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Cattedrali gotiche

Cercando le radici
della vecchia Europa

Una recensione di
ROBERTO ROSCANI

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Che cosa è stato davvero il Medio Evo? Buttata lì una simile domanda sembra comicamente fuori tempo. Eppure, lo studio e la valutazione di questo evo – che possiamo datare tra il V secolo dopo Cristo (la data convenzionalmente usata è quella della caduta dell’Impero Romano d’occidente, ovvero il 476 dopo Cristo) e la fine del ... - e qui le date si fanno un po’ più incerte, perché a fissare la fine di un’epoca qualcuno mette la bandierina sulla scoperta dell’America nel 1492 e qualcun altro la caduta in mani Ottomane di Costantinopoli nel 1453 - che insomma dura qualcosa come mille anni.



(La cattedrale di Notre-Dame a Parigi)


Il tema diventa un po’ più di attualità se ci poniamo il problema delle radici della nostra cultura, e quelle dell’Europa che oggi conosciamo. A cercare una risposta al quesito si impegna questo “Le vie delle Cattedrali gotiche” (Il Mulino 2024, pagine 280, 16 euro) firmato da Carlo Tosco, storico dell’architettura e docente al Politecnico di Torino. Il libro è un viaggio densissimo prima nella definizione di uno stile - il gotico, appunto – che è innanzitutto uno stile costruttivo e architettonico, poi nella scoperta delle moltissime grandi realtà delle cattedrali che a partire dai decenni a cavallo tra 1100 e 1200 hanno iniziato a costellare la Francia, poi la Spagna o l’Inghilterra, a oriente la Germania e infine la Boemia e le aree adiacenti.


Le vie delle cattedrali gotiche
di Carlo Tosco

Il Mulino editore
euro 16

Architettonicamente il gotico non si può definire con un solo elemento. Gli archi acuti – che ne sono una componente – ad esempio discendono da una contaminazione con la cultura islamica del Mediterraneo, e infatti arrivano prima che in Francia nelle Repubbliche marinare italiane (come nelle basiliche di Amalfi o Pisa). Ma di elementi ce ne sono almeno altri due: le costolature delle colonne e delle pareti, o i contrafforti che garantiscono stabilità agli edifici, facendo scaricare le spinte laterali a terra.

Sarebbe troppo complesso qui raccontare tutte le peculiarità tecniche e le evoluzioni che contraddistinguono le cattedrali da Reims a Chartres a Parigi (dove si trova Notre Dame, forse l’esempio più famoso tra tutti). Credo sia utile identificare però alcuni caratteri che vanno oltre la sfera architettonica. Il gotico nasce sulla idea di dare rappresentazione visiva a concetti religiosi, come quello della luce, che si sono andati affermando con la Scolastica. L’apertura di grandi finestre o di rosoni necessitava di pareti sempre più sottili e che non fossero portanti.



(La cattedrale di Chartres)


Il secondo carattere è invece non di tipo religioso-culturale ma di tipo politico. Il gotico si afferma certo per la volontà di grandi vescovi (la realizzazione di una cattedrale richiede decenni di lavoro, qualche volta secoli) ma nella vicinanza tra questo potere spirituale e un forte potere temporale: la corte di Francia. La cattedrale è importante perché al suo interno i re vengono incoronati o vengono sepolti. È un edificio religioso e insieme un edificio dove politica e religione tendono a identificarsi. Non è un caso che la Rivoluzione francese abbia visto le cattedrali come luoghi da distruggere: la galleria dei re incoronati diventerà la galleria dei re decapitati. E Saint Simon pensò addirittura di acquistare Notre Dame per demolirla completamente, cosa che stava per fare nel 2019 l’incendio che ha provocato crolli e terribili macerie.



(La cattedrale di Burgos)


Lo stesso avviene in Spagna, dove le due cattedrali più famose, Burgos prima Leon dopo, corrispondono all’esistenza di due corti. E qualcosa di simile avviene in Germania, cominciando da una regione di confine come la Lorena. In qualche modo diversa la vicenda inglese, dove la cattedrale di Canterbury, fortemente voluta dal vescovo Tommaso Becket che al suo interno fu ucciso dai sicari del re. Qui l’affermazione del gotico sembra più legata al difficile equilibrio del conflitto tra monarchia e chiesa.

È proprio l’assenza di una grande monarchia unificante che rende il gotico così poco italiano. Con la straordinaria eccezione del Duomo di Milano, l’Italia non è patria di cattedrali gotiche e al contrario nasce da noi col Rinascimento il rifiuto di questa architettura. Persino il nome con cui è conosciuta da tutti scaturisce nella nostra cultura con un senso spregiativo: gotico richiama i popoli barbarici che invasero e distrussero l’Impero Romano, non raccogliendone l’eredità classica che invece il nostro rinascimento persegue, da Raffaello a Piero della Francesca, da Leonardo a Michelangelo. E non è un caso che il “recupero” del gotico avvenga con le prime avvisaglie del romanticismo e per la penna di Wolfgang Goethe, che riconosce in queste cattedrali il “carattere” appunto del suo paese.



(La cattedrale di Reims)


Il libro è ricchissimo (e lo è anche di più se, accanto al volume, si sfogliano le ricchissime tavole e disegni che sono stati raccolti dall’autore e dall’editore in un sito internet, a riprova ormai dei limiti “fisici” del supporto cartaceo) e fa leggere il gotico con occhi più attenti. Mi resta un dubbio: sono davvero qui le radici dell’Europa? Più la nostra comunità e la percezione di essere europei diventano forti, più una origine non tanto spirituale quanto della chiesa-potere e del suo intreccio con gli stati nazionali e le loro corti diventa lontana.

Al di là della bellezza e della qualità artistica, tutto sommato credo che a questa Europa si avvicini di più l’arte “commerciale e borghese”, civile almeno quanto religiosa (il gotico fa cattedrali, l’architettura rinascimentale fa insieme chiese e palazzi, idee di città), dell’Italia tra Quattro e Cinquecento. Certo non imitando Saint Simon e non volendo buttar giù il gotico, che Carlo Tosco ci insegna a guardare con occhi più attenti e sensibili.

 




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