagonista dietro le quinte).

“Ogni volta che attraverso un confine faccio una foto insieme a un cartello rappresentativo – racconta Nacho, dopo aver già superato due barriere doganali per entrare in Iran, essere stato perquisito, aver incontrato un nuovo posto di blocco –. Ne scatto un paio a un cartello stradale scritto in persiano, quando due militari mi sorprendono in flagrante e, con un gesto della mano, mi invitano ad avvicinarmi. Mi fingo disinvolto e porgendo loro la macchina fotografica, chiedo di farmi una foto con il mio carretto insieme al cartello, ma invano. Si avvicinano, mi chiedono la macchina fotografica e cercano di vedere la galleria delle immagini scattate in precedenza e salvate nella scheda, ma non individuano il tasto corretto. Ho sentito di alcuni viaggiatori a cui sono stati requisiti la macchina fotografica, il computer portatile e il cellulare. Sono anche finiti in prigione accusati di spionaggio”.

Nacho viene trattenuto, i militari fanno telefonate, il tempo passa, infine viene rilasciato: “Mi allontano pensando a cosa fare della scheda della macchina fotografica, se buttarla o inghiottirla. Alla fine, la conservo nelle mutande”.





Il ritorno ha l’euforia di tutti i ritorni, ma l’autore avverte nel risvolto di copertina che ci sarà una prossima sfida: tra il 2018 e il 2019 ha concluso una nuova avventura, la “Nemo Expedition”, in cui ha attraversato a nuoto i cinque continenti. Non ne sappiamo di più, alla prossima puntata…

Resta la constatazione di quanta gente si chiuda la porta alle spalle e parta, a piedi: basta guardare le pagine social e i siti internet dedicati alle camminate, da quella di Santiago alla via Francigena ai tanti percorsi che attraversano l’Italia, dove si scambiano suggerimenti, indicazioni, anche paure. E la sorpresa che anche il giro del mondo a piedi è un’avventura che attira molti, anche italiani, anche ora in viaggio. Gambe in spalla!




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