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Rivoluzioni
e garofani

Ritorno a Lisbona
quando dai fucili
uscivano fiori

Una recensione di
FABIO ZANCHI

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Da Parigi a Lisbona ci sono circa 1900 chilometri. Un bel viaggio. Se poi lo si fa a bordo di una Due Cavalli del 1964, modello AK350 del 1964, gialla per giunta, velocità massima 80 all’ora in favore di vento, il viaggio diventa un’impresa. Di più: se quel viaggio comincia il 25 aprile del 1974, al volante c’è Vasco, cinefilo portoghese da tempo in esilio per sottrarsi al servizio militare che lo porterebbe in Angola, al suo fianco c’è Victor imbranato e riluttante compagno di viaggio, e la Due Cavalli ha le ruote ormai lise e frena soltanto a sinistra, allora l’impresa è complicata assai.


Alla Rivoluzione sulla due cavalli
con 'Ritorno a Lisbona 50 anni dopo'

di Marco Ferrari

Laterza editori
18 euro

Perché prima di arrivare a Lisbona c’è da attraversare la Spagna franchista. A Lisbona è appena scoppiata la rivoluzione, dopo 47 anni, dieci mesi, 24 giorni di dittatura: la più longeva d’Europa. Come si comporterà la polizia spagnola alla frontiera è tutto da scoprire. È il viaggio più lungo, pieno d’incognite e di speranze, raccontato da Marco Ferrari. Un viaggio costellato di tappe, da Parigi a Poitiers, la Charente, i Pirenei, Saint-Jean-Pied-de-Port, le vallate basche, la Carretera national, Burgos, la vieja Castilla. E finalmente Badajoz, la frontiera a sette chilometri dal Portogallo, e l’Alentejo, interminabile. E Lisbona in festa, quando già i garofani occupano le canne dei fucili, nella rivoluzione meno cruenta della storia dell’uomo: soltanto sei i morti, peraltro ammazzati dalla Pide, la polizia che negli anni si era resa responsabile di tortura, uccisioni e sparizioni di antifascisti.



(Lisbona, polizia - dall' archivio di Lombardia beni culturali)


Il viaggio comincia nelle fantasie cinematografiche che regalano a Vasco imprevisti incontri con Truffaut e la sua opera, una citazione dopo l’altra. Jules e Jim, Fahreneit, To Be or Not to Be, l’amato Hitchcock. Due colpi di campana, nella notte del 25 aprile e la voce della radio riportano il protagonista alla realtà: “Secondo notizie dell’agenzia France Press sono in corso movimenti di truppe nel centro di Lisbona. La folla ha applaudito gli ufficiali in rivolta al Terreiro do Paço e a Largo de Carmo…” È la fine della stagione di Salazar e Caetano. C’è da partire, come faranno in molti da ogni parte d’Europa, per partecipare a questo momento storico. Un raggio di sole per un’intera generazione.

Il percorso sarà piuttosto complicato, e non solo per problemi meccanici. Vasco e Victor avranno a che fare con un gitano che li truffa, lasciandoli senza soldi, con un gruppo di nazisti che tenta di far loro la pelle, con un’affascinante ragazza in partenza per Londra dopo avere sparato a marito e suocero. Insomma, di avventura in avventura ce n’è per fare un film. E infatti il racconto del viaggio si è realmente trasformato in un film che nel 2001 al Festival di Locarno ha vinto il Pardo d’oro. Sceneggiatura di Marco Ferrari, regia di Maurizio Sciarra, protagonisti Adriano Giannini, Andoni Garcia e addirittura Georges Moustaki, nella parte del poeta.



(Lisbona, protesta degli studenti - dall' archivio di Lombardia beni culturali)


La seconda parte del libro di Ferrari è dedicata al ritorno a Lisbona, 50 anni dopo la Revoluçao dos Cravos. Per non svelare tutto, basta un accenno. La Due Cavalli è ancora lì, ormai ridotta a un catorcio, senza ruote, poggiata su dei mattoni. Un bel po’ meno gialla di un tempo, si è trasformata in monumento meccanico, in grado di offrire un temporaneo rifugio a qualche drogato accompagnato dal proprio cane. Ma è ancora capace di suscitare vecchi ricordi a chi ne abbia, come Vasco. La postfazione offre, di quel 25 Aprile, alcuni gustosi particolari. Per esempio l’autore ne ricostruisce la colonna sonora. “Alle 22 e 55 del 24 aprile 1974 alle Emissores Associados di Lisbona – ricorda - il presentatore João Paulo Dinis insolitamente annunciò: 'Mancano cinque minuti alle 23 e sarà con voi Paulo de Carvalho, che vi canterà il suo grande successo E depois do adeus'. Era il segnale. Il giorno dopo, a mezzanotte 20 minuti e 19 secondi le note di Grândola, vila morena diventarono l’inno della rivoluzione: “O povo è quem mais ordena” (È il popolo che ordina).



(Lisbona 1975, il ritorno di Álvaro Cunhal - foto di Paola Agosti dall'archivio Lombardia beni culturali)


E ancora: “Alle 4 e 26 della mattina del 25 aprile, la Rádio Clube Português trasmise il primo comunicato dei rivoltosi, preceduto dal brano Baile dos Passarinhos, la versione portoghese del Ballo del qua qua”, molto probabilmente una presa in giro del regime. La sinfonia n.3 'Eroica' che Beethoven aveva scritto per Napoleone venne trasmessa dopo il telegiornale delle 18 e 40. Poi furono le musiche di Vinicius de Moraes a confermare che i tempi erano cambiati. Per la cronaca, la fioraia che ingentilì con i garofani i fucili dei militari, il gesto che ha dato il nome alla rivoluzione portoghese, si chiamava Celeste Caeiro.




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